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Rinuncia al ricorso: niente doppia tassa in Cassazione

Una contribuente impugnava un avviso di accertamento IMU. Dopo aver presentato ricorso in Cassazione, le parti raggiungevano una conciliazione. La ricorrente procedeva quindi alla rinuncia al ricorso, accettata dalla controparte. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio, specificando che in caso di rinuncia non è dovuto l’ulteriore versamento del contributo unificato, poiché tale misura si applica solo in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

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Rinuncia al Ricorso: la Cassazione Chiarisce Quando Non si Paga il Raddoppio del Contributo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento su un aspetto procedurale cruciale: le conseguenze della rinuncia al ricorso per quanto riguarda il pagamento del contributo unificato. Spesso, raggiungere un accordo con la controparte è la soluzione più vantaggiosa per porre fine a una lunga controversia. Ma cosa succede se l’accordo arriva quando la causa è già pendente in Cassazione? Vediamo come la Suprema Corte ha risolto il caso.

I Fatti del Caso: da un Avviso IMU alla Conciliazione

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento per l’IMU relativa all’anno 2013, notificato a una contribuente per un immobile in comproprietà. La contribuente aveva impugnato l’atto, e la controversia, dopo i primi gradi di giudizio, era approdata dinanzi alla Corte di Cassazione.

Durante il giudizio di legittimità, le parti – la contribuente e il Comune – hanno trovato un punto d’incontro, raggiungendo una conciliazione che ha risolto la controversia. A seguito di tale accordo, la ricorrente ha formalmente depositato un’istanza di rinuncia al ricorso, alla quale l’ente locale ha prontamente aderito.

La decisione sulla rinuncia al ricorso in Cassazione

Preso atto dell’accordo tra le parti e della conseguente rinuncia, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La parte più significativa della decisione, tuttavia, non riguarda la chiusura del processo in sé, quanto le sue conseguenze economiche per la ricorrente.

La Corte ha infatti stabilito che non sussistevano i presupposti per il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto dall’articolo 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002. Questa norma, nota anche come “raddoppio del contributo”, impone alla parte il cui ricorso è stato respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile, di pagare una somma pari a quella già versata all’inizio del giudizio.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un’interpretazione rigorosa della norma sul raddoppio del contributo. Secondo gli Ermellini, questa misura ha una natura eccezionale e, in un certo senso, sanzionatoria. Essa è stata introdotta per scoraggiare le impugnazioni pretestuose o dilatorie.

Di conseguenza, la sua applicazione è strettamente limitata ai soli casi espressamente previsti dalla legge: il rigetto integrale, la declaratoria di inammissibilità o di improcedibilità dell’impugnazione. La rinuncia al ricorso, specialmente se frutto di una conciliazione, rappresenta una situazione completamente diversa. Non è un esito negativo imposto dal giudice, ma una scelta volontaria delle parti che porta a una definizione pacifica della lite.

Pertanto, estendere l’obbligo del doppio contributo anche ai casi di rinuncia costituirebbe un’interpretazione estensiva o analogica non consentita per norme di carattere eccezionale e sanzionatorio.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale a tutela del contribuente e dell’efficienza del sistema giustizia. La decisione incentiva le soluzioni conciliative, anche in fase avanzata del contenzioso, garantendo che la parte che sceglie di porre fine alla causa con un accordo non venga penalizzata con un onere economico previsto per tutt’altre situazioni. La rinuncia al ricorso, quando accettata, porta alla semplice estinzione del giudizio senza spese e senza il timore di dover pagare il doppio contributo unificato, favorendo così la deflazione del contenzioso in Cassazione.

Cosa succede a un processo in Cassazione se le parti si accordano?
Se le parti raggiungono un accordo (conciliazione), la parte che ha fatto ricorso può rinunciare e, con l’adesione della controparte, la Corte dichiara l’estinzione del giudizio, chiudendo definitivamente il processo.

Se rinuncio al mio ricorso in Cassazione devo pagare il doppio del contributo unificato?
No. Secondo la Corte, la rinuncia al ricorso non fa scattare l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato. Questo pagamento aggiuntivo è previsto solo quando l’impugnazione viene respinta, dichiarata inammissibile o improcedibile.

Perché il raddoppio del contributo non si applica in caso di rinuncia?
Perché la norma che prevede il raddoppio del contributo ha una natura eccezionale, quasi sanzionatoria, e si applica solo nei casi specifici di esito negativo del giudizio (rigetto, inammissibilità). La rinuncia è un atto volontario che definisce la lite e non può essere equiparata a una soccombenza, quindi la norma non può essere interpretata in modo estensivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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