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Rinuncia Ricorso Cassazione: Niente Doppio Contributo

Una società aveva impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole in materia di ICI. Successivamente, ha presentato una rinuncia al ricorso, accettata dal Comune. La Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del giudizio, stabilendo un principio importante: in caso di rinuncia al ricorso in cassazione, non si applica la sanzione del raddoppio del contributo unificato, poiché questa è prevista solo per i casi di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

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Rinuncia Ricorso Cassazione: Quando Conviene e Perché non si Paga il Doppio Contributo

La decisione di presentare una rinuncia al ricorso in Cassazione è un atto processuale che può chiudere definitivamente una controversia. Ma quali sono le sue conseguenze economiche, in particolare riguardo al temuto raddoppio del contributo unificato? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un chiarimento fondamentale, distinguendo nettamente tra la rinuncia volontaria e la sconfitta nel merito.

I Fatti del Contenzioso Tributario

Il caso ha origine da un contenzioso tra una società a responsabilità limitata e un Comune lombardo, relativo a due avvisi di accertamento per il mancato pagamento dell’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) per gli anni 2008 e 2009. La società sosteneva di non dover pagare il tributo, ma le sue ragioni sono state respinte sia dalla Commissione Tributaria Provinciale che da quella Regionale.

Di fronte a queste due decisioni sfavorevoli, l’azienda ha deciso di tentare l’ultima carta, presentando ricorso presso la Corte di Cassazione e articolando ben sette motivi di contestazione contro la sentenza d’appello.

La Svolta Processuale: La Rinuncia al Ricorso in Cassazione

Prima che la Corte potesse pronunciarsi sul merito dei motivi, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo. La società ricorrente ha depositato un atto formale di rinuncia al ricorso in Cassazione. Questo atto è stato seguito dalla contestuale accettazione da parte dei difensori del Comune, sigillando così l’accordo tra le parti per porre fine alla lite. Questo passaggio ha trasformato la natura del procedimento, spostando l’attenzione dal merito della disputa fiscale alla gestione processuale della sua conclusione.

Le Motivazioni: Perché la Rinuncia al Ricorso in Cassazione non Comporta Sanzioni

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia e della sua accettazione, ha dichiarato l’estinzione del giudizio ai sensi dell’art. 391 del codice di procedura civile. La parte più significativa della decisione, tuttavia, riguarda le spese e l’applicazione del cosiddetto ‘doppio contributo’.

La legge (d.P.R. n. 115 del 2002) prevede che la parte il cui ricorso è respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile debba versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato. Si tratta di una misura con finalità sanzionatoria, volta a scoraggiare le impugnazioni infondate.

La Corte, richiamando un suo consolidato orientamento (espresso, tra le altre, nella sentenza n. 23175/2015), ha affermato con chiarezza che questa norma non si applica in caso di estinzione del processo per rinuncia. La motivazione è logica e giuridicamente stringente: la norma che impone il raddoppio del contributo è una misura eccezionale e sanzionatoria. Come tale, deve essere interpretata in modo restrittivo e non può essere estesa per analogia a casi non espressamente previsti. La rinuncia è un atto volontario che chiude il contenzioso, mentre il rigetto o l’inammissibilità sono decisioni del giudice che certificano un ‘errore’ o un’infondatezza dell’azione legale intrapresa.

Le spese legali, inoltre, sono state interamente compensate tra le parti, come da loro accordo, evitando ulteriori oneri per entrambi i contendenti.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio di grande rilevanza pratica per chiunque affronti un giudizio in Cassazione. La rinuncia al ricorso in Cassazione si configura come uno strumento strategico che consente di chiudere un contenzioso senza incorrere nella sanzione del raddoppio del contributo unificato. È una via d’uscita ‘onorevole’ dal processo quando le probabilità di successo si rivelano scarse o quando si raggiunge un accordo con la controparte. La decisione conferma che il legislatore ha voluto sanzionare la soccombenza ‘certificata’ da un giudice, non la scelta volontaria di porre fine a una lite.

Cosa succede se una parte rinuncia al proprio ricorso in Cassazione?
Se la rinuncia viene accettata dalle altre parti costituite, il processo si estingue. Ciò significa che la causa si chiude senza una decisione della Corte sul merito della questione.

In caso di rinuncia al ricorso in Cassazione si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di estinzione del giudizio per rinuncia volontaria.

Come vengono regolate le spese legali quando un processo si estingue per rinuncia?
Generalmente le parti si accordano sulla gestione delle spese. Nel caso specifico analizzato, la Corte ha disposto la compensazione integrale delle spese, il che significa che ogni parte ha sostenuto i costi dei propri avvocati, come previsto dall’accordo tra di loro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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