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Credito d’imposta: quando l’Agenzia può disconoscerlo

Un contribuente si è visto negare un credito d’imposta riportato nella dichiarazione del 2008, poiché derivante da quella del 2007, mai presentata. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in questi casi, l’Agenzia delle Entrate può legittimamente procedere tramite controllo automatizzato (ex art. 36-bis) senza emettere un formale atto di accertamento, poiché l’incongruenza emerge dai dati forniti dallo stesso contribuente. La Corte ha cassato la decisione precedente, rinviando il caso per una nuova valutazione sul merito del credito.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito d’imposta: quando basta il controllo automatizzato?

La gestione del credito d’imposta è un tema cruciale per i contribuenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i poteri dell’Agenzia delle Entrate, stabilendo quando il disconoscimento di un credito può avvenire tramite una procedura semplificata, senza la necessità di un complesso atto di accertamento. Questa pronuncia offre importanti spunti sulla differenza tra controlli formali e sostanziali nelle dichiarazioni fiscali.

I Fatti del Caso: Un Credito Conteso

Un contribuente ha impugnato una cartella di pagamento relativa all’anno 2008. La cartella derivava da una liquidazione automatizzata della sua dichiarazione dei redditi (Modello Unico 2009). Il problema principale nasceva dal disconoscimento di un credito d’imposta che il contribuente aveva riportato dalla presunta dichiarazione dell’anno precedente, il 2007. L’Agenzia delle Entrate contestava tale credito sostenendo che, per l’anno 2007, il contribuente non aveva presentato alcuna dichiarazione. Di conseguenza, il credito riportato nel 2008 era privo di fondamento. Il contribuente, d’altro canto, riteneva illegittima la procedura, sostenendo che una simile contestazione avrebbe richiesto un atto di accertamento formale e un contraddittorio.

Il Percorso Giudiziario: Dai Giudici di Merito alla Cassazione

Nei primi due gradi di giudizio, le Commissioni Tributarie (prima Provinciale e poi Regionale) hanno dato ragione al contribuente, annullando la cartella di pagamento. Secondo i giudici di merito, il disconoscimento del credito d’imposta implicava una valutazione complessa che non poteva essere effettuata tramite la procedura di controllo automatizzato prevista dall’art. 36-bis del d.P.R. n. 600/1973. Insoddisfatta, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per cassazione, basandosi su due motivi principali.

Le Motivazioni della Cassazione sul credito d’imposta

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo parzialmente il ricorso dell’Agenzia. La Corte ha distinto nettamente tra le diverse contestazioni.

Il Primo Motivo: Disconoscimento del Credito d’Imposta

La Cassazione ha affermato un principio consolidato: l’attività di controllo automatizzato è legittima quando la contestazione nasce da una semplice verifica dei dati indicati dal contribuente stesso e dalle incongruenze che ne derivano. Nel caso specifico, il contribuente aveva indicato un credito proveniente dall’anno 2007, ma non risultava presentata alcuna dichiarazione per quell’anno. Questa verifica non richiede valutazioni discrezionali o complesse elaborazioni di dati esterni, ma solo un confronto tra quanto dichiarato e quanto presente nell’anagrafe tributaria. Pertanto, l’Ufficio ha agito correttamente utilizzando la procedura semplificata dell’art. 36-bis, senza necessità di un preventivo avviso di accertamento. Resta fermo, ovviamente, il diritto del contribuente di dimostrare in sede di contenzioso l’effettiva esistenza del credito.

Il Secondo Motivo: La Richiesta di Rateazione e Riduzione

Il secondo motivo riguardava il rigetto, da parte dei giudici di merito, delle eccezioni dell’Agenzia su una richiesta di rateazione speciale (legata a eventi sismici). La Corte ha ritenuto il motivo fondato su un punto cruciale: la sentenza impugnata era contraddittoria perché, pur riconoscendo che l’agevolazione richiesta dal contribuente riguardava solo il primo acconto del 2008, aveva annullato l’intera pretesa fiscale, incluso il saldo IRPEF 2008, che non era oggetto di alcuna agevolazione.

Conclusioni

La sentenza è cassata e la causa rinviata alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado del Molise. Questo giudice dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi espressi dalla Cassazione. In particolare, dovrà verificare nel merito l’effettiva spettanza del credito d’imposta disconosciuto e la debenza degli importi richiesti a titolo di saldo per il 2008. La decisione ribadisce che i controlli automatizzati sono uno strumento valido per correggere errori e incongruenze palesi che emergono direttamente dalla dichiarazione, semplificando l’azione amministrativa e concentrando gli accertamenti più complessi sui casi che richiedono valutazioni di merito.

L’Agenzia delle Entrate può disconoscere un credito d’imposta con un controllo automatizzato (art. 36-bis) senza un atto di accertamento?
Sì, secondo la Corte di Cassazione è legittimo. Quando il disconoscimento deriva da una verifica di dati indicati dallo stesso contribuente e dalle incongruenze che ne risultano (come un credito riportato da un anno per il quale non è stata presentata dichiarazione), non sono necessarie valutazioni complesse e la procedura automatizzata è sufficiente.

Perché la decisione dei giudici di merito è stata considerata contraddittoria?
La decisione è stata giudicata contraddittoria perché ha annullato l’intera ripresa fiscale per l’anno 2008, mentre la richiesta di agevolazione e rateazione del contribuente si riferiva unicamente al primo acconto di quell’anno, non al saldo finale. La sentenza ha quindi esteso l’annullamento a una parte del debito che non era interessata dai benefici richiesti.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione cassa una sentenza con rinvio?
La sentenza del giudice precedente viene annullata e il caso viene rimandato a un altro giudice dello stesso grado (in questo caso, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado) per una nuova decisione. Questo nuovo giudice dovrà riesaminare la questione attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Corte di Cassazione nella sua ordinanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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