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Concordato fallimentare: tassazione per il terzo

Una società, terza assuntrice in un concordato fallimentare, ha impugnato un avviso di liquidazione dell’imposta di registro. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la trattazione del caso per permettere alle parti di finalizzare un accordo transattivo, sospendendo la decisione sui complessi motivi di ricorso relativi alla base imponibile e al principio di alternatività IVA/registro.

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Concordato fallimentare e imposta di registro: la Cassazione apre alla transazione

L’operazione di salvataggio di un’azienda tramite concordato fallimentare con l’intervento di un terzo assuntore è una procedura complessa, che solleva importanti questioni fiscali. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha messo in pausa un giudizio cruciale sull’applicazione dell’imposta di registro in tali contesti, favorendo una possibile definizione bonaria tra il contribuente e l’Agenzia delle Entrate. Analizziamo i contorni della vicenda e le sue implicazioni.

I fatti di causa

Una società operante nel settore finanziario si era fatta carico, come terza assuntrice, dei concordati fallimentari di altre due società. In seguito a questa operazione, l’Agenzia delle Entrate le notificava un avviso di liquidazione per l’imposta di registro, calcolata in misura proporzionale. La società ha impugnato l’atto, sostenendo che la tassazione dovesse essere in misura fissa e che la base imponibile fosse stata erroneamente calcolata.

Dopo essere risultata soccombente sia in primo che in secondo grado presso le commissioni tributarie, la società ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, articolando cinque distinti motivi di censura contro la sentenza d’appello.

Le questioni sulla tassazione del concordato fallimentare

Il cuore del contenzioso ruotava attorno all’interpretazione delle norme sull’imposta di registro (DPR 131/1986). La società ricorrente lamentava principalmente:

1. Difetto di motivazione: L’avviso di liquidazione non spiegava perché, tra due disposizioni patrimoniali contrapposte (l’acquisto della massa attiva e l’accollo dei debiti), fosse stata scelta come base imponibile quella più onerosa.
2. Errata applicazione dell’art. 21 TUR: La Commissione Tributaria Regionale non avrebbe effettuato il necessario confronto quantitativo tra il valore degli attivi acquisiti e l’ammontare dei debiti accollati per determinare la tassazione corretta.
3. Omessa valutazione di fatti decisivi: I giudici di merito non avrebbero considerato che ingenti somme di denaro non erano mai entrate nella disponibilità giuridica della società, essendo state versate direttamente alle procedure concorsuali. Di conseguenza, solo gli attivi “illiquidi” avrebbero dovuto essere tassati.
4. Violazione del principio di alternatività IVA/registro: Non era stata valutata la natura delle obbligazioni sottostanti l’accollo dei debiti, al fine di stabilire se queste fossero soggette a IVA e, quindi, se l’imposta di registro dovesse essere applicata in misura fissa.

La decisione interlocutoria della Corte

Di fronte a questioni così complesse, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito della controversia. Ha invece preso atto di una richiesta congiunta delle parti di rinviare la trattazione. La società contribuente aveva infatti formalizzato una proposta di definizione bonaria della lite, e l’Agenzia delle Entrate necessitava di tempo per valutarla. La Corte ha quindi deciso di rinviare la causa a nuovo ruolo, sospendendo il giudizio.

Le motivazioni

La motivazione della Corte è prettamente procedurale ma di grande rilevanza pratica. I giudici hanno ritenuto opportuno accogliere l’istanza congiunta per consentire il perfezionamento delle trattative in corso. Questa scelta si fonda sulle recenti novità legislative (in particolare il D.Lgs. 220/2023) che incentivano la conciliazione giudiziale anche per le controversie pendenti in Cassazione. La finalità è quella di favorire una composizione stragiudiziale della lite, considerata una soluzione efficiente che può portare all’abbandono del ricorso.

Conclusioni

Sebbene l’ordinanza non risolva le spinose questioni fiscali legate alla tassazione del concordato fallimentare, essa rappresenta un’importante indicazione sulla gestione del contenzioso tributario. La decisione evidenzia la crescente apertura del sistema giudiziario verso soluzioni alternative alla sentenza, anche nel grado più alto di giudizio. Per le imprese e per l’amministrazione finanziaria, ciò significa che la via del dialogo e dell’accordo transattivo è non solo percorribile, ma anche incoraggiata dalla giurisprudenza, con potenziali benefici in termini di tempi e costi per entrambe le parti.

Qual è l’oggetto principale della controversia in questo caso di concordato fallimentare?
L’oggetto principale è la corretta modalità di liquidazione dell’imposta di registro a carico di una società che, come terza assuntrice, ha rilevato attivi e passivi di due società fallite. La disputa verte su quale base imponibile utilizzare e se applicare un’imposta in misura fissa o proporzionale.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso nel merito le questioni sollevate?
La Corte non ha deciso nel merito perché le parti hanno presentato un’istanza congiunta di rinvio. La società ricorrente ha avanzato una proposta di definizione bonaria della controversia e la Corte ha concesso tempo alle parti per perfezionare un possibile accordo stragiudiziale.

Quali sono i punti legali che la società ricorrente ha contestato riguardo all’imposta di registro?
La società ha contestato diversi punti, tra cui: la mancanza di motivazione dell’avviso di liquidazione sulla scelta della base imponibile più gravosa; l’errata applicazione delle norme che impongono un confronto tra il valore degli attivi e dei passivi; il mancato scomputo di somme mai entrate nella sua disponibilità giuridica; e la violazione del principio di alternatività tra IVA e imposta di registro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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