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Distrazione delle spese: errore e correzione

L’ordinanza in esame affronta il caso di un’omessa pronuncia sulla distrazione delle spese legali a favore dell’avvocato antistatario. A seguito di una vittoria contro l’Agenzia delle Entrate, il difensore di una società aveva notato che la sentenza di condanna alle spese non includeva la distrazione a suo favore, nonostante la richiesta. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale omissione costituisce un errore materiale, correggibile attraverso la procedura semplificata prevista dall’art. 391-bis c.p.c., e non con un’impugnazione ordinaria. Di conseguenza, ha ordinato l’integrazione della precedente ordinanza, senza disporre sulle spese del procedimento di correzione.

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Distrazione delle Spese: Come Correggere l’Omissione del Giudice

L’istituto della distrazione delle spese rappresenta una tutela fondamentale per l’avvocato che ha anticipato i costi del giudizio per il proprio cliente. Ma cosa accade se il giudice, nel pronunciare la sentenza, omette di disporla nonostante la specifica richiesta? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la via da percorrere non è quella dell’impugnazione, bensì quella, più snella e rapida, della correzione dell’errore materiale. Analizziamo insieme la decisione.

I Fatti del Caso

Una società, difesa dal proprio legale, otteneva una vittoria in Cassazione contro l’Agenzia delle Entrate. La Corte, nel rigettare il ricorso dell’amministrazione finanziaria, la condannava al pagamento delle spese di lite, liquidate in una somma specifica. Tuttavia, nel dispositivo della sentenza, veniva omessa la statuizione relativa alla distrazione di tali spese in favore del difensore, il quale si era dichiarato antistatario, ovvero aveva anticipato i costi per i suoi assistiti. L’avvocato, accortosi dell’omissione, presentava un’istanza alla stessa Corte per ottenere la correzione di quello che riteneva essere un mero errore materiale.

La Procedura Corretta per l’Omessa Distrazione delle Spese

Il cuore della questione giuridica risiede nell’individuare il rimedio corretto per sanare tale omissione. La Corte di Cassazione, richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale, ha affermato un principio di diritto molto chiaro: l’omessa pronuncia sull’istanza di distrazione delle spese non costituisce un vizio di merito della sentenza, ma un semplice errore materiale.

Di conseguenza, il rimedio esperibile non è uno degli ordinari mezzi di impugnazione (come l’appello o un nuovo ricorso in Cassazione), che comporterebbero un allungamento dei tempi processuali, ma il procedimento di correzione degli errori materiali disciplinato dagli artt. 287, 288 e, per le pronunce della Cassazione, 391-bis del codice di procedura civile. Questa procedura è molto più rapida e garantisce il rispetto del principio costituzionale della ragionevole durata del processo.

La Logica Dietro la Scelta Procedurale

La richiesta di distrazione non è una domanda autonoma, ma accessoria alla condanna principale sulle spese. La sua omissione non altera la sostanza della decisione, ma riguarda solo la modalità di pagamento. La procedura di correzione, quindi, permette al difensore di ottenere rapidamente un titolo esecutivo valido per recuperare le somme anticipate direttamente dalla parte soccombente, senza dover avviare un nuovo e complesso iter giudiziario.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha accolto l’istanza del legale, basando la propria decisione su diverse argomentazioni. In primo luogo, ha verificato che negli atti del precedente giudizio il difensore avesse effettivamente concluso chiedendo la condanna alle spese “in favore del difensore che si dichiara anticipatario”. L’omissione era quindi palesemente frutto di una svista.

In secondo luogo, ha ribadito che il procedimento di correzione è lo strumento più adeguato e coerente con il dettato dell’art. 93 c.p.c. e con i principi di economia processuale. Avviare un’impugnazione per un errore di questo tipo sarebbe sproporzionato e contrario all’efficienza del sistema giustizia.

Infine, la Corte ha specificato un punto importante relativo alle spese del procedimento di correzione stesso. Data la natura “sostanzialmente amministrativa” di tale procedura, in cui non vi è una parte vittoriosa e una soccombente in senso stretto, non deve essere adottato alcun provvedimento sulle spese. La correzione serve a ripristinare la corretta formulazione del provvedimento originale, non a decidere una nuova controversia.

Le Conclusioni

La decisione in esame offre un’importante conferma pratica per tutti i professionisti legali. In caso di mancata pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese, il difensore antistatario ha a disposizione un rimedio efficace e veloce. L’istanza di correzione dell’errore materiale, ai sensi dell’art. 391-bis c.p.c., consente di emendare l’ordinanza o la sentenza in tempi brevi, ottenendo un titolo esecutivo corretto. Questo principio non solo tutela il diritto di credito del legale ma contribuisce anche a non appesantire inutilmente il sistema giudiziario con impugnazioni per questioni meramente formali. La Corte ha quindi disposto che la cancelleria annotasse sull’originale della precedente ordinanza la locuzione mancante, risolvendo così l’errore.

Cosa succede se il giudice, pur richiesto, dimentica di disporre la distrazione delle spese in favore dell’avvocato?
L’omissione costituisce un errore materiale. Non è necessario un nuovo appello o ricorso, ma si può risolvere con una semplice e rapida istanza di correzione alla stessa corte che ha emesso il provvedimento.

Qual è lo strumento giuridico per correggere l’omessa pronuncia sulla distrazione delle spese?
Lo strumento è il procedimento di correzione degli errori materiali, previsto dagli articoli 287, 288 e, per la Corte di Cassazione, dall’art. 391-bis del codice di procedura civile.

Sono previste spese legali per il procedimento di correzione dell’errore materiale?
No, la Corte ha chiarito che in questo tipo di procedimento non viene adottato alcun provvedimento sulle spese, poiché ha una natura sostanzialmente amministrativa e non individua una parte vincitrice e una soccombente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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