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Permuta cosa futura: quando si paga l’IMU?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18929/2025, chiarisce un punto fondamentale in materia di IMU per gli immobili oggetto di permuta cosa futura. Il caso riguardava dei contribuenti che avevano permutato un terreno con unità immobiliari da costruire. La Corte ha stabilito che l’obbligo di pagare l’IMU sorge nel momento in cui l’immobile viene ad esistenza, ovvero con la conclusione delle sue componenti strutturali essenziali. Non sono rilevanti, ai fini della nascita del presupposto impositivo, né il rilascio del certificato di abitabilità, né la consegna materiale del bene, né l’intestazione catastale.

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Permuta cosa futura: la Cassazione chiarisce quando scatta l’obbligo IMU

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 18929 del 2025, ha fornito un’importante delucidazione su una questione fiscale molto dibattuta: il momento esatto in cui sorge l’obbligo di versare l’IMU per gli immobili acquisiti tramite una permuta cosa futura. Questa tipologia contrattuale, frequente nel settore immobiliare, prevede lo scambio di un bene esistente (solitamente un terreno edificabile) con uno o più immobili che verranno costruiti in futuro. La decisione della Suprema Corte stabilisce un principio chiaro: la tassazione scatta con il completamento strutturale dell’immobile, a prescindere da certificati di abitabilità o dalla consegna fisica.

Il caso: la permuta di un terreno con immobili da costruire

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento IMU notificato da un Comune a due contribuenti per gli anni 2012, 2013 e 2014. I contribuenti avevano stipulato un contratto di permuta, cedendo un terreno di loro proprietà a una società costruttrice in cambio della piena proprietà di sei unità immobiliari (appartamenti, box e posti auto) da realizzarsi sul medesimo terreno.

Il Comune richiedeva il pagamento dell’imposta per quattro delle sei unità, ritenendole già venute ad esistenza. I contribuenti si opponevano, sostenendo di non essere ancora entrati in possesso degli immobili, i quali, tra l’altro, erano privi del certificato di abitabilità e risultavano ancora catastalmente intestati alla società costruttrice.

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva dato ragione ai contribuenti, annullando gli atti impositivi sulla base del fatto che la mancata consegna e l’assenza di abitabilità impedivano di considerare i contribuenti come possessori ai fini IMU. Il Comune ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La decisione della Cassazione sulla permuta cosa futura e l’IMU

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, ribaltando la decisione di secondo grado. Secondo i giudici supremi, il presupposto impositivo dell’IMU è la titolarità del diritto di proprietà o di altro diritto reale sull’immobile. Questo principio prescinde dalla fruttuosità del bene, dalla sua effettiva utilizzazione e persino dalla sua intestazione catastale.

Il punto cruciale, nel caso di una permuta cosa futura, è stabilire quando si verifica l’effetto traslativo della proprietà. La Corte, richiamando l’art. 1472 del Codice Civile, ha affermato che l’acquisto della proprietà si perfeziona non appena la ‘cosa futura’ viene ad esistenza.

Quando un immobile ‘viene ad esistenza’ ai fini fiscali?

La sentenza chiarisce che un edificio si considera ‘venuto ad esistenza’ nel momento in cui il processo edificatorio giunge alla conclusione nelle sue componenti essenziali. Ciò significa la realizzazione delle strutture fondamentali (muri perimetrali, solai, copertura), senza che sia necessario attendere il completamento delle finiture o degli accessori. In quel preciso istante, la proprietà si trasferisce automaticamente dal costruttore all’acquirente, e con essa sorge l’obbligo di versare l’IMU.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha smontato le argomentazioni della CTR, basando la propria decisione su consolidati principi giuridici:

1. Irrilevanza dell’abitabilità: Il certificato di abitabilità non è un presupposto per l’applicazione dell’imposta. La sua assenza può, al massimo, rilevare ai fini di una riduzione dell’imposta (prevista per gli immobili inagibili o inabitabili), ma non esclude la nascita dell’obbligazione tributaria. L’imposta è dovuta sulla base della mera proprietà.

2. Irrilevanza dell’intestazione catastale: L’intestazione catastale ha una funzione principalmente indiziaria e non costituisce prova piena della proprietà. La proprietà si trasferisce sulla base del contratto e del principio consensualistico, non con la registrazione al catasto.

3. Irrilevanza della consegna: Anche la mancata consegna materiale del bene è irrilevante. Il presupposto dell’IMU è il possesso inteso come situazione di diritto (proprietà) e non come detenzione materiale del bene.

4. Natura del contratto di permuta: Il contratto di permuta di cosa presente con cosa futura trasferisce la proprietà dell’area al costruttore e, specularmente, trasferisce la proprietà delle future unità immobiliari agli ex proprietari del terreno nel momento esatto in cui queste vengono completate strutturalmente.

Conclusioni

La sentenza in esame stabilisce un principio di certezza giuridica per le operazioni di permuta cosa futura. Gli acquirenti di immobili in costruzione tramite questa modalità contrattuale devono essere consapevoli che l’obbligo di pagare l’IMU scatta non appena l’edificio è strutturalmente completato, anche se non è ancora abitabile, non è stato consegnato e non è stato ancora volturato a loro nome al catasto. È quindi fondamentale, per chi effettua tali operazioni, monitorare attentamente lo stato di avanzamento dei lavori per determinare correttamente il momento a partire dal quale diventano soggetti passivi dell’imposta municipale.

Quando sorge l’obbligo di pagare l’IMU per un immobile acquisito tramite permuta di cosa futura?
L’obbligo di pagare l’IMU sorge nel momento in cui l’immobile futuro viene ad esistenza, ossia quando il processo di costruzione è completato nelle sue componenti strutturali essenziali (es. muri portanti, solai, tetto), indipendentemente dalle finiture.

Il certificato di abitabilità è necessario perché un immobile sia soggetto a IMU?
No, il certificato di abitabilità non è un presupposto per l’applicazione dell’IMU. La sua assenza non esclude l’obbligo di pagamento, che si fonda sulla sola titolarità del diritto di proprietà. L’inabitabilità può rilevare solo ai fini di una possibile riduzione dell’imposta, a determinate condizioni.

L’intestazione catastale di un immobile determina chi deve pagare l’IMU?
No, l’intestazione catastale non è la prova definitiva della proprietà ai fini fiscali. Ha un valore indiziario, ma ciò che conta per l’IMU è la titolarità effettiva del diritto di proprietà, che nel caso di permuta di cosa futura si trasferisce al momento della venuta ad esistenza del bene, anche se la voltura catastale non è ancora avvenuta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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