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Tassazione per enunciazione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società, confermando che la tassazione per enunciazione si applica a un contratto di prestazione d’opera menzionato in un decreto ingiuntivo. Secondo la Corte, la semplice menzione di un atto non registrato in un atto soggetto a registrazione è sufficiente a far scattare l’obbligo di versare l’imposta di registro, anche per atti tassabili solo in caso d’uso, senza che si configuri una doppia imposizione.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione per Enunciazione: Quando un Atto Menzionato Diventa Tassabile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di imposta di registro: la tassazione per enunciazione. Questo meccanismo fiscale scatta quando un atto soggetto a registrazione menziona un altro negozio giuridico non registrato. La pronuncia chiarisce che tale obbligo sorge indipendentemente dal fatto che l’atto menzionato fosse soggetto a registrazione solo in ‘caso d’uso’. Approfondiamo la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa

Una società, per recuperare un credito derivante da un contratto di prestazione d’opera professionale, otteneva un decreto ingiuntivo nei confronti del proprio debitore. Successivamente, l’Agenzia delle Entrate notificava alla società un avviso di liquidazione dell’imposta di registro. La pretesa del Fisco non riguardava solo il decreto ingiuntivo (atto giudiziario soggetto a registrazione), ma anche il contratto di prestazione d’opera che era stato semplicemente ‘enunciato’, ovvero menzionato, nel ricorso per decreto ingiuntivo. La società ha impugnato l’avviso, sostenendo che l’atto impositivo fosse nullo per difetto di motivazione e che si configurasse un’errata doppia imposizione. Dopo la soccombenza nei primi due gradi di giudizio, la contribuente ha proposto ricorso in Cassazione.

Il Principio della Tassazione per Enunciazione

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 22 del D.P.R. n. 131/1986 (Testo Unico dell’Imposta di Registro). La norma stabilisce che se in un atto sono enunciate disposizioni contenute in atti scritti o contratti verbali non registrati, l’imposta si applica anche a queste ultime. La Corte ha chiarito che affinché scatti la tassazione per enunciazione, non è sufficiente un vago riferimento, ma è necessario che l’atto registrato contenga elementi sufficienti a identificare la natura e il contenuto del negozio giuridico non registrato, quasi come se quest’ultimo potesse essere registrato come atto a sé stante.

Analisi dei Motivi di Ricorso della Società

La ricorrente lamentava principalmente due aspetti:
1. Difetto di motivazione: L’avviso di liquidazione era ritenuto carente perché non allegava gli atti sottoposti a tassazione, rendendo difficile l’esercizio del diritto di difesa.
2. Violazione di legge: Si sosteneva che l’Ufficio avesse erroneamente applicato l’imposta sul contratto sottostante, che era già soggetto ad IVA, e che la tassazione di entrambi gli atti (decreto e contratto) costituisse una duplicazione d’imposta.

La Cassazione ha respinto entrambi i motivi. Sul primo punto, ha affermato che per gli atti giudiziari, l’obbligo di motivazione è assolto con la semplice indicazione degli estremi del provvedimento (numero e data del decreto ingiuntivo), essendo questo un atto facilmente reperibile dal contribuente. Sul secondo punto, ha chiarito che l’imposta di registro è un’imposta d’atto, che colpisce ogni singola manifestazione di capacità contributiva, e che la legge stessa prevede la tassazione del negozio enunciato in aggiunta a quella dell’atto enunciante.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha fornito una motivazione dettagliata, basata sui seguenti principi giuridici:
Autosufficienza dell’Enunciazione: La sola enunciazione di un atto non registrato in un atto soggetto a registrazione (come un decreto ingiuntivo) è condizione sufficiente per l’applicazione dell’imposta di registro sull’atto enunciato.
Irrilevanza del ‘Caso d’Uso’: Il meccanismo della tassazione per enunciazione opera anche per quegli atti che, di per sé, sarebbero soggetti a registrazione solo in ‘caso d’uso’. La Corte ha specificato che l’enunciazione non costituisce un ‘caso d’uso’ ai sensi dell’art. 6 del D.P.R. 131/1986, ma un presupposto impositivo autonomo e distinto, previsto dall’art. 22 dello stesso decreto. Pertanto, l’atto enunciato diventa tassabile a prescindere dal suo effettivo ‘uso’ in un procedimento.
Assenza di Duplicazione d’Imposta: La tassazione del decreto ingiuntivo e del contratto in esso menzionato non rappresenta una doppia imposizione illegittima. Si tratta di due atti distinti, ciascuno con un proprio presupposto impositivo. Nel caso di specie, entrambi sono stati correttamente assoggettati a imposta in misura fissa, come previsto dalla normativa.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione conferma un orientamento consolidato e offre un importante monito per professionisti e imprese. È cruciale prestare massima attenzione quando si redigono atti giudiziari o altri documenti destinati alla registrazione. Menzionare contratti o accordi non registrati può innescare inaspettatamente l’obbligo di versare l’imposta di registro, con conseguenti sanzioni e interessi. La decisione ribadisce la natura formale dell’imposta di registro, che colpisce l’atto in sé, e la piena autonomia del presupposto impositivo dell’enunciazione rispetto ad altre fattispecie, come il ‘caso d’uso’.

La semplice menzione (enunciazione) di un contratto non registrato in un decreto ingiuntivo obbliga a pagare l’imposta di registro?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la sola enunciazione di un atto non registrato in un atto soggetto a registrazione, come un decreto ingiuntivo, è condizione sufficiente per legittimare l’applicazione dell’imposta di registro anche sull’atto enunciato.

L’enunciazione di un atto soggetto a registrazione solo in caso d’uso è tassabile anche se non si configura un ‘caso d’uso’?
Sì. La Corte ha chiarito che l’enunciazione è un presupposto impositivo autonomo previsto dall’art. 22 del D.P.R. 131/1986. Pertanto, l’atto enunciato è soggetto all’imposta di registro a prescindere dal fatto che si verifichi un ‘caso d’uso’ ai sensi dell’art. 6 dello stesso decreto.

Tassare sia il decreto ingiuntivo sia il contratto in esso enunciato costituisce una doppia imposizione illegittima?
No, non costituisce una doppia imposizione. L’imposta di registro è un’imposta d’atto che si applica a tutti gli atti previsti dalla legge. Il decreto ingiuntivo (atto enunciante) e il contratto (atto enunciato) sono considerati due atti distinti, entrambi soggetti a tassazione secondo le specifiche previsioni normative.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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