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Responsabilità soci società cancellata: la Cassazione

Un’ordinanza della Cassazione affronta il tema della responsabilità soci società cancellata. La Corte distingue tra la responsabilità successoria ex art. 2495 c.c., che sorge automaticamente con la qualifica di socio, e quella sussidiaria ex art. 36 D.P.R. 602/73, che richiede la prova della percezione di somme. Il caso è stato rinviato per verificare quest’ultima ipotesi.

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Responsabilità soci società cancellata: ecco cosa dice la Cassazione

La questione della responsabilità soci società cancellata per i debiti residui, in particolare quelli di natura fiscale, è un tema di grande rilevanza pratica. Cosa succede quando una società viene cancellata dal registro delle imprese ma emergono debiti tributari non saldati? Chi ne risponde? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti, distinguendo due diversi binari di responsabilità per gli ex soci.

I Fatti di Causa: Il Contesto della Controversia

Nel caso esaminato, l’Agenzia delle Entrate aveva notificato avvisi di accertamento per IVA e IRES a diversi soci di una S.r.l., cancellata dal registro delle imprese alcuni anni prima. I soci avevano impugnato gli atti, sostenendo, tra le altre cose, che l’amministrazione finanziaria non aveva provato che essi avessero effettivamente percepito somme dal bilancio finale di liquidazione, requisito che ritenevano necessario per affermare la loro responsabilità.

La Commissione Tributaria Regionale aveva respinto il loro appello, affermando che la responsabilità dei soci discende direttamente dal cosiddetto “fenomeno successorio” previsto dall’art. 2495 del codice civile, a prescindere dalla prova di una concreta riscossione di utili.

La Duplice Natura della Responsabilità Soci Società Cancellata

La Suprema Corte, nel decidere il caso, ha ribadito un orientamento consolidato, delineando una netta distinzione tra due forme di responsabilità a carico degli ex soci, che si fondano su presupposti normativi differenti.

La Responsabilità “Successoria” secondo l’art. 2495 c.c.

La prima forma di responsabilità è quella che deriva dall’art. 2495 c.c. Secondo questa norma, la cancellazione della società dal registro delle imprese ne determina l’estinzione, ma i debiti sociali non si estinguono con essa. Essi si trasferiscono ai soci, i quali ne rispondono nei limiti di quanto hanno riscosso in base al bilancio finale di liquidazione.

La Cassazione, rifacendosi a pronunce delle Sezioni Unite, ha chiarito che questo meccanismo dà vita a un fenomeno successorio. L’ex socio è successore della società per il solo fatto di averne fatto parte. La sua legittimazione passiva (cioè la possibilità di essere chiamato in giudizio per i debiti sociali) è automatica e non richiede che il creditore (in questo caso, il Fisco) provi che il socio abbia effettivamente ricevuto somme. La prova della riscossione rileva solo in un secondo momento, come limite quantitativo alla responsabilità del socio, ma non ne esclude a priori la posizione di successore nel debito.

La Responsabilità “Sussidiaria” secondo l’art. 36 D.P.R. 602/73

Accanto a questa regola generale civilistica, esiste una norma specifica in materia fiscale: l’art. 36 del D.P.R. n. 602/1973. Questa disposizione prevede una forma di responsabilità soci società cancellata di tipo “sussidiario”. Tale responsabilità sorge in capo ai soci che, negli ultimi due periodi d’imposta precedenti alla messa in liquidazione, abbiano ricevuto somme o beni sociali, oppure che abbiano ricevuto beni in assegnazione dai liquidatori.

Questa responsabilità è autonoma e diversa da quella successoria. Non si basa sulla mera qualità di socio, ma su un presupposto specifico: l’aver ricevuto attivi dalla società in un periodo considerato “sospetto”. In questo caso, spetta all’Amministrazione Finanziaria provare l’effettiva percezione di tali somme o beni.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Nel caso di specie, la Corte di Cassazione ha osservato che i giudici di merito avevano erroneamente fondato la loro decisione esclusivamente sulla responsabilità successoria dell’art. 2495 c.c., senza esaminare i presupposti della diversa responsabilità sussidiaria prevista dall’art. 36 del D.P.R. 602/1973, che pure era stata invocata dall’Agenzia delle Entrate.

I giudici di legittimità hanno quindi ritenuto fondati i motivi di ricorso dei soci, ma solo limitatamente alla violazione della norma fiscale. Hanno stabilito che, mentre la pretesa basata sull’art. 2495 c.c. era correttamente impostata (poiché la qualità di socio è sufficiente per essere convenuto in giudizio), il giudice di rinvio avrebbe dovuto verificare se sussistevano anche i presupposti specifici per la responsabilità sussidiaria dell’art. 36, che si fonda su presupposti “del tutto diversi”.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza viene cassata con rinvio alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado. Questa dovrà riesaminare il caso, accertando specificamente se i soci avessero ricevuto somme o beni dalla società nelle modalità e nei tempi previsti dall’art. 36 del D.P.R. 602/1973.

In conclusione, questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’ex socio di una società cancellata può essere chiamato a rispondere dei debiti fiscali su due fronti. Il primo, di natura civilistica, lo vede come successore universale, legittimato passivamente a prescindere dalla percezione di utili (che agisce solo come limite all’eventuale pagamento). Il secondo, di natura tributaria, lo rende responsabile in via sussidiaria se ha ricevuto attivi dalla società prima della sua estinzione, ma in tal caso l’onere della prova spetta all’amministrazione finanziaria. Una distinzione cruciale per la difesa dei contribuenti.

Un ex socio di una società cancellata è sempre responsabile per i debiti fiscali?
Sì, l’ex socio è considerato un successore nei debiti della società e può essere chiamato a risponderne. Tuttavia, la sua responsabilità patrimoniale è limitata alle somme che ha effettivamente riscosso in base al bilancio finale di liquidazione.

L’Agenzia delle Entrate deve provare che i soci hanno ricevuto somme dalla liquidazione per poterli citare in giudizio?
No. Secondo la responsabilità successoria (art. 2495 c.c.), la sola qualità di ex socio è sufficiente per essere convenuto in giudizio. La questione della percezione di somme attiene al limite quantitativo della responsabilità e non alla legittimazione ad essere parte del processo.

Qual è la differenza tra la responsabilità prevista dall’art. 2495 c.c. e quella dell’art. 36 del D.P.R. 602/1973?
La responsabilità ex art. 2495 c.c. è di tipo “successorio”, sorge automaticamente per la sola qualità di socio e la responsabilità è limitata a quanto riscosso. Quella ex art. 36 D.P.R. 602/1973 è di tipo “sussidiario”, non è automatica e richiede la prova specifica che il socio abbia ricevuto denaro o beni dalla società negli ultimi due periodi d’imposta prima della liquidazione o durante la liquidazione stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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