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Sanzioni tributarie concordato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che una società in concordato preventivo non può ottenere l’annullamento delle sanzioni per violazioni fiscali commesse prima dell’inizio della procedura. La Corte ha chiarito che l’impossibilità di pagare il debito per beneficiare delle sanzioni ridotte, a causa dei vincoli del concordato, non giustifica la cancellazione delle sanzioni piene. Il caso riguardava il mancato versamento di IVA e IRES. La decisione della Cassazione ribalta la precedente sentenza della Commissione Tributaria Regionale, affermando che il beneficio della riduzione delle sanzioni è strettamente legato al pagamento tempestivo, un presupposto che non viene meno a causa dello stato di insolvenza. La richiesta di estinzione del giudizio per definizione agevolata è stata respinta per mancato rispetto dei termini di pagamento.

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Sanzioni Tributarie Concordato: l’Insolvenza non Annulla le Pene

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento fondamentale sul rapporto tra sanzioni tributarie concordato preventivo. La decisione stabilisce che una società ammessa a tale procedura non è esentata dal pagamento delle sanzioni per violazioni fiscali commesse prima dell’avvio della procedura stessa, anche se la loro formale irrogazione avviene in un momento successivo. Questa pronuncia ribalta l’orientamento di merito e riafferma la natura e la funzione delle sanzioni amministrative tributarie.

I Fatti del Caso

Una società in liquidazione, dopo aver ricevuto una cartella esattoriale per omesso versamento IVA e tardivo versamento IRES relativi all’anno 2014, ha impugnato l’atto. Il punto cruciale era che la società, nel 2016, era stata ammessa alla procedura di concordato preventivo. La cartella era stata resa esecutiva e l’avviso bonario era stato notificato dopo l’inizio di tale procedura. La società sosteneva che, a causa dei vincoli imposti dal concordato e dal principio della par condicio creditorum, le era stato impossibile effettuare pagamenti per beneficiare della riduzione delle sanzioni, e che quindi queste ultime dovevano essere annullate.

La Commissione Tributaria Regionale (C.T.R.) aveva dato ragione alla società, annullando le sanzioni. Secondo i giudici di merito, la procedura concorsuale impediva di fatto alla contribuente di aderire all’avviso bonario, preservando così l’equo trattamento dei creditori, e di conseguenza il mancato beneficio della sanzione ridotta non era a lei imputabile.

La Questione delle Sanzioni Tributarie nel Concordato davanti alla Cassazione

L’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la C.T.R. avesse errato nel ritenere non dovute le sanzioni. L’Agenzia ha argomentato che il presupposto della sanzione è la violazione tributaria (in questo caso, l’omesso pagamento delle imposte del 2014), avvenuta ben prima dell’apertura del concordato nel 2016. Di conseguenza, il fatto che l’atto di irrogazione fosse successivo non cambiava la sostanza: la sanzione era dovuta. Secondo il Fisco, il riferimento alla par condicio creditorum era fuorviante, poiché la sanzione nasce al momento dell’illecito e non al momento della sua contestazione.

Il Tentativo di Definizione Agevolata

Durante il giudizio in Cassazione, la società ha tentato di estinguere la controversia aderendo alla definizione agevolata prevista dalla legge. Tuttavia, la procedura non si è perfezionata. La società aveva inizialmente versato un importo inferiore a quello ritenuto corretto dall’Agenzia delle Entrate. Nonostante un successivo pagamento integrativo, questo è avvenuto oltre il termine perentorio stabilito dalla legge. Per tale motivo, la Corte ha respinto l’istanza di estinzione del procedimento, procedendo con l’esame del merito del ricorso.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, affermando principi di diritto molto chiari. In primo luogo, ha ribadito che l’apertura di una procedura di concordato preventivo non impedisce all’Amministrazione Finanziaria di accertare crediti tributari pregressi e di irrogare le relative sanzioni. Anzi, tale accertamento è una condizione necessaria per consentire al Fisco di partecipare alla procedura concorsuale e far valere le proprie pretese.

Il cuore della motivazione riguarda la natura del beneficio della riduzione delle sanzioni. La legge (art. 2, comma 2, D.Lgs. 462/1997) prevede una sanzione ridotta se il contribuente paga l’importo dovuto entro 30 giorni dalla ricezione dell’avviso bonario. La Corte ha spiegato che questa è una norma di favore, il cui scopo è incentivare il pagamento rapido ed evitare all’Amministrazione di dover avviare procedure esecutive. Se il pagamento non avviene entro il termine, per qualsiasi motivo, il beneficio semplicemente decade. L’impossibilità di pagare a causa dello stato di insolvenza e dei vincoli del concordato è una circostanza che rientra nel rischio d’impresa e non può giustificare l’annullamento della sanzione piena. In altre parole, la sanzione ridotta è un premio per un comportamento virtuoso (pagamento celere); se questo comportamento non è possibile, non si ha diritto al premio.

Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio importante per le aziende in crisi che hanno pendenze fiscali. L’ammissione al concordato preventivo non cancella le conseguenze delle violazioni tributarie passate. Le sanzioni tributarie concordato rimangono dovute perché il loro fondamento risiede nell’inadempimento originario, avvenuto prima della crisi. La procedura concorsuale, pur tutelando i creditori, non può fungere da scudo per annullare sanzioni legittimamente maturate. Per le imprese, ciò significa che i debiti fiscali, comprensivi di sanzioni piene, devono essere correttamente appostati nel piano concordatario, poiché l’impossibilità di beneficiare delle riduzioni previste per i pagamenti tempestivi è una conseguenza diretta del proprio stato di insolvenza.

Una società in concordato preventivo può evitare di pagare le sanzioni per violazioni fiscali commesse prima dell’inizio della procedura?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’apertura di una procedura di concordato preventivo non è ostativa all’accertamento di crediti tributari pregressi né all’irrogazione delle relative sanzioni pecuniarie, che sono dovute per il solo fatto che la violazione si è verificata.

L’impossibilità di pagare un avviso bonario entro 30 giorni a causa dei vincoli del concordato preventivo giustifica l’annullamento delle sanzioni?
No. Secondo la Corte, il beneficio della riduzione delle sanzioni è concesso solo se il pagamento avviene nel termine previsto. Se il contribuente non può pagare, anche a causa dei vincoli del concordato, decade dal beneficio e le sanzioni sono dovute per intero. L’impossibilità di pagamento è considerata una conseguenza della situazione di insolvenza imputabile al contribuente stesso.

La procedura di concordato preventivo impedisce all’Agenzia delle Entrate di emettere una cartella di pagamento per debiti e sanzioni anteriori?
No. L’emissione della cartella e l’iscrizione a ruolo sono atti necessari all’Amministrazione Finanziaria per accertare il proprio credito e poterlo insinuare nella procedura concorsuale, al fine di partecipare alla ripartizione dell’attivo nel rispetto della parità di trattamento con gli altri creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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