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Termine breve per cassazione: la revoca lo fa scattare

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante un contributo consortile, non perché la materia del contendere fosse cessata, ma per tardività originaria. L’ordinanza stabilisce un principio fondamentale: il termine breve per cassazione di 60 giorni decorre anche dalla data di notifica della citazione per la revocazione della sentenza d’appello, equiparandola alla notifica della sentenza stessa. Di conseguenza, l’aver notificato il ricorso oltre tale scadenza ne ha determinato l’inammissibilità preliminare.

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Termine breve per cassazione: quando la revocazione fa scattare i 60 giorni

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione, Sezione Tributaria, affronta una questione procedurale di cruciale importanza: la decorrenza del termine breve per cassazione. La decisione chiarisce che la notifica di un atto di citazione per revocazione di una sentenza d’appello equivale alla notifica della sentenza stessa, facendo così scattare il termine di 60 giorni per proporre ricorso. Approfondiamo i dettagli di questo caso e il principio di diritto affermato dai giudici.

I Fatti del Caso: Contributo di Bonifica e Vicende Processuali

La vicenda trae origine da un’ingiunzione di pagamento per un contributo di bonifica relativo all’anno 2014, emessa nei confronti di una contribuente. Il Consorzio di Bonifica, dopo un primo grado di giudizio sfavorevole, proponeva appello alla Commissione tributaria regionale.

Il giudice d’appello, tuttavia, dichiarava l’improcedibilità del gravame per tardività. Contro questa decisione, il Consorzio proponeva ricorso per cassazione.

La Svolta: La Revocazione della Sentenza Impugnata

Mentre il ricorso era pendente dinanzi alla Suprema Corte, accadeva un fatto nuovo e rilevante. La Corte di giustizia tributaria di secondo grado, con una nuova sentenza, revocava la precedente decisione oggetto del ricorso in Cassazione, rimettendo la causa al giudice di prime cure.

Di conseguenza, il Consorzio ricorrente chiedeva alla Cassazione di dichiarare la cessazione della materia del contendere, ritenendo che, essendo venuta meno la sentenza impugnata, non vi fosse più interesse a proseguire il giudizio.

La Questione del Termine Breve per Cassazione

La Corte di Cassazione, tuttavia, non ha accolto la richiesta di cessazione della materia del contendere. Ha invece rilevato una questione preliminare e assorbente: l’inammissibilità originaria del ricorso per tardività. Qui emerge il principio di diritto centrale della pronuncia. Secondo un orientamento consolidato, la notificazione della citazione per la revocazione di una sentenza di appello assume un valore duplice. Non solo avvia il giudizio di revocazione, ma funge anche da notifica della sentenza stessa per entrambe le parti (notificante e destinatario). Questo atto fa scattare il termine breve per cassazione di 60 giorni per impugnare quella stessa sentenza.

L’Applicazione del Principio al Caso Concreto

Nel caso specifico:

* Il ricorso per revocazione era stato depositato (e quindi notificato in precedenza) il 3 giugno 2022.
* Da quella data è iniziato a decorrere il termine breve di 60 giorni, con scadenza il 2 settembre 2022.
* Il ricorso per cassazione è stato invece notificato solo il 10 ottobre 2022, ben oltre la scadenza.

La Corte ha quindi concluso che l’inammissibilità non era sopravvenuta a causa della revoca, ma era originaria, poiché il ricorso era stato presentato fuori tempo massimo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Corte si fondano su una logica di certezza del diritto e di economia processuale. L’equiparazione della notifica della citazione per revocazione alla notifica della sentenza ai fini del termine breve serve a evitare che le parti possano strumentalmente ritardare la definizione dei giudizi. Una volta che una parte manifesta la volontà di contestare una sentenza attraverso un mezzo di impugnazione come la revocazione, si presume che abbia piena conoscenza del provvedimento e che, da quel momento, debbano decorrere tutti i termini perentori per le ulteriori impugnazioni, salvo sospensione espressa del giudice.

La Corte ha ritenuto che la questione della tardività fosse preliminare rispetto a quella della cessazione della materia del contendere. Un ricorso inammissibile non può essere esaminato nel merito, e quindi neanche per dichiarare l’estinzione del giudizio per ragioni sopravvenute. L’inammissibilità originaria ‘congela’ il processo allo stato in cui si trovava al momento del deposito del ricorso, impedendo la valutazione di eventi successivi.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione per gli operatori del diritto: la gestione dei termini processuali richiede la massima attenzione. La decisione di impugnare una sentenza con uno strumento come la revocazione ha conseguenze immediate e dirette anche sulla decorrenza dei termini per altri mezzi di impugnazione, come il ricorso per cassazione. È fondamentale, quindi, coordinare le strategie processuali per non incorrere in decadenze fatali. La pronuncia conferma che la tempestività è un presupposto non sanabile e che la sua mancanza determina un’inammissibilità che precede e assorbe ogni altra questione, inclusa la cessazione della materia del contendere.

La notifica di una citazione per revocazione di una sentenza fa scattare il termine per ricorrere in Cassazione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la notificazione della citazione per la revocazione di una sentenza di appello equivale alla notificazione della sentenza stessa e fa decorrere il termine breve di 60 giorni per proporre ricorso per cassazione.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile per tardività, anche se nel frattempo la sentenza impugnata è stata revocata?
L’inammissibilità per tardività è una questione preliminare. Se il ricorso era già stato notificato oltre il termine di legge, la Corte lo dichiara inammissibile senza poter esaminare le questioni successive, come la cessazione della materia del contendere dovuta alla revoca della sentenza.

Qual è la differenza tra inammissibilità originaria e sopravvenuta?
L’inammissibilità originaria si verifica quando il ricorso manca di un requisito essenziale fin dal momento del suo deposito (es. è stato depositato in ritardo). Quella sopravvenuta si verifica quando la mancanza di interesse a proseguire il giudizio sorge in un momento successivo, come nel caso di revoca della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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