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Prescrizione crediti fallimento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che la domanda di ammissione al passivo in una procedura di fallimento produce un effetto interruttivo e sospensivo sulla prescrizione dei crediti. Tale effetto dura per tutta la procedura concorsuale e vale anche nei confronti del debitore una volta che questo è tornato in bonis. La Corte ha quindi annullato la decisione di merito che aveva erroneamente dichiarato prescritti dei crediti tributari, ritenendo irrilevante il lungo periodo trascorso durante il fallimento. Il caso riguarda la prescrizione crediti fallimento e l’azione di riscossione dell’Agenzia delle Entrate.

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Prescrizione Crediti Fallimento: La Domanda al Passivo Sospende i Termini

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale in materia di prescrizione crediti fallimento. La Corte ha stabilito che la presentazione della domanda di ammissione al passivo del fallimento non solo interrompe la prescrizione, ma la sospende per tutta la durata della procedura, con effetti che si estendono anche dopo la sua chiusura nei confronti del debitore. Questa decisione ha importanti implicazioni per i creditori, in particolare per l’amministrazione finanziaria, e per i debitori che affrontano una procedura concorsuale.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dall’impugnazione di un avviso di intimazione e di diciotto cartelle di pagamento da parte di un contribuente. Anni prima, la società del contribuente e lui stesso in qualità di socio accomandatario erano stati dichiarati falliti. Durante la procedura fallimentare, avviata nel 2003, gli enti creditori (tra cui l’Agenzia delle Entrate) avevano presentato domanda di insinuazione al passivo, che era stata accolta. La procedura si era conclusa nel 2013.

Nel 2016, al contribuente veniva notificata una nuova intimazione di pagamento per gli stessi crediti. La Commissione Tributaria Regionale (CTR) accoglieva le ragioni del contribuente, dichiarando maturata la prescrizione quinquennale. Secondo la CTR, i tredici anni trascorsi tra l’inizio del fallimento e la notifica dell’intimazione costituivano un periodo di totale inerzia da parte degli enti creditori, sufficiente a estinguere il loro diritto.

La Posizione degli Enti Creditori

L’Agenzia delle Entrate e l’Agente della Riscossione hanno presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la CTR avesse erroneamente applicato le norme sulla prescrizione. A loro avviso, la domanda di ammissione al passivo del fallimento aveva prodotto un effetto interruttivo permanente, sospendendo il decorso della prescrizione fino alla chiusura della procedura. Di conseguenza, nessun termine di prescrizione, nemmeno quello quinquennale, poteva considerarsi decorso al momento della notifica dell’atto di intimazione nel 2016.

L’impatto della prescrizione crediti fallimento sulla riscossione

Il cuore della questione legale risiede nell’interpretazione degli effetti della domanda di ammissione al passivo. La legge prevede che tale domanda interrompa la prescrizione. Il punto controverso era se questo effetto si esaurisse con l’atto stesso o se si prolungasse, sospendendo il decorso dei termini, per tutta la durata della procedura concorsuale. La Cassazione ha aderito a questa seconda interpretazione, più favorevole al creditore.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando la sentenza della CTR. I giudici hanno affermato un principio consolidato: la domanda di ammissione allo stato passivo produce un doppio effetto. In primo luogo, ha un effetto interruttivo della prescrizione. In secondo luogo, determina la sospensione del decorso della prescrizione per tutta la durata della procedura concorsuale.
Questo effetto sospensivo è legato al fatto che, durante il fallimento, il singolo creditore non può agire individualmente contro il debitore per recuperare il proprio credito. Di conseguenza, non può essere pregiudicato dal decorso del tempo.

La Corte ha specificato che questi effetti (interruzione e sospensione) non si esauriscono all’interno della procedura, ma si conservano anche dopo la sua chiusura. Quando il debitore torna in bonis, cioè riacquista la piena disponibilità del proprio patrimonio, il creditore può nuovamente agire contro di lui. Da quel momento, inizia a decorrere un nuovo periodo di prescrizione. Nel caso di specie, essendo il fallimento chiuso nel 2013, la notifica dell’intimazione nel 2016 era avvenuta ampiamente entro i termini.

Conclusioni

La decisione della Cassazione ribadisce un principio cruciale a tutela dei creditori che si insinuano nel passivo di un fallimento. La domanda di ammissione al passivo “congela” il termine di prescrizione per tutta la durata della procedura. Questo garantisce che i diritti dei creditori non vengano pregiudicati dalla lunga durata, spesso inevitabile, delle procedure concorsuali. Per i debitori, ciò significa che la chiusura del fallimento (salvo esdebitazione) non cancella i debiti residui, e i creditori avranno a disposizione un intero nuovo periodo di prescrizione per agire nei loro confronti. La sentenza impugnata è stata quindi annullata con rinvio alla Corte di giustizia tributaria del Piemonte, che dovrà riesaminare il caso applicando il corretto principio di diritto.

Presentare una domanda di ammissione al passivo in un fallimento interrompe la prescrizione del credito?
Sì, la domanda di ammissione allo stato passivo del fallimento produce l’effetto interruttivo della prescrizione del credito, con effetti permanenti che durano fino alla chiusura della procedura concorsuale.

Per quanto tempo dura l’effetto di sospensione della prescrizione durante un fallimento?
L’effetto di sospensione del decorso della prescrizione dura per tutta la durata della procedura concorsuale, dalla presentazione della domanda di ammissione al passivo fino alla data di chiusura della procedura stessa.

L’effetto di sospensione della prescrizione vale anche nei confronti del debitore una volta che il fallimento è chiuso?
Sì, gli effetti interruttivi e sospensivi prodotti dalla domanda di ammissione al passivo possono essere fatti valere anche nei confronti del debitore una volta che questo è tornato in bonis (cioè dopo la chiusura del fallimento). Dalla data di chiusura della procedura inizia a decorrere un nuovo periodo di prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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