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Errore di fatto: quando è inammissibile la revocazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5630/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione basato su un presunto errore di fatto. Il ricorrente sosteneva che la Corte non avesse esaminato una parte del suo motivo di ricorso originario. I giudici hanno chiarito che l’omessa menzione di un’argomentazione non integra un errore di fatto, bensì rientra nell’attività di valutazione del giudice, la quale non è sindacabile tramite questo rimedio straordinario. Il caso evidenzia la netta distinzione tra una svista percettiva e un errore di giudizio.

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Errore di Fatto: Quando la Cassazione Dichiara Inammissibile la Revocazione

Nel complesso mondo del diritto, esistono strumenti eccezionali per correggere le decisioni giudiziarie definitive. Uno di questi è la revocazione per errore di fatto, un rimedio che permette di rimettere in discussione una sentenza a causa di una svista materiale del giudice. Tuttavia, i confini di questo istituto sono molto rigidi. Con l’Ordinanza n. 5630 del 4 marzo 2024, la Corte di Cassazione ribadisce che un errore di valutazione o l’omessa disamina di un’argomentazione difensiva non costituiscono un errore di fatto revocatorio.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una cartella di pagamento emessa dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un contribuente. Quest’ultimo impugnava l’atto, lamentando, tra le altre cose, un difetto di motivazione. Il suo ricorso, dopo i primi gradi di giudizio, giungeva in Cassazione, dove veniva rigettato con un’ordinanza del 2017. La Corte, in quella sede, aveva ritenuto sufficiente il mero richiamo alla dichiarazione dei redditi per motivare la pretesa fiscale.

Non soddisfatto, il contribuente proponeva un nuovo ricorso, questa volta per revocazione, avverso la decisione della Cassazione. La sua tesi era che i giudici fossero incorsi in un errore di fatto: avrebbero omesso di percepire e di esaminare una parte specifica del suo motivo di ricorso, quella relativa al difetto di motivazione degli interessi pretesi nella cartella, concentrandosi solo sulla sorte capitale.

L’Errore di Fatto e i Limiti della Revocazione

La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di revocazione, dichiara il ricorso inammissibile. I giudici colgono l’occasione per delineare con precisione i confini dell’errore di fatto. Questo, per essere rilevante ai fini della revocazione, deve consistere in una svista puramente percettiva, ovvero:

* La supposizione di un fatto la cui verità è incontrastabilmente esclusa dagli atti di causa.
* La supposizione dell’inesistenza di un fatto la cui verità è positivamente stabilita dagli atti.

In sostanza, deve trattarsi di un errore che nasce da una semplice e materiale “svista” nella lettura degli atti, non da un’attività di valutazione, interpretazione o giudizio. L’errore revocatorio non può mai riguardare la violazione o la falsa applicazione di norme giuridiche, né il contenuto concettuale delle tesi difensive delle parti.

La Decisione della Suprema Corte

Applicando questi principi al caso di specie, la Corte stabilisce che la presunta omissione lamentata dal ricorrente non integra un errore di fatto. La circostanza che la precedente ordinanza non avesse fatto esplicito riferimento alla questione degli interessi non significa che la Corte non l’abbia valutata.

Le motivazioni

Secondo la Cassazione, il motivo di ricorso originario era stato esaminato nel suo complesso. L’aver escluso il difetto di motivazione della cartella di pagamento implica un rigetto, anche implicito, di tutte le argomentazioni collegate, inclusa quella sugli interessi. La questione della motivazione degli interessi, introdotta dal ricorrente, era un punto “controvertibile”, ovvero un argomento difensivo soggetto a valutazione giuridica, e non un fatto oggettivo e incontestato che la Corte avrebbe “non visto”. Di conseguenza, l’eventuale errore del giudice nel non trattare esplicitamente tale punto rientra nell’ambito dell’errore di giudizio, che non può essere corretto con lo strumento della revocazione.

Le conclusioni

L’ordinanza n. 5630/2024 conferma l’orientamento rigoroso della giurisprudenza sui presupposti della revocazione. Questo rimedio straordinario non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio per rimettere in discussione la valutazione del giudice. L’errore di fatto deve essere evidente, materiale e decisivo, risolvendosi in una divergenza tra ciò che il giudice ha percepito e ciò che gli atti di causa effettivamente attestano. Qualsiasi doglianza che implichi una nuova valutazione del merito o delle argomentazioni giuridiche esula da questo ambito, portando inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso.

Cos’è un “errore di fatto” che giustifica la revocazione di una sentenza?
È un’erronea percezione degli atti di causa, come supporre l’esistenza di un fatto che i documenti escludono, o viceversa. Non può mai riguardare un’interpretazione di norme giuridiche o una valutazione delle argomentazioni delle parti.

La mancata analisi di un punto specifico di un ricorso costituisce un errore di fatto?
No. Secondo questa ordinanza, l’omessa menzione esplicita di una questione (come la motivazione degli interessi) non integra un errore di fatto, ma rientra nell’attività di valutazione del giudice, che può averla considerata e implicitamente rigettata. Tale omissione, se del caso, costituisce un errore di giudizio, non sindacabile con la revocazione.

Qual è la conseguenza della tardiva notifica di un controricorso in Cassazione?
Il controricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non può prendere in considerazione le difese e le argomentazioni contenute in quell’atto perché presentato oltre i termini di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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