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Data certa scrittura privata: prova contro il Fisco

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10871/2025, ha stabilito che un accordo di riduzione del canone di locazione formalizzato con una scrittura privata è opponibile al Fisco solo se munito di data certa. La semplice dichiarazione del conduttore o le ricevute di pagamento non costituiscono prove sufficienti a dimostrare l’anteriorità dell’accordo rispetto a un accertamento fiscale, in quanto prive del necessario carattere di oggettività. Pertanto, la mancanza di una data certa scrittura privata rende l’accordo inefficace ai fini della determinazione del reddito imponibile.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Data Certa Scrittura Privata: Quando è Opponibile al Fisco?

La stipula di una scrittura privata per modificare un contratto di locazione, ad esempio per ridurre il canone, solleva importanti questioni fiscali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito i requisiti necessari affinché tale accordo sia valido nei confronti dell’Amministrazione Finanziaria, ponendo l’accento sul concetto di data certa scrittura privata. Senza questo fondamentale requisito, il contribuente rischia di vedersi tassare l’intero canone originario, anche se non percepito. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Due proprietari di un immobile locato per uso non abitativo ricevevano avvisi di accertamento dall’Agenzia delle Entrate per l’anno d’imposta 2014. L’Ufficio contestava un reddito dichiarato inferiore a quello che sarebbe derivato dal contratto di locazione originario, calcolando l’imposta sul canone pieno per dodici mensilità.
I contribuenti si opponevano, sostenendo di aver stipulato con il conduttore una scrittura privata che prevedeva la sospensione del pagamento del canone per tre mesi, riducendo di fatto il reddito percepito.
La Commissione Tributaria Provinciale (C.t.p.) respingeva il ricorso dei contribuenti, ritenendo l’accordo privo di data certa e, pertanto, inopponibile al Fisco. Al contrario, la Commissione Tributaria Regionale (C.t.r.) accoglieva l’appello, affermando che la prova della riduzione del canone potesse essere fornita anche con elementi diversi dalla registrazione, come una dichiarazione successiva del conduttore e le ricevute di pagamento.
L’Agenzia delle Entrate, insoddisfatta, ricorreva per cassazione.

La Prova della Data Certa della Scrittura Privata

Il fulcro della controversia risiede nell’articolo 2704 del Codice Civile. Questa norma stabilisce che la data di una scrittura privata non autenticata non è opponibile ai terzi se non dal giorno della sua registrazione o da altri eventi che ne stabiliscano in modo ugualmente certo l’anteriorità (come la morte di uno dei sottoscrittori o la riproduzione in atti pubblici).
La Corte di Cassazione, nel suo ruolo di garante della corretta interpretazione della legge (funzione di nomofilachia), ha ribadito un principio fondamentale: l’Amministrazione Finanziaria è considerata ‘terzo’ rispetto agli accordi tra privati. Di conseguenza, per far valere una riduzione del canone ai fini fiscali, il contribuente ha l’onere di provare, con elementi oggettivi e incontrovertibili, che l’accordo di riduzione è stato stipulato in una data anteriore all’eventuale accertamento fiscale. La semplice data apposta dalle parti sul documento non è sufficiente.

L’Inidoneità della Prova Fornita dai Contribuenti

La C.t.r. aveva ritenuto sufficienti, come prova, una dichiarazione resa dai legali rappresentanti della società conduttrice (che confermava il pagamento del canone ridotto) e le relative ricevute di affitto. La Suprema Corte ha smontato questa tesi, giudicandola un errore di diritto. La dichiarazione del conduttore, infatti, non possiede il carattere di oggettività richiesto. Provenendo da una delle parti coinvolte nell’accordo stesso, è considerata una prova proveniente dalla stessa sfera soggettiva del contribuente e, di per sé, non idonea a stabilire la certezza della data. Si tratta, in sostanza, di un documento meramente riproduttivo del contenuto di un altro accordo, a sua volta privo di data certa.

L’Insufficienza degli Elementi Presuntivi

Il secondo motivo di ricorso dell’Agenzia riguardava la violazione delle norme sulla prova per presunzioni (art. 2729 cod. civ.). Le presunzioni, per essere valide, devono basarsi su fatti gravi, precisi e concordanti. Secondo la Cassazione, gli elementi portati dai contribuenti (dichiarazione e ricevute) non soddisfacevano tali requisiti.
La dichiarazione, come detto, era priva di valore indiziario oggettivo. Le stesse ricevute di pagamento, essendo anch’esse prive di data certa e riconducibili sempre alle parti dell’accordo, non potevano dimostrare in modo oggettivo e inequivocabile l’anteriorità dell’accordo di riduzione. Il ragionamento presuntivo della C.t.r. era quindi viziato alla base, perché fondato su elementi probatori inefficaci.

le motivazioni

La Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate basandosi su due principi cardine. In primo luogo, ha riaffermato che, per essere opponibile all’Amministrazione Finanziaria, un accordo modificativo di un contratto di locazione deve avere una data certa scrittura privata. La certezza della data deve derivare da fatti oggettivi, esterni alla volontà delle parti, come la registrazione dell’atto. In secondo luogo, ha chiarito che elementi probatori provenienti dalle stesse parti dell’accordo, come dichiarazioni a posteriori o ricevute non certificate, non possono costituire prove presuntive valide, in quanto mancano dei requisiti di gravità, precisione e concordanza richiesti dalla legge. Tali elementi non sono in grado di stabilire ‘in modo ugualmente certo’ l’anteriorità del documento, come richiesto dall’art. 2704 c.c.

le conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per locatori e conduttori. Qualsiasi modifica a un contratto di locazione, specialmente se comporta una riduzione del reddito imponibile per il locatore, deve essere formalizzata in modo da ottenere una data certa. La via più sicura è la registrazione dell’accordo modificativo presso l’Agenzia delle Entrate. Sebbene non obbligatoria per legge per le semplici riduzioni di canone, la registrazione diventa uno strumento probatorio fondamentale e quasi insostituibile per tutelarsi da futuri accertamenti fiscali. Affidarsi a dichiarazioni successive o a semplici ricevute di pagamento è una strategia rischiosa che, come dimostra questo caso, non offre sufficienti garanzie di fronte al Fisco.

È possibile provare una riduzione del canone di locazione al Fisco con una semplice scrittura privata non registrata?
No. Secondo la Corte, una scrittura privata non registrata è opponibile al Fisco solo se la sua data anteriore all’accertamento è provata in modo certo e oggettivo, e la semplice data apposta dalle parti non è sufficiente.

La dichiarazione del conduttore che conferma la riduzione del canone è una prova sufficiente per ottenere la data certa?
No. La dichiarazione del conduttore, essendo una delle parti dell’accordo, è considerata priva del carattere di oggettività necessario e non è idonea a conferire data certa alla scrittura privata.

Le ricevute di pagamento di un canone ridotto possono essere usate come prova presuntiva dell’accordo di riduzione?
Da sole, no. La Corte ha stabilito che anche le ricevute, se prive di data certa e provenienti dalle stesse parti dell’accordo, non costituiscono un elemento presuntivo con i requisiti di gravità, precisione e concordanza richiesti per provare l’anteriorità dell’accordo di riduzione del canone.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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