LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rimborso accise energia: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24928/2025, ha stabilito il diritto dei consumatori finali di ottenere il rimborso accise energia direttamente dal proprio fornitore. La decisione si fonda su una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 43/2025) che ha dichiarato l’illegittimità dell’addizionale provinciale all’accisa sull’energia elettrica. Poiché la norma è stata annullata con effetto retroattivo, i pagamenti effettuati dai consumatori sono considerati indebiti e devono essere restituiti. La Corte ha rigettato il ricorso della società energetica, confermando che l’azione da intraprendere è quella di ripetizione di indebito oggettivo tra privati.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Rimborso Accise Energia: La Cassazione Apre alla Restituzione ai Consumatori

Con una decisione di fondamentale importanza, la Corte di Cassazione ha finalmente chiarito le modalità per ottenere il rimborso accise energia relative all’addizionale provinciale, un’imposta che per anni ha gravato sulle bollette elettriche di imprese e cittadini. La sentenza n. 24928 del 2025 stabilisce che i consumatori finali hanno il diritto di richiedere la restituzione delle somme versate direttamente alle società fornitrici. Questa pronuncia si inserisce nel solco tracciato da una recente sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittima l’imposta stessa, aprendo la strada a innumerevoli azioni di recupero.

I Fatti del Caso: Una Lunga Battaglia per il Rimborso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte ha origine dalla domanda di una società cliente che aveva citato in giudizio il proprio fornitore di energia elettrica. L’obiettivo era ottenere la restituzione di oltre 4.000 euro, pagati tra febbraio 2010 e dicembre 2011 a titolo di addizionale provinciale all’accisa sull’energia elettrica. La società cliente sosteneva che tale imposta fosse in contrasto con la normativa dell’Unione Europea, in particolare con la direttiva 2008/118/CE, e che quindi non fosse dovuta.

Sia il Giudice di Pace che il Tribunale, in sede di appello, avevano dato ragione alla società cliente, condannando il fornitore alla restituzione delle somme. La società fornitrice, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione, insistendo sulla legittimità della propria condotta.

La Difesa del Fornitore e il Contesto Normativo

La società fornitrice basava la sua difesa su due argomenti principali:
1. Inefficacia “orizzontale” delle direttive UE: Sosteneva che una direttiva europea non può creare obblighi diretti tra privati cittadini o imprese. Di conseguenza, il presunto contrasto tra la legge italiana e la direttiva non poteva essere fatto valere in un giudizio tra la società cliente e il fornitore, ma al massimo poteva generare una responsabilità dello Stato.
2. Assenza di contrasto normativo: In subordine, affermava che l’addizionale non fosse un tributo autonomo ma una mera maggiorazione dell’accisa, e che comunque perseguisse finalità specifiche ammesse dalla normativa europea.

Il contesto era ulteriormente complicato dall’evoluzione normativa. L’addizionale era stata infatti soppressa a partire dal 2012, ma la questione rimaneva aperta per tutti i pagamenti effettuati nel periodo precedente.

L’Elemento Decisivo: la Sentenza della Corte Costituzionale

La svolta decisiva, che ha orientato la decisione della Cassazione, è stata la sentenza n. 43 del 2025 della Corte Costituzionale. Con questa pronuncia, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma che istituiva l’addizionale provinciale (l’art. 6 del d.l. n. 511 del 1988), proprio per violazione del diritto dell’Unione Europea.

Questa dichiarazione ha un effetto dirompente: la norma viene cancellata dall’ordinamento giuridico con efficacia retroattiva (ex tunc), come se non fosse mai esistita.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il Rimborso è Dovuto

Sulla base della sentenza della Corte Costituzionale, la Cassazione ha rigettato il ricorso della società fornitrice. Il ragionamento dei giudici è lineare e si articola su un punto centrale: la caducazione della norma istitutiva del tributo fa sì che il pagamento effettuato dal consumatore finale perda la sua causa giustificativa. Di conseguenza, si configura un indebito oggettivo ai sensi dell’articolo 2033 del codice civile.

La Suprema Corte ha precisato che il consumatore finale, che ha materialmente sopportato il costo dell’imposta attraverso il meccanismo della rivalsa applicato dal fornitore in bolletta, ha il diritto di agire direttamente contro quest’ultimo per la restituzione. Non è necessario citare in giudizio lo Stato (Agenzia delle Dogane), perché il rapporto giuridico rilevante è quello di natura privatistica tra cliente e fornitore.

La questione della disapplicazione della norma interna per contrasto con il diritto UE diventa irrilevante, perché la norma è stata espunta dall’ordinamento con efficacia retroattiva. La base giuridica della pretesa non è più il contrasto con l’Europa, ma la semplice constatazione che il pagamento è stato effettuato sulla base di una legge incostituzionale, e quindi nulla.

La Corte ha enunciato il seguente principio di diritto:
> «In tema di rimborso dell’addizionale provinciale all’accisa sull’energia elettrica, il consumatore finale, che ha corrisposto al fornitore di energia, a titolo di rivalsa, tale imposta, poi dichiarata in contrasto con il diritto eurounitario, può agire nei confronti del detto fornitore mediante l’azione di ripetizione di indebito oggettivo ex art. 2033 cod. civ., in considerazione del carattere indebito di tale imposta, stante la illegittimità costituzionale dell’art. 6, commi 1, lett. c), e 2, d.l. n. 511 del 1988, come convertito e sostituito».

Conclusioni: Cosa Significa per i Consumatori

Questa sentenza ha implicazioni pratiche enormi per milioni di consumatori, sia imprese che privati. Essa conferma in modo definitivo che:
1. Esiste il diritto al rimborso: Chiunque abbia pagato l’addizionale provinciale sull’energia elettrica ha diritto a chiederne la restituzione.
2. L’azione va intentata contro il fornitore: La richiesta di rimborso deve essere indirizzata alla società di energia che ha emesso le bollette e incassato le somme, non allo Stato.
3. Il fondamento è l’indebito oggettivo: L’azione si basa sulla semplice constatazione che il pagamento è avvenuto senza una valida causa legale, a seguito della dichiarazione di incostituzionalità della norma.

I consumatori in possesso delle vecchie bollette possono ora avviare le azioni necessarie per recuperare quanto indebitamente versato, forti di un principio sancito ai massimi livelli della giurisdizione nazionale.

È possibile chiedere il rimborso dell’addizionale provinciale sull’energia elettrica versata in passato?
Sì. La Corte di Cassazione, a seguito della dichiarazione di illegittimità costituzionale della norma istitutiva, ha confermato che i pagamenti effettuati non erano dovuti. Pertanto, il consumatore finale ha diritto a chiederne la restituzione.

A chi bisogna richiedere il rimborso: allo Stato o al proprio fornitore di energia?
La richiesta di rimborso deve essere presentata direttamente al fornitore di energia che ha emesso le bollette e riscosso l’importo. L’azione legale si configura come una ripetizione di indebito tra soggetti privati (cliente e fornitore).

Qual è il fondamento giuridico che permette di ottenere la restituzione?
Il fondamento è l’azione di ripetizione di indebito oggettivo, prevista dall’articolo 2033 del codice civile. Poiché la legge che imponeva l’addizionale è stata dichiarata incostituzionale con effetto retroattivo, il pagamento risulta privo di causa fin dall’origine e deve essere restituito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati