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Diritto di abitazione e IMU: quando il coniuge non paga

La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto di abitazione del coniuge superstite non si costituisce se l’immobile adibito a residenza familiare era in comproprietà tra il defunto e terzi (in questo caso, i figli di primo letto). Di conseguenza, il coniuge superstite non è soggetto passivo IMU. L’imposta grava interamente sui comproprietari, che si erano rivolti al giudice per ottenerne un rimborso parziale, vedendo però la loro richiesta definitivamente respinta.

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Diritto di Abitazione e IMU: La Cassazione Chiarisce Chi Paga in Caso di Comproprietà

Molti credono che, alla morte di un coniuge, il superstite acquisisca automaticamente il diritto di abitazione sulla casa familiare, diventando così l’unico responsabile del pagamento dell’IMU. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda che la realtà giuridica è più complessa, specialmente quando l’immobile è in comproprietà con altre persone. La Suprema Corte ha chiarito in quali specifici casi questo diritto non sorge, con importanti conseguenze sulla determinazione del soggetto passivo dell’imposta.

I Fatti del Caso: Una Complessa Eredità Familiare

La vicenda trae origine dalla richiesta di rimborso IMU presentata da tre fratelli, comproprietari di un immobile a Padova. L’appartamento era stato originariamente di proprietà esclusiva della loro madre. Alla sua morte, la proprietà si era trasferita per 12/18 al marito e per i restanti 6/18 ai tre figli. Successivamente, il padre si era risposato e aveva continuato a vivere nell’immobile con la sua seconda moglie.

Alla morte del padre, la sua quota di 12/18 era stata ereditata dai tre figli, che diventavano così proprietari esclusivi dell’intero immobile, ciascuno per 1/3. I figli, ritenendo che la seconda moglie del padre (la loro matrigna) avesse acquisito il diritto di abitazione sulla quota del defunto, avevano chiesto al Comune il rimborso parziale dell’IMU versata, sostenendo che dovesse essere lei a pagare l’imposta corrispondente.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Diritto di Abitazione

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione ai contribuenti, ma il Comune ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha ribaltato il verdetto, accogliendo il ricorso del Comune.

Il punto centrale della controversia era stabilire se il diritto di abitazione, previsto dall’art. 540 del codice civile, potesse sorgere anche quando l’immobile non era di proprietà esclusiva del defunto (il de cuius), ma in comproprietà con terzi (i figli nati dal primo matrimonio).

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza: lo scopo della norma è tutelare il coniuge superstite garantendogli la stabilità abitativa. Tuttavia, questa tutela non può realizzarsi a discapito dei diritti di terzi comproprietari.

I giudici hanno chiarito che il presupposto indispensabile perché sorga il diritto di abitazione è che la casa familiare fosse:
1. Di proprietà esclusiva del defunto;
2. Oppure in comunione tra il defunto e il coniuge superstite.

Nel caso in esame, nessuna di queste condizioni era soddisfatta. Al momento della sua morte, il padre era comproprietario dell’immobile non con la moglie superstite, ma con i suoi figli. La presenza di terzi contitolari del diritto di proprietà impedisce la costituzione del legato ex lege del diritto di abitazione, poiché comprimerebbe il diritto di godimento degli altri comproprietari, i quali sarebbero costretti a subire un diritto reale su un bene di loro proprietà senza avervi acconsentito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

La decisione ha conseguenze fiscali dirette. Poiché il coniuge superstite non ha acquisito il diritto di abitazione, non può essere considerato soggetto passivo ai fini IMU. L’imposta grava quindi interamente sui titolari del diritto di proprietà, ovvero i tre figli. La loro richiesta di rimborso è stata, di conseguenza, definitivamente respinta.

Questa ordinanza serve da importante monito: nelle successioni che coinvolgono famiglie allargate e complesse situazioni di comproprietà immobiliare, è fondamentale analizzare attentamente la titolarità del bene per determinare correttamente i diritti successori e gli obblighi fiscali che ne derivano. Affidarsi a convinzioni generali senza una verifica puntuale può portare a errate valutazioni e a contenziosi con l’amministrazione finanziaria.

Quando sorge il diritto di abitazione per il coniuge superstite?
Il diritto di abitazione a favore del coniuge superstite sorge, secondo la legge (art. 540 c.c.), solo se la casa adibita a residenza familiare era di proprietà esclusiva del defunto o in comproprietà tra il defunto e il coniuge superstite stesso.

Se la casa familiare è in comproprietà tra il defunto e i suoi figli, il coniuge superstite acquista il diritto di abitazione?
No. La sentenza chiarisce che se l’immobile è in comproprietà tra il defunto e terzi (inclusi i figli), il diritto di abitazione per il coniuge superstite non si costituisce. Questo perché non si può comprimere il diritto di proprietà dei terzi contitolari.

In assenza del diritto di abitazione, chi è tenuto a pagare l’IMU sulla casa familiare?
In assenza del diritto di abitazione, il coniuge superstite non è soggetto passivo dell’imposta. L’IMU deve essere interamente pagata dai proprietari dell’immobile, in proporzione alle loro quote di proprietà. Nel caso specifico, l’onere ricade interamente sui figli eredi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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