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Estinzione del giudizio: la rinuncia evita costi extra

In un contenzioso tributario tra un ente religioso e un Comune, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio a seguito della rinuncia congiunta al ricorso da parte dei contendenti. A seguito di un accordo transattivo, le parti hanno richiesto la compensazione delle spese. La Corte ha accolto la richiesta e ha chiarito che in caso di estinzione del giudizio per rinuncia, non è dovuto il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

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Estinzione del Giudizio: Quando Rinunciare Conviene

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle possibili conclusioni di un processo e si verifica quando, per varie ragioni, la causa si chiude senza una decisione sul merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un aspetto fondamentale legato alla rinuncia al ricorso, con importanti implicazioni sulle spese processuali. La vicenda analizzata nasce da un contenzioso tributario tra un ente comunale e una congregazione religiosa, giunto fino all’ultimo grado di giudizio prima di trovare una soluzione consensuale.

I Fatti del Caso: un Contenzioso Tributario Fino in Cassazione

Una congregazione religiosa aveva impugnato dinanzi alla Corte di Cassazione una decisione della Commissione Tributaria Regionale. Il contenzioso riguardava avvisi di accertamento per l’Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) relativi agli anni 2010 e 2011, applicata su alcune aree edificabili di proprietà dell’ente. A sua volta, il Comune coinvolto non solo si era difeso, ma aveva anche presentato un ricorso incidentale, sollevando ulteriori questioni.

Il procedimento sembrava destinato a un lungo iter giudiziario, con sette motivi di ricorso da parte della congregazione e un motivo di ricorso incidentale da parte del Comune. Tuttavia, prima della discussione in camera di consiglio, le parti hanno trovato un accordo per risolvere la controversia in via stragiudiziale.

La Rinuncia al Ricorso e la Richiesta Congiunta

In seguito al raggiungimento di una conciliazione, le parti hanno depositato un atto di rinuncia al ricorso. Questo atto, sottoscritto sia dal ricorrente principale che dal ricorrente incidentale, manifestava la volontà comune di porre fine alla lite. Contestualmente alla rinuncia, le parti hanno richiesto alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio e di disporre la compensazione integrale delle spese legali, a suggello dell’accordo raggiunto.

La Decisione della Corte sull’Estinzione del Giudizio

La Corte di Cassazione, preso atto della volontà delle parti, ha accolto pienamente la loro richiesta. In applicazione dell’articolo 391 del codice di procedura civile, che disciplina appunto gli effetti della rinuncia, ha dichiarato formalmente l’estinzione del giudizio. Di conseguenza, ha anche disposto la compensazione delle spese legali, come richiesto congiuntamente dai contendenti.

La parte più interessante della decisione, tuttavia, riguarda il cosiddetto “doppio contributo unificato”.

Le Motivazioni: Nessun Raddoppio del Contributo Unificato in Caso di Rinuncia

Il punto cruciale dell’ordinanza risiede nella motivazione relativa al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato. L’articolo 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002 prevede che, in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, la parte soccombente sia tenuta a pagare un importo pari a quello del contributo già versato.

La Corte ha specificato che questa norma ha natura eccezionale e, come tale, non può essere interpretata in modo estensivo. La sua applicazione è strettamente limitata ai casi esplicitamente previsti dalla legge (rigetto, inammissibilità, improcedibilità). L’estinzione del giudizio per rinuncia non rientra in nessuna di queste categorie. Pertanto, la sanzione del raddoppio del contributo non si applica, poiché la rinuncia, specialmente se frutto di un accordo, è un esito del processo che il legislatore non ha inteso penalizzare.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza conferma un principio di grande rilevanza pratica. Le parti in causa sono incentivate a cercare soluzioni conciliative anche quando il contenzioso è pendente in Cassazione. La possibilità di porre fine alla lite tramite rinuncia, senza incorrere nella sanzione del doppio contributo unificato, rende l’opzione dell’accordo stragiudiziale più vantaggiosa dal punto di vista economico. La decisione favorisce la deflazione del contenzioso e permette alle parti di chiudere le controversie in modo collaborativo, con la certezza che tale scelta non comporterà oneri processuali aggiuntivi.

Cosa succede se le parti di un processo in Cassazione rinunciano al ricorso?
La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio, chiudendo il processo senza una decisione nel merito della controversia.

In caso di estinzione per rinuncia, chi paga le spese legali?
Le parti possono accordarsi per la compensazione delle spese, chiedendo alla Corte di ratificare tale accordo. In questo caso, come avvenuto nella vicenda in esame, ciascuna parte sostiene i propri costi legali.

La rinuncia al ricorso in Cassazione comporta il pagamento del doppio contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non in caso di estinzione del giudizio per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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