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Definizione agevolata: come estingue il processo

Una contribuente, dopo aver impugnato un avviso di accertamento per Irpef e Ilor fino alla Corte di Cassazione, ha aderito a una definizione agevolata della controversia. L’Agenzia delle Entrate ha fornito la prova del completo pagamento. Di conseguenza, la Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere, senza esaminare nel merito i motivi del ricorso.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Come Chiudere un Contenzioso Tributario

La definizione agevolata, comunemente nota come ‘condono’ o ‘pace fiscale’, rappresenta uno strumento cruciale a disposizione dei contribuenti per risolvere le liti con il Fisco. Questo meccanismo consente di chiudere un contenzioso in corso pagando una somma ridotta, portando a una conseguenza processuale netta: l’estinzione del giudizio. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione illustra perfettamente come l’adesione a tale procedura, anche durante la fase finale del processo, determini la cessazione della materia del contendere.

I Fatti del Caso: Un Lungo Percorso Giudiziario

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una contribuente per maggiori imposte (Irpef e Ilor) relative a un reddito d’impresa conseguito nell’anno 1987. La contribuente ha impugnato l’atto davanti alla Commissione Tributaria Provinciale, che ha accolto il suo ricorso annullando l’accertamento.

Successivamente, l’Amministrazione finanziaria ha presentato appello e la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione di primo grado, accogliendo le tesi dell’Ente impositore e rideterminando le somme dovute. Contro questa sentenza sfavorevole, la contribuente ha proposto ricorso per cassazione, portando la controversia all’ultimo grado di giudizio.

La Svolta: L’Adesione alla Definizione Agevolata

Proprio mentre il giudizio era pendente dinanzi alla Suprema Corte, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo. La contribuente ha scelto di avvalersi della definizione agevolata prevista dall’art. 6 del D.L. n. 193 del 2016.

L’Agenzia delle Entrate ha quindi depositato in giudizio la documentazione che attestava la positiva conclusione della procedura: la richiesta della contribuente, la sua rinuncia al ricorso e, soprattutto, la prova dell’integrale pagamento del debito tributario. A questo punto, sia il Pubblico Ministero che la stessa Agenzia delle Entrate hanno chiesto alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ruolo della definizione agevolata

Preso atto della documentazione prodotta, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito dei motivi di ricorso presentati dalla contribuente. Non ha valutato se la sentenza della Commissione Regionale fosse corretta o meno. Ha semplicemente constatato che la controversia, oggetto del processo, non esisteva più.

La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio e la cessazione della materia del contendere. In applicazione della normativa specifica (art. 46 del D.Lgs. n. 546/1992), ha inoltre stabilito che le spese legali del processo estinto restano a carico delle parti che le hanno anticipate, senza alcuna condanna per la parte soccombente.

Le Motivazioni

La motivazione alla base della decisione è puramente procedurale e si fonda su un principio di economia processuale. Una volta che la pretesa fiscale viene soddisfatta attraverso uno strumento previsto dalla legge, come la definizione agevolata, viene meno l’interesse delle parti a ottenere una pronuncia del giudice. Il Fisco ha incassato le somme e il contribuente ha chiuso il debito. Proseguire il giudizio per stabilire chi avesse ragione o torto nel merito diventa inutile. La Corte, quindi, si limita a prendere atto della risoluzione extragiudiziale della lite e a chiudere formalmente il processo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma l’efficacia della definizione agevolata come strumento per porre fine a contenziosi tributari lunghi e onerosi. Le implicazioni pratiche sono significative: i contribuenti possono valutare questa opzione in qualsiasi fase del processo, anche in Cassazione, per ottenere certezza e chiudere definitivamente la propria posizione con il Fisco. È fondamentale, tuttavia, considerare che la scelta comporta la rinuncia a far valere le proprie ragioni nel merito e che, di norma, ciascuna parte dovrà sostenere le proprie spese legali.

Aderire a una definizione agevolata mentre una causa è in corso in Cassazione è possibile?
Sì, il provvedimento dimostra che è possibile aderire a una definizione agevolata anche se il giudizio è pendente davanti alla Corte di Cassazione. La contribuente ha infatti richiesto e ottenuto il condono mentre il suo ricorso era all’esame della Suprema Corte.

Cosa succede al processo se il contribuente paga il dovuto tramite condono?
Se il contribuente paga integralmente il debito tramite una procedura di definizione agevolata, il processo viene dichiarato estinto per cessazione della materia del contendere. La Corte non esamina più i motivi del ricorso, ma si limita a prendere atto che la controversia è stata risolta.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
In base all’art. 46 del D.Lgs. n. 546 del 1992, citato nel provvedimento, le spese del giudizio estinto restano a carico della parte che le ha anticipate. Ciascuna parte, quindi, paga i propri avvocati e i propri costi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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