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Disconoscimento copie: come contestare le notifiche

Un contribuente ha impugnato un debito erariale sostenendo la prescrizione. La sua azione è stata respinta perché il disconoscimento delle copie delle notifiche, prodotto dall’ente di riscossione, è stato giudicato troppo generico. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che per contestare efficacemente la conformità di una copia all’originale, il disconoscimento deve essere specifico e dettagliato, indicando le precise difformità. Una contestazione generica non ha valore.

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Disconoscimento Copie: Perché una Contestazione Generica non Basta

Quando si riceve una richiesta di pagamento dall’ente della riscossione, una delle possibili difese è eccepire la prescrizione del credito. Per farlo, però, è fondamentale seguire le corrette procedure processuali, specialmente quando si intende contestare la documentazione prodotta dalla controparte. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce l’importanza di un corretto disconoscimento delle copie degli atti di notifica, mostrando come una contestazione generica possa portare al rigetto del ricorso. Analizziamo insieme questo caso per capire quali sono le regole da seguire.

I Fatti del Caso: Dalla Cartella al Ricorso in Cassazione

Un contribuente si rivolgeva al Tribunale per chiedere che fosse dichiarata la prescrizione di un debito di quasi 9.000 euro risultante da un estratto di ruolo. In giudizio si costituivano sia l’ente creditore (un istituto di previdenza) sia l’agente della riscossione, i quali si opponevano alla richiesta.

Mentre il Tribunale in primo grado dichiarava inammissibile il ricorso, la Corte d’Appello, pur riconoscendo l’interesse del cittadino a impugnare l’estratto di ruolo, respingeva nel merito la sua domanda. Secondo i giudici d’appello, il debito non era prescritto perché l’agente della riscossione aveva prodotto in giudizio le copie degli atti interruttivi della prescrizione, validamente notificati.

Il contribuente, non soddisfatto della decisione, proponeva ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: l’errata valutazione della validità ed efficacia degli atti interruttivi, sostenendo di aver effettuato un corretto disconoscimento delle copie delle relate di notifica prodotte in giudizio.

La Questione del Disconoscimento Copie degli Atti

Il punto cruciale della controversia riguarda l’efficacia probatoria delle copie fotostatiche prodotte in giudizio. L’articolo 2719 del Codice Civile stabilisce che le copie fotografiche di scritture hanno la stessa efficacia delle autentiche, se la loro conformità con l’originale non è espressamente disconosciuta. Ma cosa significa ‘espressamente disconosciuta’?

La Tesi del Ricorrente

Il ricorrente sosteneva che il suo disconoscimento, effettuato in un verbale d’udienza, fosse sufficiente a privare di efficacia le copie delle relate di notifica depositate dall’agente della riscossione. Senza quelle prove, il credito sarebbe risultato prescritto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, definendo il disconoscimento del contribuente ‘generico, onnicomprensivo e insufficiente’. I giudici hanno chiarito che, per essere efficace, la contestazione non può limitarsi a una formula di stile o a un’affermazione generica. È necessario che la parte che contesta la conformità indichi in modo chiaro e specifico:

1. Il documento che intende contestare.
2. Gli aspetti specifici per cui la copia differirebbe dall’originale.

Una contestazione priva di questi elementi non è in grado di privare di efficacia probatoria le copie prodotte.

Le Motivazioni: I Principi sul Disconoscimento Efficace

La Corte ha richiamato i suoi precedenti orientamenti consolidati. In tema di prova documentale, la contestazione della conformità di una copia all’originale deve essere compiuta, a pena di inefficacia, mediante una dichiarazione che evidenzi in modo chiaro e univoco sia il documento contestato, sia gli aspetti differenziali rispetto all’originale. Non sono sufficienti né il ricorso a clausole di stile né generiche asserzioni.
I giudici hanno specificato che il disconoscimento del ricorrente si era limitato a una deduzione sulla mancata produzione degli originali, senza muovere alcuna critica specifica alle copie depositate. Di conseguenza, la Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto valide le prove documentali prodotte dall’agente della riscossione. La motivazione della sentenza impugnata è stata giudicata logica, completa ed esauriente, ben al di sopra del ‘minimo costituzionale’ richiesto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: chi intende contestare un documento prodotto in copia dalla controparte deve farlo in modo meticoloso e circostanziato. Limitarsi a dire ‘contesto la conformità all’originale’ non ha alcun effetto giuridico. È indispensabile specificare perché si ritiene che la copia non sia fedele, anche basandosi su elementi presuntivi. In assenza di una contestazione specifica, il giudice considererà la copia come pienamente valida ai fini della prova. Questa regola garantisce la certezza del processo ed evita contestazioni pretestuose, obbligando le parti a una difesa precisa e puntuale.

È sufficiente contestare genericamente le copie degli atti depositati in giudizio per invalidarle?
No, secondo la Corte di Cassazione, non è sufficiente. Il disconoscimento delle copie deve essere specifico, indicando chiaramente quale documento si contesta e quali sono le differenze rispetto all’originale. Asserzioni generiche o clausole di stile sono considerate inefficaci.

Quale valore probatorio ha la copia fotostatica di una relata di notifica prodotta dall’agente della riscossione?
La copia fotostatica ha pieno valore probatorio se la controparte non la contesta in modo specifico e puntuale, ai sensi dell’art. 2719 del Codice Civile. Se la contestazione è generica, la copia mantiene la sua efficacia di prova.

Si può impugnare un estratto di ruolo per far valere la prescrizione del credito?
Sì. Sebbene nel caso di specie la questione fosse già stata decisa nei gradi precedenti, la Corte d’Appello aveva riconosciuto l’interesse del contribuente a impugnare l’estratto di ruolo per eccepire la prescrizione del credito, confermando un principio ormai consolidato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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