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Correzione errore materiale: il contraddittorio è sacro

Un contribuente chiede la correzione di errore materiale di un decreto che liquidava spese legali sproporzionate rispetto al valore della causa. La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, non decide nel merito ma stabilisce un principio fondamentale: la richiesta di correzione deve essere notificata alla controparte per garantire il principio del contraddittorio, anche quando l’errore potrebbe essere rilevato d’ufficio.

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Correzione Errore Materiale: Perché il Contraddittorio è Sempre Obbligatorio

L’ordinanza interlocutoria n. 27340/2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento processuale: la necessità di garantire il contraddittorio tra le parti, anche nell’ambito della correzione di errore materiale. Anche quando un errore in una sentenza è palese, la procedura per emendarlo deve rispettare il diritto di difesa di tutte le parti coinvolte. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un giudizio in cui un contribuente si era visto condannare al pagamento di spese legali per un importo di 4.000,00 euro. Il problema? Il valore della controversia era di appena 67,68 euro. Ritenendo evidente la sproporzione e l’errore nella quantificazione, il difensore del contribuente ha presentato un’istanza alla Corte di Cassazione per ottenere la correzione del decreto di estinzione del giudizio.

L’istante chiedeva, quindi, che la Corte rettificasse l’importo delle spese, adeguandolo al reale valore della causa. La questione sottoposta alla Corte, tuttavia, non era se l’errore esistesse o meno, ma quale fosse la procedura corretta da seguire per la sua eventuale correzione.

La Procedura di Correzione di Errore Materiale e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione, prima di entrare nel merito della richiesta, si è soffermata su un aspetto procedurale cruciale. L’articolo 391-bis del codice di procedura civile, che disciplina la correzione di errore materiale delle sentenze della Suprema Corte, prevede che il procedimento segua specifiche regole. Una modifica legislativa del 2016 ha introdotto la possibilità che la correzione avvenga non solo su istanza di parte, ma anche “rilevata d’ufficio dalla Corte”.

Nonostante questa facoltà, la Corte ha chiarito che, in ogni caso, resta fermo l’obbligo di instaurare il contraddittorio. Che la procedura parta da una richiesta di parte o da un’iniziativa del giudice, il diritto della controparte di essere informata e di poter presentare le proprie osservazioni deve essere sempre garantito. La correzione, infatti, non è un atto unilaterale, ma un incidente processuale che, pur non modificando la sostanza della decisione, deve svolgersi nel pieno rispetto delle garanzie difensive.

Di conseguenza, la Corte ha disposto che il ricorrente notificasse il ricorso per la correzione e la stessa ordinanza alla controparte, concedendo un termine di sessanta giorni per tale adempimento e rinviando la causa a un nuovo ruolo.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un solido impianto normativo e giurisprudenziale. Viene richiamato l’articolo 288 del codice di procedura civile, che per la correzione nei gradi di merito impone la notifica del ricorso e del decreto di fissazione dell’udienza. Questo principio, secondo la Corte, si applica anche al giudizio di cassazione.

La Suprema Corte, citando un’importante pronuncia delle Sezioni Unite (n. 4353/2023), sottolinea che il diritto al contraddittorio è un pilastro del giusto processo e non può essere derogato. Anche se la procedura di correzione è un mero “incidente” dello stesso giudizio e non una nuova fase processuale, essa deve comunque assicurare che tutte le parti siano poste in condizione di interloquire.

L’ordinanza evidenzia che la necessità di notifica serve a garantire trasparenza e correttezza, permettendo alla controparte di esporre le proprie ragioni, ad esempio contestando la stessa esistenza dell’errore materiale. In assenza di questo passaggio, si verificherebbe una violazione del diritto di difesa costituzionalmente garantito.

Le Conclusioni

La decisione in esame offre un’importante lezione pratica: qualsiasi istanza volta a ottenere la correzione di un errore materiale in un provvedimento giudiziario deve essere formalmente notificata alla controparte. Non è sufficiente depositare un’istanza in cancelleria sperando che il giudice provveda d’ufficio. Il rispetto del contraddittorio è un passaggio ineludibile che la parte istante ha l’onere di curare. Questa pronuncia rafforza la centralità del diritto di difesa, confermando che nessuna decisione, nemmeno quella apparentemente più semplice come la correzione di un errore di calcolo, può essere presa senza aver prima ascoltato tutte le voci del processo.

È possibile chiedere la correzione di un errore in una sentenza senza avvisare la controparte?
No. L’ordinanza chiarisce che il ricorso per la correzione di errore materiale e il provvedimento del giudice devono essere notificati alla controparte per garantire il suo diritto a partecipare al procedimento (principio del contraddittorio).

La Corte può correggere un errore di sua iniziativa (d’ufficio)?
Sì, la legge lo consente. Tuttavia, anche in questo caso, la Corte ha l’obbligo di instaurare il contraddittorio, informando le parti della sua intenzione di procedere alla correzione e dando loro la possibilità di presentare osservazioni.

La procedura di correzione di errore materiale costituisce un nuovo processo?
No. La Cassazione afferma che si tratta di un ‘mero incidente’ dello stesso giudizio, finalizzato unicamente ad adeguare il testo scritto del provvedimento alla reale volontà del giudice. Nonostante ciò, deve comunque rispettare le garanzie processuali fondamentali, come il diritto al contraddittorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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