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Distrazione delle spese: errore e correzione in Cassazione

Una società cooperativa, tramite il proprio avvocato, ha richiesto la correzione di un decreto della Corte di Cassazione che aveva omesso di disporre la distrazione delle spese legali a favore del difensore, il quale si era dichiarato antistatario. La Corte ha riconosciuto l’errore materiale e ha ordinato la modifica del precedente provvedimento, specificando che le spese devono essere liquidate direttamente al legale, comprensive di tutti gli accessori di legge. La decisione chiarisce che il procedimento di correzione è il rimedio appropriato per l’omessa distrazione delle spese.

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Distrazione delle Spese: Come Correggere un Errore della Cassazione

Quando un avvocato si dichiara ‘antistatario’, significa che ha anticipato le spese legali per il proprio cliente e chiede che, in caso di vittoria, la parte soccombente paghi direttamente a lui. Ma cosa succede se il giudice si dimentica di inserire questa disposizione nella sentenza? L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre una risposta chiara, illustrando il corretto percorso per rimediare a un’omessa distrazione delle spese attraverso la procedura di correzione dell’errore materiale.

I Fatti del Caso: Una Dimenticanza Cruciale

Il caso nasce da un ricorso promosso da un’ente fiscale contro una società cooperativa in liquidazione. La società cooperativa, risultata vittoriosa nel giudizio di legittimità, si è vista riconoscere il diritto al pagamento delle spese legali. Tuttavia, il decreto emesso dalla Corte di Cassazione presentava una lacuna significativa: pur condannando l’ente soccombente al pagamento di una somma specifica, non menzionava la distrazione delle spese a favore del difensore della cooperativa, che ne aveva fatto esplicita richiesta. Inoltre, il decreto non liquidava gli accessori di legge, come le spese forfettarie, le spese borsuali e altri oneri.

La Richiesta di Correzione

Di fronte a questa omissione, la società cooperativa ha presentato un’istanza per la correzione dell’errore materiale contenuto nel decreto. L’obiettivo era duplice: ottenere la distrazione delle somme liquidate direttamente a favore del proprio avvocato antistatario e vedere riconosciuti anche tutti gli accessori di legge non calcolati in precedenza. L’ente fiscale, dal canto suo, non ha svolto attività difensiva in questa fase.

La Decisione sulla Correzione e la Distrazione delle Spese

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente l’istanza, riconoscendo che il decreto precedente era effettivamente affetto da un errore materiale. La richiesta di distrazione era stata ritualmente avanzata dal difensore sia nel controricorso che nella memoria difensiva, ma non aveva trovato riscontro né nella motivazione né nel dispositivo della decisione.

Di conseguenza, la Corte ha disposto la correzione del decreto, ordinando di modificare il testo sia nella parte motiva che nel dispositivo. La nuova formulazione prevede esplicitamente che le spese legali, quantificate nell’importo originario più le spese forfettarie al 15%, le spese borsuali e gli accessori di legge, debbano essere “distratte in favore del difensore antistatario”.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha fornito una chiara spiegazione giuridica a sostegno della sua decisione, basandosi su principi consolidati.

Innanzitutto, ha ribadito che l’omessa pronuncia sull’istanza di distrazione delle spese non costituisce un errore di giudizio da impugnare con i mezzi ordinari, ma un errore materiale. La richiesta di distrazione, infatti, non è una domanda autonoma, ma una modalità di pagamento delle spese. Pertanto, il rimedio corretto è il procedimento di correzione previsto dagli articoli 287 e 288 del codice di procedura civile.

La Corte ha sottolineato che questa procedura, applicabile anche alle pronunce della Cassazione ai sensi dell’art. 391-bis c.p.c., è in linea con il principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Essa consente al difensore di ottenere rapidamente un titolo esecutivo per recuperare le somme anticipate, senza dover attendere i tempi di un’impugnazione.

Un altro punto chiarito è che l’istanza di correzione può essere legittimamente presentata sia dalla parte rappresentata (come nel caso di specie) sia direttamente dal difensore antistatario, in base alla procura originale.

Infine, la Corte ha stabilito che nulla è dovuto per le spese del procedimento di correzione, poiché la sua natura speciale non permette di individuare una parte soccombente in senso stretto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riveste una notevole importanza pratica per gli avvocati. Conferma che la dimenticanza del giudice riguardo alla distrazione delle spese non è un errore fatale, ma una svista sanabile con uno strumento agile e veloce come la correzione dell’errore materiale. Ciò garantisce una tutela efficace e rapida del diritto del difensore antistatario a recuperare le somme anticipate per il cliente. La decisione rafforza la certezza del diritto e fornisce una guida procedurale chiara, evitando il ricorso a procedure più complesse e dispendiose. Per i clienti, assicura che gli oneri finanziari del processo vengano correttamente gestiti, come previsto dalla legge, senza ulteriori complicazioni.

Qual è il rimedio corretto se il giudice dimentica di pronunciarsi sulla distrazione delle spese richiesta dall’avvocato?
Il rimedio corretto non è un’impugnazione ordinaria, ma il procedimento di correzione degli errori materiali previsto dagli artt. 287 e 288 del codice di procedura civile, poiché l’omissione non è considerata un errore di giudizio ma una svista materiale.

Chi può presentare l’istanza di correzione per l’omessa distrazione delle spese?
L’istanza può essere presentata sia dalla parte rappresentata nel processo sia direttamente dal difensore che si è dichiarato antistatario, sulla base della procura originaria conferitagli.

Sono dovute spese legali per il procedimento di correzione dell’errore materiale?
No, la Corte ha stabilito che nulla è dovuto per le spese di questo specifico procedimento. La sua natura speciale è volta a correggere una svista del giudice, e pertanto non è possibile individuare una parte soccombente a cui addebitare i costi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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