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Rinuncia al ricorso: quando si estingue il giudizio

Una società e il suo legale rappresentante, dopo un lungo contenzioso con l’Agenzia delle Dogane per accise non versate, hanno presentato rinuncia al ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, chiarendo che in caso di rinuncia non si applica il raddoppio del contributo unificato e non si provvede sulle spese se la controparte non si è costituita.

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Rinuncia al Ricorso: Una Via d’Uscita Strategica dal Contenzioso Tributario

La rinuncia al ricorso è un istituto processuale che consente a una parte di porre fine a un giudizio di impugnazione. Questa scelta strategica può avere conseguenze significative, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha dichiarato l’estinzione di un lungo contenzioso tributario. Analizziamo la vicenda per comprendere le implicazioni pratiche di tale decisione.

I Fatti del Caso

La controversia nasceva da un avviso di pagamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti di una società operante nel settore del gas e del suo legale rappresentante. L’accusa era quella di aver dirottato GPL da uso domestico (con accise agevolate) a uso autotrazione, evadendo così le maggiori imposte dovute.

Il percorso giudiziario è stato lungo e complesso:
1. Primo Grado: La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso della società.
2. Appello: La Commissione Tributaria Regionale confermava la decisione di primo grado.
3. Primo Ricorso in Cassazione: L’Agenzia fiscale impugnava la sentenza d’appello e la Corte di Cassazione, rilevando un difetto di motivazione, annullava la decisione e rinviava la causa alla Commissione Tributaria Regionale.
4. Giudizio di Rinvio: In questa nuova fase, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava il precedente orientamento e accoglieva l’appello dell’Amministrazione Finanziaria.

Di fronte a questa decisione sfavorevole, la società e il suo rappresentante proponevano un nuovo ricorso in Cassazione, basato su sette distinti motivi. Tuttavia, prima della discussione, decidevano di cambiare strategia.

La Scelta Strategica: La Rinuncia al Ricorso

In una svolta decisiva, i ricorrenti hanno depositato telematicamente un’istanza di rinuncia al ricorso. In tale atto, informavano anche che la società era stata cancellata dal registro delle imprese. Questo atto unilaterale ha cambiato radicalmente le sorti del processo.

Secondo la normativa vigente (art. 390 c.p.c., come modificato dalla recente riforma), la rinuncia si perfeziona con il semplice deposito in cancelleria, che ne dà comunicazione alle altre parti. L’effetto è automatico: il giudizio si estingue.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia formalmente depositata, ha applicato l’art. 391 del Codice di Procedura Civile e ha dichiarato l’estinzione del giudizio.

Le motivazioni della Corte chiariscono due aspetti fondamentali con importanti implicazioni pratiche:

1. Nessuna Condanna alle Spese Processuali

Poiché l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli non si era costituita attivamente nel giudizio di Cassazione (era rimasta “intimata”), la Corte non ha emesso alcuna pronuncia sulle spese legali. La parte che rinuncia, in questo scenario, non viene condannata a rimborsare le spese alla controparte.

2. Inapplicabilità del Raddoppio del Contributo Unificato

Un punto cruciale riguarda il cosiddetto “doppio contributo”. La legge prevede che la parte il cui ricorso viene respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile debba versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: questa norma ha natura eccezionale e sanzionatoria, e non può essere interpretata estensivamente. Pertanto, non si applica nei casi di rinuncia al ricorso, che porta all’estinzione del giudizio. Questa è una differenza sostanziale che può influenzare la scelta di proseguire o meno un’impugnazione dall’esito incerto.

Conclusioni

La decisione in esame evidenzia come la rinuncia al ricorso sia uno strumento processuale da considerare attentamente. Permette di chiudere definitivamente una controversia, evitando i rischi e i costi di un’ulteriore fase di giudizio. In particolare, nel contesto tributario, questa scelta strategica consente di evitare il raddoppio del contributo unificato, un onere economico non trascurabile. La vicenda dimostra che, a volte, la mossa migliore non è combattere fino all’ultimo grado di giudizio, ma riconoscere il momento giusto per porre fine alla contesa in modo controllato e prevedibile.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia, una volta depositata in cancelleria, determina l’estinzione del giudizio. Il processo si conclude senza una decisione sul merito dell’impugnazione.

Chi rinuncia al ricorso deve pagare il raddoppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, ma non in caso di estinzione del giudizio per rinuncia.

Se la controparte non si costituisce, chi rinuncia al ricorso deve pagarne le spese legali?
No. Se la controparte è rimasta “intimata”, ovvero non ha partecipato attivamente al giudizio di Cassazione, la Corte non emette alcuna pronuncia sulle spese. La parte che rinuncia non è tenuta a rimborsare le spese legali all’altra parte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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