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Notifica atti società cancellata: la Cassazione decide

Annullata la decisione di merito che riteneva illegittima una cartella di pagamento notificata al liquidatore di una società cancellata. La Cassazione chiarisce che, ai fini fiscali, la legge prevede una finzione giuridica di sopravvivenza della società per cinque anni dalla cancellazione. Pertanto, la notifica atti società cancellata al suo ultimo liquidatore, in tale qualità, è pienamente valida, a prescindere dalla sua qualifica di socio o dalla distribuzione di beni.

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Notifica Atti Società Cancellata: La Cassazione e la Sopravvivenza Fiscale

Una società, una volta cancellata dal Registro delle Imprese, cessa di esistere. Ma cosa accade ai suoi debiti fiscali? La notifica di atti a una società cancellata è una questione complessa che crea spesso contenziosi. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per il Fisco, una società ‘sopravvive’ per cinque anni dopo la sua estinzione, rendendo pienamente valide le notifiche effettuate in questo lasso di tempo al suo ultimo liquidatore.

I Fatti del Caso: Una Cartella di Pagamento per una Società Estinta

Il caso trae origine da una cartella di pagamento relativa all’anno d’imposta 2014, notificata dall’Agenzia delle Entrate a una società a responsabilità limitata. La particolarità risiedeva nel fatto che la società era già stata cancellata dal Registro delle Imprese nel 2018. L’atto impositivo era stato quindi notificato al signore che ne era stato l’ultimo liquidatore.

Nei primi due gradi di giudizio, le Commissioni Tributarie avevano dato ragione al contribuente, annullando la cartella. I giudici di merito avevano ritenuto che il liquidatore non avesse legittimazione passiva, in quanto non era mai stato socio e dal bilancio finale di liquidazione non risultava alcuna distribuzione di beni. Di conseguenza, secondo loro, non poteva essere ritenuto responsabile per il debito erariale della società estinta.

La Finzione Giuridica e la Validità della Notifica Atti Società Cancellata

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su un punto di diritto cruciale: l’applicazione dell’art. 28, comma 4, del D.Lgs. n. 175/2014. Questa norma introduce una vera e propria finzione giuridica.

Secondo tale disposizione, ai soli fini della validità e dell’efficacia degli atti di liquidazione, accertamento, contenzioso e riscossione dei tributi, l’estinzione della società ha effetto solo trascorsi cinque anni dalla richiesta di cancellazione. In pratica, per il Fisco e per tutte le attività connesse, la società continua a esistere per un quinquennio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza impugnata. I giudici hanno chiarito che la norma citata crea una ‘perpetuazione ex lege’ della società, consentendo all’amministrazione finanziaria e all’agente della riscossione di compiere validamente i propri atti.

La notifica della cartella di pagamento all’ultimo liquidatore è quindi da considerarsi corretta, non perché egli sia personalmente responsabile del debito, ma perché agisce quale legale rappresentante della società ‘fittiziamente’ ancora in vita. L’atto, infatti, è rivolto alla società estinta, e non al liquidatore a titolo personale.

La Corte ha specificato che sono del tutto irrilevanti, ai fini della validità della notifica, le circostanze valorizzate dai giudici di merito. Il fatto che il liquidatore non fosse socio o che dal bilancio finale non risultassero beni distribuiti sono elementi che potrebbero assumere importanza solo in un’eventuale, e distinta, azione volta a far valere la responsabilità patrimoniale personale dei soci o del liquidatore stesso, ma non incidono sulla legittimità della notifica all’ente.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione riafferma un principio di grande importanza pratica. La cancellazione dal Registro delle Imprese non costituisce uno scudo invalicabile contro le pretese del Fisco. Per cinque anni, la società rimane un soggetto passivo per l’amministrazione finanziaria.

Questo significa che gli ex liquidatori devono essere consapevoli di poter ricevere atti destinati alla società estinta per tutto questo periodo, avendo l’onere di gestire le relative conseguenze processuali in rappresentanza dell’ente. Per il Fisco, questa ‘ultrattività’ della soggettività passiva garantisce la possibilità di recuperare i crediti tributari anche dopo la formale chiusura della vita di un’impresa, assicurando la continuità dell’azione impositiva e di riscossione.

È valida la notifica di una cartella di pagamento a una società già cancellata dal registro delle imprese?
Sì, è valida. La legge (art. 28, comma 4, d.lgs. n. 175 del 2014) introduce una finzione giuridica secondo cui, ai soli fini fiscali, l’estinzione della società ha effetto solo dopo cinque anni dalla richiesta di cancellazione.

A chi deve essere notificata la cartella di pagamento se la società è cancellata?
La notifica deve essere effettuata all’ultimo liquidatore in qualità di legale rappresentante della società ‘fittiziamente’ ancora in vita per il fisco. La notifica non è indirizzata alla persona del liquidatore ma alla società estinta tramite lui.

La responsabilità del liquidatore dipende dal fatto che fosse anche socio o che abbia distribuito utili?
No, ai fini della validità della notifica alla società cancellata, è irrilevante che il liquidatore fosse anche socio o che il bilancio finale di liquidazione non mostrasse beni residui. Queste circostanze potrebbero diventare rilevanti solo in una fase successiva, qualora l’amministrazione finanziaria agisse per accertare una responsabilità personale e patrimoniale del liquidatore o dei soci.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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