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Deposito telematico: appello inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato improcedibile un ricorso in materia tributaria a causa del mancato rispetto dell’obbligo di deposito telematico. La ricorrente aveva ottenuto un’autorizzazione provvisoria al deposito cartaceo adducendo problemi tecnici, ma una relazione informatica ha smentito tale circostanza. La Corte ha concluso che la mancata attivazione della procedura telematica fosse imputabile a negligenza del difensore, non a cause di forza maggiore, confermando la regola del deposito telematico obbligatorio.

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Deposito Telematico: Nessuna Scusa per Errori o Imperizia

L’era digitale ha trasformato radicalmente il mondo della giustizia, rendendo il deposito telematico degli atti una procedura standard e obbligatoria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce con fermezza questo principio, sottolineando come la presunta imperizia informatica o generici problemi tecnici non costituiscano una valida giustificazione per eludere tale obbligo. Il caso in esame offre uno spaccato chiaro delle conseguenze derivanti dal mancato rispetto delle norme procedurali digitali.

I Fatti di Causa

Una contribuente impugnava una sentenza della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado relativa a un avviso di accertamento per il pagamento dell’IMU per l’anno 2015. La controversia originaria verteva sulla debenza dell’imposta per alcuni immobili, tra cui uno parzialmente adibito ad abitazione principale e un terreno agricolo la cui imposta era inferiore alla soglia minima di 12,00 euro.

Giunta in Cassazione, la difesa della contribuente, anziché procedere con il deposito telematico del ricorso come previsto dalla legge, presentava un’istanza per essere autorizzata al deposito cartaceo. La motivazione addotta era la presenza di non meglio specificati ‘problemi tecnici’ e una ‘personale mancata perizia’ in materia informatica.

La Decisione della Corte: l’obbligatorietà del deposito telematico

La Prima Presidente della Corte di Cassazione, in via d’urgenza, autorizzava provvisoriamente il deposito cartaceo, subordinando però la validità di tale atto a una successiva verifica tecnica sulla funzionalità dei sistemi informatici del Ministero.

L’esito di tale verifica è stato il fulcro della decisione. Il Centro Elettronico di Documentazione (CED) della Corte ha infatti attestato che, nei giorni indicati dalla ricorrente, i sistemi informatici del dominio giustizia erano ‘completamente funzionanti’ e non presentavano alcun problema tecnico che potesse impedire il deposito telematico.

Di conseguenza, il Collegio ha dichiarato il ricorso improcedibile. La Corte ha stabilito che l’autorizzazione presidenziale era solo provvisoria e non precludeva la valutazione definitiva sulla regolarità del deposito. L’assenza di un malfunzionamento oggettivo ha ricondotto la mancata presentazione telematica a una negligenza del difensore, che non aveva nemmeno tentato di avviare la procedura informatica.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un principio ormai consolidato: l’obbligo del deposito degli atti processuali in via telematica, in vigore dal 1° gennaio 2023, è una regola generale derogabile solo in casi eccezionali. L’ostacolo che giustifica il ricorso a mezzi alternativi deve essere oggettivo, assoluto e non governabile dalla parte, come un comprovato e documentato malfunzionamento dei sistemi del Ministero.

La ‘mera difficoltà’ o la ‘mancata perizia’ del difensore non rientrano in questa categoria. Sono considerate difficoltà soggettive che possono e devono essere superate con l’ordinaria diligenza e perizia professionale. La Corte ha sottolineato che l’errore del difensore non può essere considerato scusabile quando le difficoltà nell’uso di un sistema informatico possono essere gestite e prevenute.

L’assenza di un’anomalia informatica, certificata dall’organo tecnico preposto, ha reso il mancato deposito telematico unicamente imputabile al difensore, rendendo così l’appello improcedibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza lancia un messaggio inequivocabile al mondo forense: la transizione digitale nel processo è un punto di non ritorno e la competenza nell’utilizzo degli strumenti telematici è ormai parte integrante della diligenza professionale dell’avvocato. Affidarsi a giustificazioni generiche o alla propria imperizia per aggirare l’obbligo del deposito telematico è una strategia destinata al fallimento, con conseguenze procedurali gravi e costi economici significativi per il cliente. La decisione conferma che solo un guasto oggettivo e documentato dei sistemi giudiziari può giustificare una deroga, escludendo qualsiasi rilevanza a difficoltà di natura soggettiva.

È possibile evitare il deposito telematico obbligatorio adducendo scarsa competenza informatica?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la ‘mancata perizia’ o le mere difficoltà di utilizzo di un sistema informatico sono problemi soggettivi del difensore e non costituiscono una valida giustificazione per derogare all’obbligo del deposito telematico. Tali difficoltà devono essere superate con l’ordinaria diligenza.

Cosa succede se un avvocato sostiene che i sistemi informatici del tribunale non funzionavano?
La Corte può disporre una verifica tecnica. Se il Centro di Elaborazione Dati (CED) accerta che i sistemi erano funzionanti nel periodo indicato, la giustificazione viene respinta. L’onere di dimostrare il malfunzionamento oggettivo è molto rigoroso e non può basarsi su mere affermazioni.

Quali sono le conseguenze se un ricorso viene dichiarato improcedibile per mancato deposito telematico?
Il ricorso non viene esaminato nel merito. Inoltre, la parte soccombente viene condannata al pagamento di una somma in favore della Cassa delle Ammende (in questo caso 2.000,00 euro) e all’attestazione dei presupposti per il raddoppio del contributo unificato, con un significativo aggravio di costi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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