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Responsabilità esercente sala giochi: la Cassazione decide

Una contribuente, identificata come operatrice di una sala giochi, è stata ritenuta solidalmente responsabile per il PREU non versato su un apparecchio irregolare. Nonostante avesse eccepito di essere solo la nuda proprietaria dell’immobile, la Cassazione ha respinto il suo ricorso. La Corte ha stabilito che la valutazione fattuale del suo ruolo di gestore di fatto (‘esercente’) è determinante per fondare la responsabilità esercente sala giochi, a prescindere dai titoli formali.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità Esercente Sala Giochi: Gestore di Fatto Equiparato al Titolare

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia fiscale: la responsabilità esercente sala giochi per le imposte su apparecchi irregolari ricade su chi gestisce di fatto l’attività, anche se non ne è il titolare formale. Questa decisione chiarisce che la sostanza prevale sulla forma, rendendo responsabile chiunque operi concretamente nei locali, a prescindere dalla qualifica giuridica di proprietario o affittuario. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante caso.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un accertamento fiscale emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Durante un’ispezione in una sala giochi, era stato rinvenuto un apparecchio da intrattenimento non conforme alla legge: privo del nulla osta per la messa in esercizio e non collegato alla rete telematica dello Stato. L’apparecchio veniva quindi sequestrato.

Successivamente, l’Agenzia notificava un avviso di accertamento per il Prelievo Erariale Unico (PREU) relativo all’anno del sequestro. L’avviso era indirizzato sia alla società titolare dell’attività che a una persona fisica, ritenuta obbligata in solido in qualità di legale rappresentante della sala giochi. Quest’ultima impugnava l’atto, sostenendo di essere completamente estranea ai fatti: a suo dire, era semplicemente la nuda proprietaria dell’immobile e non l’esercente né la posseditrice dei locali.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano il suo ricorso, affermando che le prove raccolte dimostravano come la ricorrente, nell’anno in questione, continuasse a ‘gestire la sala giochi in nome e per conto della società di famiglia’, configurando un ‘semplice passaggio generazionale tra genitori e figli’.

L’Approdo in Cassazione: i Motivi del Ricorso

La contribuente decideva di portare il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il suo ricorso su tre motivi principali:
1. Violazione di legge ed eccesso di potere (ultrapetizione): Sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel considerarla l’esercente e avessero deciso su una questione (la gestione familiare) non sollevata dall’Agenzia.
2. Motivazione apparente: Lamentava che la sentenza d’appello non spiegasse adeguatamente perché l’imponibile fosse stato calcolato alla data del sequestro.
3. Omessa pronuncia: Affermava che i giudici non si fossero pronunciati su specifiche critiche relative all’applicazione della norma e al calcolo dell’aliquota.

L’Analisi della Cassazione sulla Responsabilità dell’Esercente

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito e consolidando importanti principi sulla responsabilità esercente sala giochi.

Il cuore della decisione risiede nell’articolo 39 quater del D.L. 269/2003, che individua come responsabili in solido per il pagamento del PREU su apparecchi irregolari non solo chi li installa, ma anche ‘l’esercente a qualsiasi titolo i locali in cui sono installati’.

I giudici di legittimità hanno chiarito che la valutazione dei giudici d’appello, secondo cui la ricorrente era di fatto l’esercente della sala giochi, costituisce un accertamento di fatto insindacabile in sede di Cassazione, se non per vizi specifici che la ricorrente non aveva sollevato. La Corte ha sottolineato che la responsabilità non derivava dalla mera sottoscrizione di un verbale, ma dalla concreta gestione dell’attività, come emerso nel corso del giudizio di merito. La qualifica di ‘esercente’, quindi, non dipende da titoli formali (proprietà, contratto di locazione), ma da chi effettivamente e concretamente gestisce lo spazio commerciale.

La Reiezione dei Motivi Tecnici

La Cassazione ha anche respinto gli altri motivi di ricorso per ragioni procedurali. L’eccezione di un presunto giudicato esterno favorevole alla ricorrente è stata dichiarata inammissibile perché non era stata fornita la prova, tramite certificazione, che la precedente sentenza fosse diventata definitiva.

Anche i motivi relativi alla motivazione apparente e all’omessa pronuncia sono stati giudicati inammissibili e infondati. La Corte ha evidenziato la contraddittorietà intrinseca nel lamentare contemporaneamente che il giudice non si sia pronunciato e che lo abbia fatto con una motivazione insufficiente. Inoltre, la Corte ha ribadito che il rigetto nel merito di un appello comporta l’implicito rigetto di tutte le questioni e le argomentazioni in esso contenute, non essendo necessaria una confutazione analitica per ogni singolo punto sollevato.

Le Motivazioni

La motivazione centrale della Corte si fonda sulla prevalenza della realtà fattuale sulla qualificazione formale. Per la legge tributaria in materia di giochi, ‘esercente’ è colui che ha la disponibilità e la gestione effettiva dei locali. La sentenza impugnata aveva accertato, con una valutazione di merito non censurabile in Cassazione, che la ricorrente svolgeva proprio questo ruolo. Pertanto, la sua responsabilità solidale per il PREU evaso era correttamente stata affermata. La decisione rafforza il principio secondo cui gli assetti informali, come una gestione ‘familiare’ o un ‘passaggio generazionale’ non formalizzato, non possono essere usati come schermo per eludere le responsabilità fiscali. Se una persona agisce come gestore, ne assume anche gli oneri fiscali, compresa la responsabilità per gli illeciti commessi all’interno dei locali.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante monito a tutti gli operatori del settore dei giochi. La responsabilità esercente sala giochi è un concetto ampio, che va oltre la titolarità formale. Chiunque gestisca di fatto un locale, anche senza un contratto formale o in virtù di accordi familiari, può essere chiamato a rispondere in solido per le imposte non pagate su apparecchi illegali. Questa pronuncia evidenzia l’importanza di formalizzare correttamente i ruoli e le responsabilità all’interno delle attività commerciali per evitare di incorrere in pesanti conseguenze fiscali basate su accertamenti fattuali.

Chi è considerato ‘esercente’ responsabile per le tasse su apparecchi da gioco irregolari?
Secondo la sentenza, l’ ‘esercente’ è la persona che, sulla base di elementi di fatto, gestisce e opera nei locali dove gli apparecchi sono installati, indipendentemente dal fatto che sia il proprietario formale dell’attività o dell’immobile.

La nuda proprietaria di un immobile può essere ritenuta responsabile per il PREU non pagato da una sala giochi al suo interno?
Sì. La Corte ha confermato che la responsabilità non deriva dalla titolarità dell’immobile, ma dal ruolo effettivo di gestione dell’attività di gioco. Se viene provato che la nuda proprietaria era anche la gestrice di fatto, essa è solidalmente responsabile per l’imposta.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione presenta motivi contraddittori, come ‘omessa pronuncia’ e ‘motivazione apparente’ sullo stesso punto?
La Corte di Cassazione considera un motivo di questo tipo inammissibile per la sua intrinseca contraddittorietà. Un giudice non può, logicamente, aver omesso di pronunciarsi su una questione e, allo stesso tempo, aver fornito una motivazione (seppur apparente) sulla medesima questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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