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Ricorso non depositato: conseguenze e costi per chi perde

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24236/2024, ha chiarito le conseguenze di un ricorso non depositato. Una società aveva notificato un ricorso per cassazione all’Agenzia delle Entrate senza però depositarlo in cancelleria. L’Agenzia ha agito per farne dichiarare l’improcedibilità. La Corte ha confermato che il ricorso è improcedibile e ha condannato la società ricorrente al pagamento delle spese legali e al versamento del doppio del contributo unificato, poiché l’azione ha comunque impegnato le risorse della giustizia.

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Ricorso Non Depositato: La Cassazione Chiarisce le Conseguenze

Intraprendere un’azione legale richiede il rispetto di passaggi procedurali ben definiti. La sola notifica di un atto alla controparte non è sufficiente per avviare correttamente un giudizio di impugnazione. È essenziale completare l’iter con il deposito dell’atto presso la cancelleria del giudice competente. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha ribadito le gravi conseguenze derivanti da un ricorso non depositato, anche quando la controparte si attiva per farne dichiarare l’improcedibilità. Vediamo nel dettaglio cosa stabilisce la legge e come si è espressa la Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Il Ricorso Notificato ma Mai Depositato

Una società operante nel settore delle costruzioni ha impugnato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale, notificando il proprio ricorso per cassazione all’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, la società ha omesso di compiere il passo successivo e fondamentale: il deposito del ricorso presso la cancelleria della Corte di Cassazione.

L’Agenzia delle Entrate, ricevuta la notifica, ha a sua volta presentato un controricorso, chiedendo alla Corte di iscrivere a ruolo la causa al solo fine di ottenere una pronuncia che dichiarasse l’improcedibilità del ricorso avversario. Questa mossa strategica è finalizzata a cristallizzare la situazione, recuperare le spese legali e impedire alla controparte di riproporre l’impugnazione.

Il Principio dell’Improcedibilità del Ricorso Non Depositato

Secondo l’articolo 369 del Codice di Procedura Civile, il ricorrente deve depositare in cancelleria il ricorso, insieme agli altri documenti necessari, entro un termine perentorio dalla notifica. La violazione di questa norma determina l’improcedibilità del ricorso stesso.

La Corte ha confermato un orientamento consolidato: la parte che riceve la notifica di un ricorso ha il diritto di chiedere l’iscrizione a ruolo del processo per far dichiarare l’improcedibilità dell’impugnazione non depositata. Questo potere rientra nel più ampio diritto di difesa e risponde all’interesse di ottenere una definizione certa del giudizio e di recuperare le spese sostenute.

Le motivazioni della Corte: Costi e Raddoppio del Contributo

Il punto centrale della decisione riguarda le conseguenze economiche per il ricorrente negligente. La Corte di Cassazione, richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, ha affermato che la dichiarazione di improcedibilità di un ricorso non depositato comporta due effetti principali:

1. Condanna alle spese: Il ricorrente, risultato soccombente, è tenuto a rimborsare alla controparte le spese legali sostenute per difendersi e per ottenere la dichiarazione di improcedibilità. Questo include anche il contributo unificato che la controparte ha dovuto anticipare per iscrivere la causa a ruolo.
2. Raddoppio del contributo unificato: Anche in questo scenario, scatta l’obbligo per il ricorrente di versare un ulteriore importo pari al contributo unificato dovuto per l’impugnazione. La motivazione di questa sanzione, prevista dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002, risiede nella necessità di ristorare l’amministrazione della giustizia. Sebbene il ricorso non sia stato esaminato nel merito, il suo avvio (con la notifica) e la successiva azione della controparte hanno comunque impegnato le limitate risorse dell’apparato giudiziario per un’impugnazione rivelatasi del tutto superflua e non meritevole di accoglimento.

La Corte ha sottolineato che la funzione di questo obbligo tributario è proprio quella di sanzionare l’abuso del processo e di compensare il costo fiscale generato da un giudizio inutile.

Le conclusioni

La decisione in commento offre un monito chiaro a chi intende impugnare un provvedimento: la notifica del ricorso è solo il primo passo di un percorso che deve essere completato con diligenza. Omettere il deposito del ricorso non solo ne causa l’improcedibilità, ma espone anche a significative conseguenze economiche. La parte ricorrente sarà condannata a pagare le spese legali alla controparte e sarà tenuta al versamento del doppio del contributo unificato. Questo principio rafforza la responsabilità processuale delle parti e mira a scoraggiare impugnazioni presentate senza la seria intenzione di coltivarle fino in fondo, tutelando l’efficienza del sistema giudiziario.

Cosa succede se notifico un ricorso per cassazione ma non lo deposito in cancelleria?
Il ricorso viene dichiarato improcedibile, cioè il processo non può proseguire. Questa dichiarazione avviene su iniziativa della parte che ha ricevuto la notifica, la quale può chiedere l’iscrizione a ruolo della causa proprio per ottenere tale pronuncia.

Se il mio ricorso viene dichiarato improcedibile perché non depositato, devo pagare il doppio del contributo unificato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la dichiarazione di improcedibilità per mancato deposito fa scattare i presupposti per il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello dovuto per l’impugnazione, come sanzione per aver attivato inutilmente la macchina della giustizia.

La parte che riceve la notifica di un ricorso non depositato può fare qualcosa?
Sì, ha il potere di agire. Può depositare un controricorso e chiedere l’iscrizione a ruolo della causa per far dichiarare formalmente l’improcedibilità del ricorso. Questo le permette di ottenere la condanna della controparte al pagamento delle spese legali e di chiudere definitivamente la controversia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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