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Esenzione IMU alloggi sociali: a chi spetta la prova?

Un ente di edilizia residenziale pubblica ha richiesto l’esenzione IMU alloggi sociali, sostenendo che il Comune fosse già a conoscenza della destinazione degli immobili. La Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che spetta sempre al contribuente che invoca un’agevolazione fornire la prova dei requisiti, anche se l’ente impositore è coinvolto nell’assegnazione.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU alloggi sociali: la prova spetta sempre al contribuente

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia fiscale: chi richiede un’agevolazione, come l’esenzione IMU alloggi sociali, ha sempre l’onere di dimostrare di possederne i requisiti. Questa regola non viene meno neanche quando l’ente impositore, come il Comune, è a conoscenza della natura degli immobili. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni dei giudici.

I fatti di causa

Un Istituto Autonomo Case Popolari (IACP) si vedeva notificare un avviso di accertamento IMU da parte di un Comune per l’annualità 2015, relativo a immobili di sua proprietà destinati a edilizia residenziale pubblica. L’ente impugnava l’atto, sostenendo di aver diritto all’esenzione prevista per gli alloggi sociali.

Il ricorso veniva parzialmente accolto in primo grado, con il solo riconoscimento di una detrazione e l’annullamento delle sanzioni per incertezza normativa, ma non con la concessione dell’esenzione totale. La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado respingeva poi l’appello dell’Istituto, ritenendo che quest’ultimo non avesse fornito prove adeguate e sufficienti a dimostrare che gli immobili avessero effettivamente la natura di alloggi sociali. In particolare, la perizia prodotta descriveva solo le caratteristiche strutturali degli edifici, senza provare la loro concreta destinazione funzionale. L’ente decideva quindi di ricorrere in Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Istituto, confermando la decisione dei giudici di appello. I giudici hanno chiarito due aspetti cruciali: l’onere della prova in materia di agevolazioni fiscali e i requisiti di motivazione degli avvisi di accertamento.

Le motivazioni sull’onere della prova per l’esenzione IMU alloggi sociali

Il ricorrente sosteneva che, essendo il Comune stesso a operare l’assegnazione degli immobili alle famiglie bisognose, l’ente impositore era già a conoscenza della loro natura di alloggi sociali. Di conseguenza, secondo l’Istituto, non era necessario fornire alcuna prova. La Cassazione ha smontato questa tesi, ribadendo un principio consolidato: chi vuole far valere un’esenzione o un’agevolazione tributaria deve provare, in caso di contestazione, la sussistenza dei presupposti che la legittimano.

I giudici hanno specificato che il coinvolgimento del Comune nella procedura di assegnazione non sottrae la questione ai normali criteri di ripartizione dell’onere probatorio. Il fatto che il Comune potesse essere a conoscenza della situazione non rende la circostanza “non contestata”, specialmente quando emette un avviso di accertamento che, implicitamente, nega l’esistenza dei presupposti per l’esenzione. La prova fornita dall’ente, una perizia generica, è stata giudicata insufficiente a dimostrare la natura specifica di ciascun immobile.

Inoltre, la Corte ha respinto il motivo relativo al presunto difetto di motivazione dell’avviso di accertamento. È stato chiarito che, per tributi come l’IMU, l’atto impositivo è sufficientemente motivato se indica i dati identificativi dell’immobile, il soggetto tenuto al pagamento e l’importo dovuto. Non è richiesto che l’ente impositore elenchi e confuti preventivamente tutte le possibili esenzioni astrattamente applicabili. Spetta al contribuente, in sede di impugnazione, dedurre e provare la sussistenza di una causa di esclusione dell’imposta.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per tutti gli enti e i soggetti che gestiscono patrimoni immobiliari destinati a finalità sociali. La decisione conferma che per ottenere l’esenzione IMU alloggi sociali non basta la mera natura dell’ente proprietario o il coinvolgimento di enti pubblici nell’assegnazione. È indispensabile predisporre e conservare una documentazione puntuale e specifica che attesti, per ogni singola unità immobiliare, la sussistenza dei requisiti richiesti dalla legge. Affidarsi alla presunta conoscenza dei fatti da parte dell’amministrazione comunale è una strategia processuale rischiosa e, come dimostra questo caso, perdente.

Chi deve provare i requisiti per ottenere l’esenzione IMU per gli alloggi sociali?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere di provare la sussistenza dei presupposti per l’esenzione spetta sempre al contribuente che la invoca, anche quando l’ente impositore è a conoscenza della destinazione degli immobili.

È sufficiente che il Comune sappia che si tratta di alloggi sociali per ottenere l’esenzione?
No. La conoscenza dei fatti da parte del Comune non esonera il contribuente dal suo onere probatorio. Se l’ente impositore contesta il diritto all’esenzione emettendo un avviso di accertamento, spetta al contribuente fornire in giudizio la prova contraria.

Un avviso di accertamento IMU deve specificare perché un’esenzione non è stata applicata?
No. La Corte ha stabilito che un avviso di accertamento IMU è sufficientemente motivato se indica i dati dell’immobile, il soggetto passivo e l’imposta dovuta. Non è necessario che l’ente impositore spieghi preventivamente le ragioni del mancato riconoscimento di ogni possibile esenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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