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Impugnazione cartella fallito: chi agisce se il curatore è inerte?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5173/2025, affronta il tema della legittimazione degli ex rappresentanti legali di una società fallita a contestare una cartella di pagamento in caso di inerzia del curatore. La Corte conferma che l’ex amministratore può procedere con l’impugnazione cartella fallito, sulla scia di un precedente intervento delle Sezioni Unite. Tuttavia, chiarisce che la mancata notifica dell’avviso di irregolarità all’ex amministratore non determina la nullità della cartella, ma la sua inopponibilità alla società una volta tornata in bonis. La Corte ha quindi accolto parzialmente il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza di secondo grado e rinviando la causa per un nuovo esame.

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Impugnazione Cartella Fallito: la Cassazione Chiarisce il Ruolo dell’Ex Amministratore

Quando una società fallisce, la gestione del suo patrimonio passa al curatore. Ma cosa succede se quest’ultimo rimane inerte di fronte a una cartella di pagamento notificata dall’Agenzia delle Entrate? La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 5173/2025, offre una risposta chiara, delineando i confini della legittimazione ad agire degli ex amministratori e le conseguenze della mancata notifica degli atti preliminari. L’impugnazione cartella fallito diventa così un tema centrale per la tutela del patrimonio sociale residuo.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una società dichiarata fallita, i cui ex rappresentanti legali decidevano di impugnare una cartella di pagamento relativa a debiti IVA e ritenute per l’anno d’imposta in cui era stato dichiarato il fallimento. La contestazione nasceva dal fatto che il curatore fallimentare, pur avendo ricevuto le comunicazioni di irregolarità dall’Agenzia delle Entrate, non aveva intrapreso alcuna azione legale. La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado aveva dato ragione agli ex amministratori, annullando la cartella per violazione del contraddittorio, ritenendo che la comunicazione preventiva dovesse essere inviata anche a loro e non solo al curatore. L’Agenzia delle Entrate ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Legittimazione all’Impugnazione Cartella Fallito

La Suprema Corte, innanzitutto, affronta la questione della legittimazione degli ex amministratori. Richiamando un fondamentale principio stabilito dalle Sezioni Unite (sentenza n. 11287/2023), i giudici confermano che, in caso di pura e semplice inerzia del curatore, il contribuente dichiarato fallito ha il diritto di impugnare l’atto impositivo. Questa inerzia non deve essere necessariamente motivata; è sufficiente il comportamento oggettivo di non aver agito. Pertanto, i motivi di ricorso dell’Agenzia su questo punto vengono respinti: gli ex legali rappresentanti avevano pieno diritto di agire per tutelare la società.

Gli Effetti della Notifica al Solo Curatore

Il punto cruciale della decisione riguarda le conseguenze della notifica della comunicazione di irregolarità al solo curatore. La Corte di secondo grado l’aveva considerata una violazione del contraddittorio tale da causare la nullità della successiva cartella di pagamento. La Cassazione, invece, adotta una prospettiva diversa e più articolata. I giudici chiariscono che, quando il controllo è automatizzato (come nei casi ex art. 36-bis d.P.R. 600/73), l’invio dell’avviso di irregolarità non è sempre obbligatorio, ma lo diventa solo se emergono incertezze su aspetti rilevanti della dichiarazione.

Anche ammettendo che la comunicazione fosse dovuta, la sua notifica al solo curatore non comporta la nullità ipso iure della cartella. La Corte stabilisce un principio fondamentale: la scelta dell’ente impositore di notificare gli atti solo al curatore non invalida l’atto stesso, ma ne condiziona la futura opponibilità.

Le Motivazioni della Corte

La Corte motiva la sua decisione distinguendo nettamente tra nullità e inopponibilità. La notifica al solo curatore è sufficiente a rendere l’atto valido ed efficace nell’ambito della procedura fallimentare. Tuttavia, se la società dovesse tornare in bonis (come nel caso di specie, a seguito di un concordato fallimentare), quella cartella di pagamento, non essendo mai stata notificata direttamente alla società o ai suoi legali rappresentanti, non sarà a loro opponibile.

In pratica, l’ex amministratore non può far valere la nullità della cartella per il solo difetto di notifica dell’atto presupposto, ma può contestarne il merito nel momento in cui gli viene notificato un atto successivo (ad esempio, un preavviso di fermo amministrativo) che si fonda su quella cartella. La mancata notifica non cancella il debito, ma offre alla società, una volta uscita dal fallimento, la possibilità di difendersi nel merito, sanando la pregressa violazione del contraddittorio. La Suprema Corte ha ritenuto che la decisione del giudice di secondo grado, che aveva dichiarato la nullità secca, fosse errata, accogliendo i motivi di ricorso dell’Agenzia su questo specifico punto.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce due principi di grande importanza pratica:

1. Legittimazione Sostitutiva: Gli ex amministratori di una società fallita sono legittimati all’impugnazione cartella fallito qualora il curatore rimanga inerte, a prescindere dalle ragioni di tale inerzia. Questo rafforza la tutela del patrimonio della società anche durante la procedura concorsuale.
2. Notifica e Opponibilità: La mancata notifica di un atto impositivo o di un avviso preliminare all’ex rappresentante legale (essendo stato notificato solo al curatore) non causa la nullità dell’atto, ma lo rende inopponibile alla società una volta che questa ritorna in bonis. La società potrà contestare nel merito la pretesa tributaria al primo atto successivo che le verrà notificato.

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte di Giustizia Tributaria per un nuovo esame che tenga conto di questi principi.

L’ex amministratore di una società fallita può impugnare una cartella di pagamento se il curatore non fa nulla?
Sì. La Corte di Cassazione, confermando un orientamento delle Sezioni Unite, ha stabilito che l’ex rappresentante legale è legittimato a impugnare l’atto impositivo se il curatore assume un comportamento di pura e semplice inerzia, indipendentemente dalle motivazioni di tale passività.

La mancata notifica dell’avviso di irregolarità all’ex amministratore rende nulla la cartella di pagamento?
No. Secondo la sentenza, la notifica dell’avviso di irregolarità (ove previsto) al solo curatore fallimentare non determina la nullità automatica della successiva cartella di pagamento. La nullità si verificherebbe solo se emergessero incertezze rilevanti nella dichiarazione che avrebbero richiesto un contraddittorio preventivo.

Qual è la conseguenza se la cartella di pagamento viene notificata solo al curatore e non alla società fallita?
La conseguenza non è la nullità dell’atto, ma la sua inopponibilità alla società una volta che questa dovesse tornare in bonis (ad esempio, dopo la chiusura del fallimento). Ciò significa che la società potrà contestare nel merito la pretesa fiscale nel momento in cui riceverà un atto successivo basato su quella cartella, potendo così recuperare il suo diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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