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Sospensione riscossione non ferma l’istanza di fallimento

Una società in liquidazione ha contestato la richiesta di fallimento avanzata dall’Agenzia delle Entrate, sostenendo che la sospensione riscossione dovuta all’emergenza Covid-19 impedisse tale azione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che la sospensione riguardava le procedure esecutive e l’esigibilità dei crediti, ma non privava l’Agenzia della sua legittimazione a presentare istanza di fallimento. La Corte ha sottolineato che una norma specifica (art. 10, d.lgs. 23/2020) aveva già limitato le istanze di fallimento a un periodo circoscritto, non applicabile al caso di specie.

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Sospensione Riscossione Covid: Non Blocca l’Istanza di Fallimento

La normativa emergenziale introdotta durante la pandemia di Covid-19 ha generato numerosi dubbi interpretativi. Tra questi, uno dei più rilevanti ha riguardato gli effetti della sospensione riscossione dei crediti erariali sulla possibilità per l’Agente della Riscossione di richiedere il fallimento di un’impresa debitrice. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo una netta distinzione tra l’attività di riscossione esecutiva e la legittimazione a presentare un’istanza di fallimento.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata in liquidazione veniva dichiarata fallita dal Tribunale di Vicenza su istanza dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. La società proponeva reclamo alla Corte d’Appello, sostenendo che l’Agente della Riscossione non fosse legittimato a presentare la richiesta a causa della normativa emergenziale (in particolare l’art. 68 del d.l. n. 18/2020), che aveva sospeso ogni procedura cautelare ed esecutiva di riscossione.

La Corte d’Appello di Venezia rigettava il reclamo, affermando che la sospensione operava sull’esigibilità del credito e non sulla legittimazione ad agire in sede fallimentare, poiché la procedura fallimentare non è uno strumento finalizzato al pagamento del singolo credito. La società, insoddisfatta, ricorreva per cassazione.

La Questione Giuridica: Sospensione Riscossione e Potere di Chiedere il Fallimento

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’art. 68 del d.l. n. 18/2020 e delle successive proroghe. La società ricorrente sosteneva che la norma, sospendendo l’attività di riscossione coattiva, avesse di fatto privato l’Agente della Riscossione della legittimazione a sollecitare la dichiarazione di fallimento, essendo quest’ultima un atto riconducibile all’attività di riscossione delegata per legge.

Secondo questa tesi, la sospensione riscossione avrebbe dovuto avere un effetto paralizzante su tutte le iniziative dell’Agente volte al recupero del credito, inclusa la più drastica, ovvero la richiesta di apertura di una procedura concorsuale.

La Distinzione Operata dalla Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il motivo di ricorso infondato, fornendo una lettura chiara e sistematica delle norme in gioco. Gli Ermellini hanno innanzitutto ribadito un principio consolidato: per essere legittimato a presentare un’istanza di fallimento, è sufficiente vantare un credito, non essendo necessario che questo sia certo, liquido ed esigibile.

La circostanza che l’art. 68 avesse sospeso i termini dei versamenti non ha fatto venir meno la qualità di creditore in capo all’Agenzia. La norma ha inciso sulla temporanea esigibilità del credito e sulle azioni esecutive individuali, ma non ha intaccato la legittimazione a promuovere l’azione fallimentare, che è una procedura concorsuale e collettiva, non finalizzata al recupero del singolo credito, bensì all’accertamento dello stato di insolvenza a tutela di tutti i creditori.

Il Ruolo Decisivo della Normativa Specifica sul Fallimento

L’argomento decisivo utilizzato dalla Corte riguarda l’esistenza di una normativa specifica che ha disciplinato le istanze di fallimento durante la pandemia. L’art. 10 del d.lgs. n. 23/2020 (il cosiddetto “Decreto Liquidità”) aveva previsto espressamente l’improcedibilità delle sole istanze di fallimento depositate nel periodo compreso tra il 9 marzo 2020 e il 30 giugno 2020.

Nel caso specifico, l’istanza dell’Agenzia era stata depositata il 24 novembre 2020, quindi al di fuori di tale finestra temporale. Secondo la Corte, il legislatore, consapevole delle difficoltà delle imprese, aveva scelto di limitare l’improcedibilità a un periodo ben definito. Interpretare la norma sulla sospensione riscossione come un’ulteriore e più estesa causa di improcedibilità, applicabile solo alle istanze dell’Agente della Riscossione, avrebbe creato una palese e ingiustificata disparità di trattamento rispetto a tutti gli altri debitori.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha concluso che attribuire all’art. 68 del d.l. 18/2020 una valenza di inammissibilità dell’istanza di fallimento sarebbe un’interpretazione non supportata dalla lettera della legge. Tale norma si è limitata a prevedere la temporanea inesigibilità dei crediti erariali, senza incidere sulla legittimazione del creditore a far accertare lo stato di insolvenza del debitore. La volontà del legislatore di bloccare le istanze di fallimento è stata manifestata in modo esplicito e circoscritto nel tempo con il Decreto Liquidità. Pertanto, al di fuori di quel preciso intervallo, la facoltà di presentare istanza di fallimento, anche per l’Agente della Riscossione, è rimasta pienamente operativa.

Conclusioni

La pronuncia della Cassazione stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica: la sospensione delle procedure di riscossione non si traduce automaticamente in una sospensione della facoltà di richiedere il fallimento. Le due procedure seguono logiche e presupposti differenti. Mentre la prima è un’azione esecutiva individuale, la seconda è una procedura collettiva di accertamento dell’insolvenza. Questa decisione rafforza il principio di stretta interpretazione delle norme emergenziali e conferma che, in assenza di una specifica previsione di legge, i poteri processuali dei creditori, inclusa l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, rimangono integri.

La sospensione delle attività di riscossione durante l’emergenza Covid ha impedito all’Agenzia delle Entrate di chiedere il fallimento di un’impresa?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la sospensione dei termini di versamento e delle procedure esecutive (art. 68 d.l. 18/2020) non ha tolto all’Agenzia la legittimazione a presentare istanza di fallimento.

Perché l’istanza di fallimento è considerata diversa da un’azione di riscossione esecutiva?
Perché la procedura fallimentare non è finalizzata al pagamento di un singolo credito, ma è una procedura collettiva che accerta lo stato di insolvenza dell’impresa per soddisfare tutti i creditori. La sospensione riguardava le procedure esecutive individuali, non l’avvio della procedura concorsuale.

Esisteva una norma specifica che bloccava le istanze di fallimento durante la pandemia?
Sì, l’art. 10 del d.lgs. n. 23/2020 (Decreto Liquidità) ha previsto l’improcedibilità delle sole istanze di fallimento depositate nel periodo specifico tra il 9 marzo 2020 e il 30 giugno 2020. L’istanza in questo caso era successiva e quindi ammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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