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Errore materiale: la correzione di un’ordinanza

La Corte di Cassazione ha corretto un’ordinanza in cui, per un palese errore materiale, era stato indicato il nome di un soggetto estraneo al giudizio al posto di quello della parte effettivamente coinvolta. L’Agenzia Fiscale aveva presentato istanza per emendare l’atto, che è stata accolta per ripristinare la corretta identità delle parti e garantire la precisione formale del provvedimento, senza pronuncia sulle spese.

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Errore Materiale: Quando un Nome Sbagliato Mette a Rischio un Atto Giudiziario

L’accuratezza formale negli atti giudiziari è un pilastro della certezza del diritto. Un semplice sbaglio, come un nome errato, può generare complicazioni significative. L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come l’ordinamento gestisca un errore materiale, ripristinando la correttezza del provvedimento senza inficiarne la sostanza. Questo caso dimostra l’esistenza di strumenti processuali rapidi ed efficaci per sanare sviste che, se non corrette, potrebbero compromettere l’esecutività di una decisione.

I Fatti del Caso: un Semplice Sbaglio di Persona

La vicenda trae origine da un contenzioso tributario tra l’Agenzia Fiscale e una contribuente. Dopo i gradi di merito, la questione era giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, che si era pronunciata con un’ordinanza nel 2018. Tuttavia, in questo provvedimento si era verificato un problema: nell’epigrafe, ovvero nella parte iniziale dell’atto che identifica le parti, era stato indicato il nome di un soggetto completamente estraneo alla causa al posto di quello della reale contribuente.

L’Agenzia Fiscale, accortasi della svista, ha prontamente presentato un’istanza di correzione, evidenziando come si trattasse di un palese errore materiale che necessitava di essere emendato per allineare l’atto alla realtà processuale.

La Procedura di Correzione dell’Errore Materiale

Il Codice di procedura civile prevede uno specifico procedimento per la correzione degli errori materiali e di calcolo. Gli articoli 287 e 391-bis consentono allo stesso giudice che ha emesso il provvedimento di correggerlo, su istanza di parte, senza dover avviare un nuovo e complesso giudizio. Questo strumento è pensato proprio per sanare quelle imprecisioni che non toccano il merito della decisione, ma solo la sua rappresentazione formale.

La Corte di Cassazione, ricevuta l’istanza, ha fissato un’udienza in camera di consiglio. La contribuente, sebbene regolarmente notificata, non si è costituita nel procedimento di correzione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha accolto l’istanza, riconoscendo senza alcuna esitazione la natura dell’errore. Nelle motivazioni si legge chiaramente che l’indicazione del nome di un terzo soggetto in luogo di quello della reale parte intimata costituiva un “mero errore materiale”.

I giudici hanno specificato che l’errore era facilmente riconoscibile e non intaccava in alcun modo il contenuto e la logica della decisione presa nel 2018. La correzione era quindi un atto dovuto per garantire la coerenza e la precisione formale del provvedimento giudiziario. Di conseguenza, la Corte ha ordinato alla Cancelleria di sostituire, sull’originale dell’ordinanza, il nome errato con quello corretto.

In linea con la giurisprudenza consolidata per questi casi (Cass. n. 21213/2013), la Corte ha inoltre stabilito che non vi era luogo a provvedere sulle spese del procedimento di correzione, trattandosi di un’attività meramente ordinatoria e non contenziosa.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la giustizia non può essere ostacolata da semplici sviste formali. L’istituto della correzione dell’errore materiale serve proprio a questo: a preservare l’efficacia delle decisioni giudiziarie, garantendo al contempo che siano formalmente ineccepibili. La procedura snella e rapida evita che le parti debbano subire le conseguenze di un errore non loro e assicura che il percorso della giustizia possa proseguire senza intoppi, riaffermando l’importanza della precisione non solo nella sostanza, ma anche nella forma degli atti processuali.

Cos’è un errore materiale in un provvedimento giudiziario?
Un errore materiale è una svista puramente formale, come un errore di trascrizione o di calcolo, che non influisce sulla volontà decisionale del giudice. Nel caso specifico, si è trattato dell’errata indicazione del nome di una delle parti nell’intestazione dell’atto.

Come si corregge un errore materiale in una decisione della Cassazione?
Si corregge attraverso un’apposita procedura, disciplinata dall’art. 391-bis del codice di procedura civile, su istanza di una delle parti. La stessa Corte che ha emesso il provvedimento viziato provvede a emendarlo, senza necessità di un nuovo giudizio di merito.

Chi paga le spese per la procedura di correzione?
Secondo la giurisprudenza citata nell’ordinanza, in caso di accoglimento di un’istanza per la correzione di un errore materiale, non si procede alla condanna alle spese legali, poiché il procedimento non ha natura contenziosa ma serve solo a ripristinare la correttezza formale dell’atto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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