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Distrazione delle spese: come correggere l’omissione

Un’ordinanza della Cassazione chiarisce che l’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese a favore del difensore costituisce un errore materiale. Tale errore può essere corretto tramite l’apposito procedimento, senza necessità di impugnazione. Nel caso specifico, la Corte ha integrato la precedente sentenza, accogliendo la richiesta del legale della società vittoriosa contro l’Amministrazione Finanziaria.

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Distrazione delle spese: la Cassazione chiarisce il rimedio all’omessa pronuncia

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema di grande rilevanza pratica per gli avvocati: cosa fare quando il giudice, pur condannando la parte soccombente al pagamento delle spese legali, omette di pronunciarsi sulla richiesta di distrazione delle spese a favore del difensore. La decisione conferma che lo strumento corretto non è l’impugnazione, bensì la più snella procedura di correzione dell’errore materiale.

I fatti di causa

Il caso trae origine da una controversia tra una società contribuente e l’Amministrazione Finanziaria. La Corte di Cassazione, con una precedente sentenza, aveva respinto il ricorso dell’Ente Fiscale, condannandolo al pagamento delle spese di lite in favore della società. Tuttavia, nella sentenza, i giudici avevano omesso di disporre la distrazione di tali spese direttamente a beneficio del difensore della società, nonostante quest’ultimo ne avesse fatto esplicita richiesta in una memoria difensiva.

Ritenendo tale omissione un errore, l’avvocato ha presentato un’istanza per la correzione dell’errore materiale contenuto nella sentenza, chiedendo che venisse integrata con la disposizione mancante. Parallelamente, ha iscritto un nuovo ricorso per la correzione, che la Corte ha poi riunito al fascicolo originario per una trattazione congiunta.

La decisione sulla distrazione delle spese

La Corte di Cassazione ha accolto l’istanza, riconoscendo che l’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese costituisce un errore materiale sanabile. I giudici hanno quindi disposto che la sentenza originaria fosse corretta, aggiungendo nel dispositivo la locuzione «con distrazione in favore dell’avv. [Nome del difensore]» dopo la quantificazione delle spese legali.

La Corte ha inoltre precisato che, data la natura speciale del procedimento di correzione, non vi è luogo a una nuova pronuncia sulle spese, poiché in tale contesto non è possibile individuare una parte vincitrice e una soccombente.

Le motivazioni

Il cuore della decisione risiede nell’analisi giuridica del rimedio esperibile. La Cassazione, richiamando un principio di diritto già consolidato, ha ribadito che l’omessa pronuncia sull’istanza di distrazione delle spese non costituisce un vizio che richiede un mezzo di impugnazione ordinario. La richiesta di distrazione, infatti, non è una domanda autonoma, ma un’istanza accessoria alla condanna principale sulle spese.

Di conseguenza, la sua omissione si qualifica come un errore materiale, correggibile attraverso la procedura prevista dagli articoli 287 e 288 del codice di procedura civile. Tale procedura, applicabile anche alle pronunce della Cassazione ai sensi dell’art. 391-bis c.p.c., offre diversi vantaggi:

1. Celerità: Garantisce una rapida tutela al difensore, permettendogli di ottenere un titolo esecutivo in tempi brevi.
2. Efficienza: È in linea con il principio costituzionale della ragionevole durata del processo.
3. Coerenza normativa: Si allinea con il disposto dell’art. 93, secondo comma, c.p.c., che regola proprio l’istituto della distrazione.

Nel caso specifico, il Collegio ha verificato che la richiesta di distrazione era stata tempestivamente formulata dal difensore nella memoria depositata prima dell’udienza relativa alla sentenza poi corretta. Pertanto, sussistevano tutti i presupposti per procedere con l’integrazione del provvedimento.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante chiarimento operativo per tutti i legali. Conferma che, in caso di dimenticanza da parte del giudice sulla richiesta di distrazione delle spese, la via da percorrere è quella, più agile e rapida, della correzione dell’errore materiale. Evitare un lungo e complesso giudizio di impugnazione non solo fa risparmiare tempo e risorse, ma consente al professionista di veder tutelato in modo efficace il proprio diritto a ricevere direttamente dalla parte soccombente quanto anticipato per conto del cliente. La decisione rafforza la tutela del difensore distrattario, garantendo uno strumento processuale adeguato e proporzionato per sanare un’omissione puramente formale.

Cosa succede se un giudice dimentica di pronunciarsi sulla richiesta di distrazione delle spese?
In caso di omessa pronuncia sull’istanza di distrazione delle spese, il rimedio corretto non è l’impugnazione della sentenza, ma l’attivazione della procedura di correzione dell’errore materiale, come previsto dagli articoli 287 e 288 del codice di procedura civile.

Perché l’omessa pronuncia sulla distrazione delle spese è un errore materiale e non un vizio della sentenza?
È considerata un errore materiale perché la richiesta di distrazione non è una domanda autonoma, ma una modalità di pagamento delle spese già liquidate. La sua omissione non incide sul merito della decisione o sulla volontà del giudice riguardo alla causa principale, ma rappresenta una svista formale che può essere sanata senza alterare la sostanza del provvedimento.

La procedura di correzione per omessa distrazione si applica anche alle sentenze della Corte di Cassazione?
Sì, l’ordinanza conferma che la procedura di correzione dell’errore materiale è applicabile anche nei confronti delle pronunce della Corte di Cassazione, ai sensi dell’articolo 391-bis del codice di procedura civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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