LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Società di comodo: onere della prova del contribuente

Una società agricola, qualificata come ‘società di comodo’ per non aver superato il test di operatività relativo all’anno d’imposta 2006, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che, per quell’annualità, il contribuente aveva l’onere di dimostrare l’esistenza di circostanze oggettive e straordinarie che giustificassero il mancato raggiungimento dei ricavi minimi presunti. Il ricorso è stato considerato un tentativo non consentito di riesaminare nel merito i fatti già valutati nei gradi precedenti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società di Comodo: L’Onere della Prova per le Società Agricole

La disciplina della società di comodo rappresenta uno strumento fondamentale per l’Amministrazione Finanziaria nella lotta all’elusione fiscale. Tale normativa presume che le società che non raggiungono un determinato livello di ricavi, calcolato tramite il cosiddetto “test di operatività”, non svolgano una reale attività economica ma siano meri contenitori di beni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito importanti aspetti relativi all’onere della prova per le società agricole in questo contesto, con specifico riferimento all’anno d’imposta 2006.

I Fatti di Causa

Una società agricola a responsabilità limitata riceveva un avviso di accertamento per l’anno 2006, con il quale l’Agenzia delle Entrate liquidava una maggiore imposta IRES. La contestazione si basava sul mancato superamento del test di operatività, che portava alla qualificazione dell’ente come società di comodo.

Il contenzioso attraversava tutti i gradi di giudizio. Dopo una prima decisione favorevole alla società in appello, la Corte di Cassazione, con una precedente ordinanza, annullava tale sentenza e rinviava la causa alla Commissione Tributaria Regionale (ora Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado). Il principio chiave stabilito dalla Cassazione era che, per l’annualità 2006, le società agricole non erano automaticamente escluse dalla disciplina delle società non operative. Pertanto, la società contribuente aveva l’onere di dimostrare l’esistenza di situazioni oggettive straordinarie che le avessero impedito di raggiungere i ricavi minimi.

Nel giudizio di rinvio, la Corte di Giustizia Tributaria rigettava nuovamente il gravame della società, ritenendo non adeguatamente provate tali circostanze. La società proponeva quindi un nuovo ricorso per cassazione avverso quest’ultima decisione.

I Motivi del Ricorso e la Disciplina della Società di Comodo

La società contribuente basava il suo ricorso su due motivi principali, strettamente connessi:

1. Violazione di legge (error in iudicando): Si lamentava che i giudici di merito non avessero valutato se la società svolgesse effettivamente e concretamente l’attività agricola. Secondo la tesi difensiva, la prova di un’attività reale avrebbe dovuto escludere in radice la qualificazione come società di comodo, a prescindere dal superamento del test numerico.
2. Omesso esame di un fatto decisivo: Si contestava l’omessa considerazione del “fatto” costituito dall’effettivo svolgimento dell’attività d’impresa nel settore agricolo.

In sostanza, la ricorrente cercava di spostare il focus dal superamento del test alla dimostrazione dell’operatività effettiva, sostenendo che quest’ultima fosse sufficiente a superare la presunzione legale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi infondati. I giudici hanno chiarito che il ricorso, pur apparendo come una denuncia di violazione di legge, mirava in realtà a ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

Il fulcro della decisione risiede nel corretto adempimento, da parte del giudice del rinvio, delle indicazioni fornite dalla Cassazione nella precedente ordinanza. Il principio da applicare era chiaro: per l’anno 2006, la società contribuente doveva “dimostrare l’esistenza di oggettive situazioni di carattere straordinario che non le hanno consentito il superamento del test di operatività”.

La Corte di Giustizia Tributaria aveva correttamente applicato tale principio, valutando le prove fornite dalla società (relative alle regole di fissazione dei prezzi nel settore, alle modalità di determinazione del reddito e a generiche situazioni climatiche) e ritenendole insufficienti a costituire prova di una situazione “straordinaria”.

La Cassazione ha quindi concluso che il ricorso della società non faceva altro che tentare di rimettere in discussione l’esito di tale valutazione di merito, senza individuare un reale vizio di legittimità. L’onere probatorio non era stato assolto nei gradi di merito e tale valutazione non poteva essere censurata in Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza offre spunti di riflessione cruciali per i contribuenti e i professionisti.

In primo luogo, evidenzia l’importanza del fattore temporale: la normativa fiscale è in continua evoluzione e le regole applicabili a un determinato anno d’imposta (in questo caso il 2006) possono essere diverse da quelle attuali. Le esclusioni automatiche per le società agricole dalla disciplina delle società di comodo sono state introdotte solo in epoca successiva.

In secondo luogo, ribadisce la rigidità dell’onere probatorio a carico del contribuente. Per superare la presunzione di non operatività, non basta affermare di svolgere un’attività economica, ma è necessario fornire prove concrete, specifiche e circostanziate di situazioni oggettive e straordinarie che hanno impedito il raggiungimento della soglia di ricavi richiesta.

Infine, la decisione conferma il perimetro invalicabile del giudizio di Cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di merito per rivalutare le prove e i fatti già esaminati nelle fasi precedenti del processo.

Una società agricola può essere considerata una ‘società di comodo’?
Sì. Secondo la decisione, con riferimento all’anno d’imposta 2006, le società agricole non beneficiavano di un’esclusione automatica dalla disciplina e potevano essere qualificate come ‘società di comodo’ se non superavano il test di operatività.

Cosa deve dimostrare una società per evitare la qualifica di ‘società di comodo’ se non supera il test di operatività?
Deve dimostrare l’esistenza di oggettive situazioni di carattere straordinario che non le hanno consentito, nell’anno d’imposta di riferimento, il superamento del test di operatività. L’onere della prova è a carico del contribuente.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di una causa tributaria?
No, il ricorso per cassazione è inammissibile se, sotto l’apparenza di una violazione di legge, mira in realtà a ottenere una rivalutazione dei fatti storici già esaminata dal giudice di merito. La Corte di Cassazione si occupa solo di errori di diritto (legittimità) e non di riesaminare le prove (merito).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati