Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 4158 Anno 2024
Civile Ord. Sez. 5 Num. 4158 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 15/02/2024
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
NOME COGNOME
Presidente
NOME COGNOME
Consigliere
NOME COGNOME
Consigliere
NOME COGNOME
Consigliere NOME.
NOME COGNOME
Consigliere
Oggetto:
REVOCAZIONE
CC.
26/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 31404/2020 R.G. proposto da:
COGNOME NOME, rappresentato e difeso per procura speciale dall’ AVV_NOTAIO, ed elettivamente domiciliato in Roma, presso l’AVV_NOTAIO, in INDIRIZZO.
–
ricorrente –
contro
RAGIONE_SOCIALE, in persona del Direttore pro tempore , rappresentata e difesa per legge dall’Avvocatura Generale dello RAGIONE_SOCIALE, con domicilio legale presso quest’ultima in Roma, INDIRIZZO.
–
contro
ricorrente –
Per la revocazione dell ‘ordinanza della Corte Suprema di Cassazione n. 12010 del 2020 pronunciata in data 06/02/2020 e pubblicata in data 19/06/2020 ,nel giudizio n.r.g. 5889/2014.
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 26 gennaio 2024 dal Consigliere NOME COGNOME.
Rilevato che:
NOME COGNOME chiede di revocare, per un motivo, l’ordinanza di questa Corte n. 12010 del 2020, pronunciata in data 06/02/2020 e pubblicata in data 19/06/2020 nel giudizio n.r.g. 5889/2014, che si è pronunziata sul ricorso dell’RAGIONE_SOCIALE
avverso la sentenza della Commissione tributaria regionale della Puglia-sezione staccata di Lecce n. 20/23/2013, depositata il 14 gennaio 2013, che nella controversia su impugnazione di un avviso di recupero per indebita fruizione del credito di imposta per incremento dell’occupazione, in ordine agli anni 2001 e 2002, aveva respinto l’appello erariale nei confronti di NOME COGNOME.
La revocanda ordinanza ha così deciso: « La Corte accoglie li primo motivo, dichiara l’assorbimento del secondo motivo, cassa la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, rigetta li ricorso originario del contribuente; compensa le spese dei giudizi di merito; condanna il contribuente alla rifusione del giudizio di legittimità in favore dell’amministrazione finanziaria, che liquida nella somma complessiva di € 1.400,00 per compensi, oltre spese prenotate a debito ed altri accessori di legge.».
L’RAGIONE_SOCIALE si difende con controricorso .
Il contribuente produce memoria.
Considerato che:
1. Con l’unico motivo di revocazione il ricorrente premette che nel controricorso di cui al giudizio a quo egli aveva preliminarmente eccepito l’inammissibilità del ricorso erariale per Cassazione, « atteso che li termine per impugnare al sentenza depositata li 14 gennaio 2013 scadeva il 1 marzo 2014, mentre li ricorso per cassazione è stato notificato a mezzo posta li 3 marzo 2014, quindi oltre li termine lungo di un anno previsto dall’art. 327 del codice di procedura civile applicabile anche al contenzioso tributario ex art. 38 D.Lgs. n. 546/1992; né è sufficiente a rendere tempestivo detto termine l’aggiunta di 46 giorni (dal 1° agosto al 15 settembre) relativi ala sospensione feriale prevista dall’art. 1, L. 7 ottobre 1969, n. 742; conseguentemente doveva essere dichiarata l’inammissibilità del ricorso proposto dall’RAGIONE_SOCIALE per tardività (Corte di Cassazione, sentenza 18 ottobre 2004, n 20394). Il ricorso per Cassazione andava notificato entro il 1 marzo 2014, ultimo giorno utile per la notifica a mezzo posta.
Nel caso di specie non trova applicazione l’art. 155 cpc (proroga giorno feriale successivo) poiché anche se il termine per la proposizione del ricorso per Cassazione si calcola in avanti per cui si applicherebbe la proroga di cui all’art. 155 cpc, tale comma è entrato in vigore a decorrere dal 01.03.2006, quindi al contenzioso in essere non può essere applicato atteso che il ricorso di primo grado di COGNOME è stato introdotto nel 2004.»
Tanto premesso, lamenta il ricorrente che nell’ordinanza revocanda non vi è alcun riferimento a tale sua eccezione, che questa Corte avrebbe quindi omesso totalmente di considerare.
2. Il motivo è infondato.
È utile ricordare che l’errore revocatorio consiste nella percezione, in contrasto con gli atti e le risultanze di causa, di una falsa realt à̀ documentale, in conseguenza della quale il giudice si sia indotto ad affermare l’esistenza di un fatto o di una dichiarazione che, invece, incontrastabilmente non risulta dai documenti di causa ( ex plurimis , Cass. 20/02/2006, n. 3652; Cass. 11/04/2001, n. 5369). In particolare, l’errore di fatto previsto dall’art. 395, n. 4,cod. proc. civ. – idoneo a costituire motivo di revocazione RAGIONE_SOCIALE sentenze di Cassazione ai sensi dell’art. 391bis cod. proc. civ. – deve consistere, al pari dell’errore revocatorio imputabile al giudice di merito, nell’affermazione o supposizione dell’esistenza o inesistenza di un fatto la cui verit à̀ risulti invece, in modo indiscutibile, esclusa o accertata in base al tenore degli atti o dei documenti di causa; deve essere decisivo, nel senso che deve esistere un necessario nesso di causalit à̀ tra l’erronea supposizione e la decisione resa; non deve cadere su un punto controverso sul quale la Corte si sia pronunciata; deve infine presentare i caratteri della evidenza ed obiettivit à̀ (Cass. 28/02/2007, n. 4640) . L’ errore revocatorio deve, pertanto, apparire di assoluta immediatezza e di semplice e concreta rilevabilit à̀ , senza che la sua constatazione necessiti di argomentazioni induttive o di indagini ermeneutiche, e non pu ò̀ consistere, per converso, in un preteso, inesatto apprezzamento RAGIONE_SOCIALE risultanze processuali ovvero in una critica del ragionamento del giudice sul piano logico – giuridico (cfr. Cass. n. 29833 del 2017, in motivazione).
Questa Corte ha poi chiarito che «In tema di revocazione RAGIONE_SOCIALE sentenze della Cassazione, è inammissibile il ricorso al rimedio previsto dall’art. 391 bis c.p.c. nell’ipotesi in cui il dedotto errore riguardi norme giuridiche, atteso che la falsa percezione di queste, anche se indotta da errata percezione di interpretazioni fornite da precedenti indirizzi giurisprudenziali, integra gli estremi dell'”error iuris”, sia nel caso di obliterazione RAGIONE_SOCIALE norme medesime (riconducibile all’ipotesi della falsa applicazione), sia nel caso di distorsione della loro effettiva portata (riconducibile all’ipotesi della violazione).» (Cass. 21/02/2020, n. 4584; nello stesso senso già Cass. 29/12/2011, n. 29922).
Va poi aggiunto che, decidendo sui motivi del ricorso per cassazione erariale, l’ordinanza revocanda ha, implicitamente ma necessariamente, ritenuto tempestiva la stessa
impugnazione e, quindi, rigettato implicitamente l’eccezione del contribuente, il cui ipotetico accoglimento avrebbe altrimenti determinato una declaratoria di inammissibilità del ricorso, precludendo alla Corte di attingere il contenuto RAGIONE_SOCIALE censure dell’RAGIONE_SOCIALE. Non vi è stata quindi l’omessa pronuncia denunziata quale motivo di revocazione ( ed in ogni caso la stessa omissione non sarebbe comunque decisiva ai fini della revocazione, come infra si dirà).
Invero, nel caso di specie, quello che parte ricorrente effettivamente denunzia è, piuttosto, un preteso errore di diritto, compiuto dalla Corte non nella percezione di un fatto processuale , ma nell’interpretazione e nell’applicazione dell’ art. 155 cod. proc. civ. e della disciplina intertemporale relativa alla novella di tale disposizione. Tuttavia, l’errore di diritto (che, come infra si dirà, neppure sussiste), non è ammissibile oggetto della revocazione.
3. È altresì comunque opportuno rilevare in diritto che, come questa Corte ha già avuto modo di chiarire, « La proroga dei termini processuali che scadono nella giornata di sabato, ex art. 155, comma 5, c.p.c., è applicabile non solo ai procedimenti instaurati successivamente al 1° marzo 2006 ma, in forza dell’art. 58, comma 3, della l. n. 69 del 2009, anche a quelli già pendenti a tale data, purché – non versandosi in presenza di una norma di interpretazione autentica – si tratti di termini in scadenza dopo l’entrata in vigore del cit. art. 58 (data coincidente con il 4 luglio 2009) e non di termini già scaduti.» (Cass. 16/11/2021, n. 34672; nello stesso senso già Cass. 12/01/2016, n. 310).
Nella fattispecie processuale sub iudice , sulla base già RAGIONE_SOCIALE sole deduzioni del ricorrente, deve rilevarsi che il procedimento era sì iniziato prima dell’1 marzo 2006, ma il termine per proporre il ricorso per la cassazione della sentenza d’appello scadeva (ove non prorogato ex art. 155 cod. proc. civ.) sabato 1 marzo 2014, quindi ben dopo il 4 luglio 2009, con la conseguente applicabilità, in ragione del principio appena esposto, dell’art. 155, comma 5, cod. proc. civ., e quindi con la proroga del termine per impugnare al successivo lunedì 3 marzo 2014, data nella quale, come deduce lo stesso ricorrente, la notifica si è perfezionata per l’Amministrazione impugnante.
Pertanto, il ricorso era tempestivo e l’eccezione proposta nel controricorso era infondata e non avrebbe potuto in ogni caso condurre, di per sé sola, alla pronuncia di inammissibilità del ricorso erariale per cassazione, come sostiene invece parte ricorrente; né avrebbe precluso l’esame e la decisione, da parte della Corte, sul merito del ricorso, così come è effettivamente avvenuto, con decisione che non viene in altro
modo condizionata dall’assunto errore revocatorio, neppure secondo le deduzioni dell’attuale ricorrente. Pertanto, ove pure l’errore denunziato nella forma dell’omessa pronunzia sussistesse, non ricorrerebbero neppure gli estremi per ritenere che sia stato decisivo, ovvero che esso avrebbe potuto condurre, o potrebbe condurre in questa sede, ad una diversa decisione sul ricorso erariale, fosse anche in rito.
Pertanto, non potendo l’assunto errore sovvertire o modificare la decisione revocanda, il ricorso per revocazione è comunque infondato anche sotto tale aspetto.
2. Le spese di legittimità seguono la soccombenza.
P.Q.M.
Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento, in favore della controricorrente, RAGIONE_SOCIALE spese del giudizio di legittimità, che liquida in Euro 4.300,00 per compensi, oltre alle spese prenotate a debito.
Ai sensi dell’art. 13 comma 1 -quater del d.P.R. n. 115 del 2002, inserito dall’art. 1, comma 17 della l. n. 228 del 2012, dà atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento, da parte del ricorrente , dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso, a norma del comma 1bis , dello stesso articolo 13, se dovuto.
Così deciso in Roma, il 26 gennaio 2024.