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Legittimazione ex soci: appello nullo, ecco perché

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due ex soci contro una cartella fiscale. La loro legittimazione ex soci è stata negata perché la società, sebbene cancellata, era ancora esistente ai fini fiscali in virtù della “sopravvivenza” quinquennale. L’impugnazione doveva essere fatta dalla società tramite il liquidatore.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Legittimazione ex soci: chi può impugnare l’avviso fiscale dopo la cancellazione?

La cancellazione di una società dal Registro delle Imprese segna la fine della sua esistenza giuridica. Ma cosa accade se, dopo anni, l’Agenzia delle Entrate notifica un avviso di accertamento per debiti tributari pregressi? Chi ha il diritto di impugnarlo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: la legittimazione ex soci ad agire in giudizio. La sentenza sottolinea come un errore nella qualifica processuale possa portare alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con conseguenze irreversibili.

I Fatti del Caso: Società Cancellata, Avviso Fiscale Notificato

Il caso riguarda una S.r.l. cancellata dal Registro delle Imprese nel luglio 2016. Circa tre anni dopo, nell’agosto 2019, l’Agenzia delle Entrate notificava una cartella di pagamento per IVA e altre imposte relative al 2015. L’atto veniva indirizzato alla società estinta, in persona del suo ultimo liquidatore.
A questo punto, i due ex soci, che erano stati anche i liquidatori della società, decidevano di impugnare la cartella di pagamento. Tuttavia, presentavano il ricorso qualificandosi esplicitamente come “ex soci” e non come “ex liquidatori”. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano le loro istanze, affermando la responsabilità solidale di soci e liquidatori per i debiti tributari della società estinta.

La questione della legittimazione ex soci davanti alla Cassazione

La controversia è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha però ribaltato la prospettiva. Invece di entrare nel merito della responsabilità, la Corte ha esaminato d’ufficio una questione preliminare e decisiva: i ricorrenti, nella loro qualità di ex soci, avevano il diritto di presentare quel ricorso? La risposta della Corte è stata un netto no, basandosi su una norma fondamentale del diritto tributario societario.

La “Sopravvivenza Fiscale” Quinquennale della Società

Il fulcro della decisione risiede nell’articolo 28, comma 4, del D.Lgs. n. 175/2014. Questa norma stabilisce una sorta di “finzione giuridica”: ai soli fini fiscali (accertamento, contenzioso, riscossione), l’estinzione di una società ha effetto solo dopo cinque anni dalla richiesta di cancellazione. In altre parole, per il Fisco, la società continua a esistere per un quinquennio come soggetto d’imposta e parte processuale.
Nel caso di specie, la società era stata cancellata nel 2016 e la cartella notificata nel 2019, quindi ampiamente all’interno di questo periodo di “ultrattività” fiscale. Di conseguenza, il soggetto legittimato a ricevere l’atto e a impugnarlo era ancora la società stessa, rappresentata dal suo ultimo liquidatore.

Il Difetto di Legittimazione degli Ex Soci

Poiché la società era ancora fiscalmente “in vita”, i soci non potevano qualificarsi come suoi “successori” e agire in proprio. La loro legittimazione ex soci non sussisteva. Essi hanno commesso un errore fatale qualificandosi nel ricorso introduttivo unicamente come “ex soci”, quando l’unico soggetto titolato a contestare l’atto in quel momento era la società, per il tramite del suo ex liquidatore. Questo vizio, definito “insanabile e originario”, ha reso l’intero processo nullo fin dal principio.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che il ricorso introduttivo era improponibile in quanto proposto da soggetti privi di legittimazione ad agire. Gli ex soci, agendo come tali, non avevano titolo per opporsi a un atto notificato a un soggetto (la società) che, per la legge fiscale, era ancora pienamente esistente e capace di stare in giudizio. Questo difetto di legittimazione, rilevabile anche d’ufficio, ha portato la Corte a cassare la sentenza impugnata senza rinvio e a dichiarare inammissibile il ricorso originario. La Corte ha precisato che anche se avessero agito come ex liquidatori, il ricorso sarebbe stato inammissibile per carenza di interesse, poiché le doglianze erano incentrate sulla responsabilità dei soci e non sulla legittimità della pretesa fiscale nei confronti della società.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Soci e Liquidatori

Questa ordinanza offre una lezione fondamentale sulla corretta gestione del contenzioso tributario post-liquidazione. La “sopravvivenza” quinquennale della società ai fini fiscali non è un dettaglio, ma un presupposto processuale inderogabile. Per i primi cinque anni dalla cancellazione, qualsiasi atto fiscale deve essere impugnato dalla società in persona del suo ex liquidatore, che conserva i poteri di rappresentanza processuale. Solo dopo questo periodo, i creditori (incluso il Fisco) potranno agire direttamente nei confronti degli ex soci. Agire in proprio come “ex socio” prima del tempo significa incorrere in un difetto di legittimazione che rende il ricorso inammissibile, vanificando ogni possibilità di difesa nel merito.

Un ex socio può impugnare un avviso fiscale notificato alla società già cancellata?
No, non può farlo se l’avviso è notificato entro cinque anni dalla richiesta di cancellazione. In questo periodo, la società è considerata fiscalmente “esistente” e solo il suo liquidatore, in rappresentanza della società stessa, è legittimato ad agire in giudizio.

Per quanto tempo una società cancellata dal registro delle imprese continua a esistere per il Fisco?
Secondo l’art. 28, comma 4, del d.lgs. n. 175 del 2014, una società cancellata continua a esistere ai soli fini della validità ed efficacia degli atti di liquidazione, accertamento, contenzioso e riscossione per cinque anni dalla richiesta di cancellazione.

Cosa accade se un ricorso viene presentato da un soggetto senza la corretta “legittimazione ad agire”?
Il ricorso è considerato inammissibile. Se questo difetto originario e insanabile viene accertato dalla Corte di Cassazione, la sentenza impugnata viene annullata senza rinvio e il ricorso iniziale viene dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna alle spese per chi ha agito senza averne titolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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