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Imposta unica scommesse: Cassazione e bookmaker esteri

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità dell’applicazione dell’Imposta unica sulle scommesse a un bookmaker estero operante in Italia senza concessione tramite centri di trasmissione dati. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che il presupposto impositivo si realizza sul territorio italiano, escludendo violazioni del diritto UE e confermando la solidarietà paritetica tra bookmaker e centro locale.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica sulle Scommesse: La Cassazione Conferma la Tassazione dei Bookmaker Esteri

Con la recente ordinanza n. 20560/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza nel settore del gioco: l’applicazione dell’Imposta unica sulle scommesse agli operatori esteri privi di concessione italiana. La decisione conferma un orientamento ormai consolidato, rigettando le argomentazioni di una nota società di scommesse e chiarendo in modo definitivo i contorni della soggettività passiva del tributo. Questa pronuncia offre spunti fondamentali per comprendere la portata della normativa fiscale italiana nel contesto di un mercato sempre più globalizzato.

I Fatti del Caso: Una Controversia Fiscale Transfrontaliera

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a una società di scommesse con sede a Malta. L’Agenzia contestava il mancato versamento dell’Imposta unica sulle scommesse per l’anno 2008, ritenendo la società obbligata in solido con il titolare di un Centro Trasmissione Dati (CTD) che operava in Italia per suo conto. La società estera, pur essendo priva di concessione governativa italiana, raccoglieva scommesse sul territorio nazionale attraverso una rete di intermediari.

La società e la sua controllante avevano impugnato l’atto impositivo, ma il ricorso era stato rigettato in primo grado. In appello, la Commissione Tributaria Regionale aveva parzialmente accolto le ragioni delle contribuenti, annullando l’avviso limitatamente alle sanzioni ma confermando la debenza dell’imposta. Contro questa decisione, le società hanno proposto ricorso in Cassazione, sollevando numerose questioni relative all’interpretazione della normativa nazionale e alla sua compatibilità con il diritto dell’Unione Europea.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso delle società, confermando la piena legittimità dell’imposizione fiscale. La Suprema Corte ha ritenuto infondati tutti i motivi di ricorso, ribadendo che anche gli operatori esteri che raccolgono scommesse in Italia senza concessione sono soggetti passivi dell’Imposta unica. Di conseguenza, le ricorrenti sono state condannate al pagamento delle spese processuali.

Le Motivazioni: Analisi dell’Imposta Unica sulle Scommesse per Operatori Esteri

La Corte ha sviluppato un’articolata motivazione, toccando tutti i punti sollevati dalle ricorrenti e basandosi su un consolidato quadro giurisprudenziale nazionale ed europeo.

Territorialità e Presupposto Impositivo

Il fulcro della decisione risiede nel principio di territorialità. La Cassazione ha chiarito che il fatto imponibile non è la conclusione del contratto di scommessa, ma la raccolta stessa del gioco sul territorio italiano. L’attività di organizzazione e raccolta svolta tramite i CTD in Italia integra pienamente il presupposto per l’applicazione dell’imposta, indipendentemente dal luogo in cui ha sede legale il bookmaker. Pertanto, chiunque gestisca, anche per conto di terzi esteri, la raccolta di scommesse in Italia è soggetto al tributo.

La Natura della Solidarietà Tributaria

Un altro punto cruciale riguarda la natura del vincolo tra il bookmaker estero e il CTD locale. La Corte ha specificato che si tratta di una solidarietà paritetica e non dipendente. Entrambi i soggetti realizzano una parte dell’attività di gestione che costituisce il presupposto dell’imposta e sono quindi obbligati su un piano di parità verso l’Erario. Questo significa che l’Amministrazione Finanziaria può richiedere l’intero pagamento a uno qualsiasi dei due, senza dover prima escutere l’altro. La regolamentazione dei rapporti interni di rivalsa è invece lasciata all’autonomia contrattuale delle parti.

L’Impatto della Sentenza della Corte Costituzionale n. 27/2018

Le ricorrenti avevano invocato la sentenza n. 27/2018 della Corte Costituzionale, che aveva dichiarato parzialmente illegittima la retroattività della legge interpretativa (L. 220/2010). La Cassazione ha però precisato che tale illegittimità riguardava esclusivamente la posizione dei CTD per le annualità antecedenti al 2011, in quanto questi non avevano potuto rinegoziare le loro commissioni per trasferire il carico fiscale. La stessa sentenza, tuttavia, non ha mai messo in discussione la soggettività passiva del bookmaker estero, che era considerato debitore d’imposta anche prima della norma interpretativa.

Conformità con il Diritto dell’Unione Europea

La Corte ha respinto con forza le censure relative alla presunta violazione dei principi di non discriminazione, parità di trattamento e libertà di stabilimento. Citando una specifica pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (causa C-788/18), i giudici hanno ribadito che la normativa italiana sull’Imposta unica sulle scommesse si applica indistintamente a tutti gli operatori che raccolgono gioco sul territorio italiano, siano essi nazionali o esteri, con o senza concessione. Non sussiste alcuna discriminazione, in quanto la legge fiscale non è armonizzata a livello europeo e ogni Stato membro ha il potere di tassare le attività svolte entro i propri confini per tutelare interessi generali come la protezione dei consumatori e l’ordine pubblico.

La Questione del Contraddittorio Preventivo

Infine, è stato respinto anche il motivo relativo alla violazione del contraddittorio endoprocedimentale. La Cassazione ha ricordato che, secondo l’orientamento delle Sezioni Unite, un obbligo generalizzato di contraddittorio preventivo non esiste nel diritto nazionale per i tributi non armonizzati, come l’imposta unica. L’obbligo sussiste solo nei casi specificamente previsti dalla legge.

Le Conclusioni: Implicazioni per il Settore delle Scommesse

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale: l’attività di raccolta di scommesse in Italia è sempre soggetta a imposizione fiscale, a prescindere dalla nazionalità dell’operatore e dal suo status concessorio. La decisione riafferma la legittimità dell’azione dell’Amministrazione Finanziaria nel recuperare l’Imposta unica sulle scommesse da tutti i soggetti che partecipano alla filiera del gioco sul territorio nazionale. Per gli operatori del settore, ciò significa che non è possibile eludere il fisco italiano semplicemente localizzando la propria sede legale all’estero, se l’attività di raccolta viene di fatto svolta in Italia. La sentenza chiarisce inoltre la ripartizione delle responsabilità fiscali, ponendo bookmaker e centri di trasmissione dati su un piano di pari responsabilità solidale verso l’Erario.

Un bookmaker estero che opera in Italia senza concessione è tenuto a pagare l’Imposta unica sulle scommesse?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il presupposto dell’imposta è la raccolta del gioco sul territorio italiano. Pertanto, chiunque gestisca scommesse in Italia, anche se ha sede all’estero e non possiede una concessione italiana, è soggetto passivo del tributo.

Che tipo di responsabilità esiste tra il bookmaker estero e il centro di trasmissione dati (CTD) locale?
Esiste una responsabilità solidale paritetica. Ciò significa che sia il bookmaker sia il CTD sono considerati obbligati principali al pagamento dell’intera imposta su un piano di parità. L’Agenzia fiscale può richiedere il pagamento indifferentemente all’uno o all’altro.

La tassazione degli operatori esteri senza concessione viola il diritto dell’Unione Europea?
No. La Corte di Cassazione, richiamando la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, ha escluso qualsiasi violazione dei principi di non discriminazione o di libertà di prestazione dei servizi. La normativa italiana si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse in Italia, senza distinzioni basate sul luogo di stabilimento, e rientra nel potere impositivo sovrano dello Stato membro in una materia non armonizzata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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