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Compiuta giacenza: quando interrompe la prescrizione?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9862/2025, ha respinto il ricorso di una contribuente, confermando che ai fini dell’interruzione della prescrizione, la notifica di un atto tramite raccomandata si perfeziona con la compiuta giacenza. La presunzione di conoscenza scatta dal momento del rilascio dell’avviso di giacenza presso l’ufficio postale, e non dal ritiro effettivo della lettera, spettando al destinatario provare l’impossibilità di riceverlo senza colpa.

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Compiuta Giacenza e Prescrizione: Quando si Perfeziona la Notifica?

La notifica di atti, specialmente in materia fiscale, è un momento cruciale che determina la decorrenza di termini importanti, come quello di prescrizione. Ma cosa succede se una raccomandata non viene ritirata? La cosiddetta compiuta giacenza è sufficiente a considerare l’atto notificato e, di conseguenza, a interrompere la prescrizione? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito principi consolidati, offrendo chiarimenti fondamentali per contribuenti e operatori del diritto.

I Fatti del Caso

Una contribuente si opponeva a una pretesa fiscale, eccependo l’avvenuta prescrizione del credito. L’agente della riscossione, al contrario, sosteneva di aver interrotto la prescrizione inviando una comunicazione a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento. La lettera non era stata consegnata per assenza del destinatario e, dopo il periodo di deposito presso l’ufficio postale, era stata restituita al mittente per compiuta giacenza. Sia in primo che in secondo grado, i giudici avevano dato ragione all’agente di riscossione. La contribuente ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando sia una violazione di legge sia un difetto di motivazione da parte dei giudici di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado. I giudici hanno chiarito che, per gli atti stragiudiziali volti a interrompere la prescrizione (come una costituzione in mora), non si applicano le complesse regole previste per la notificazione degli atti giudiziari. Si applica, invece, il principio della presunzione di conoscenza sancito dall’art. 1335 del Codice Civile.

Compiuta Giacenza e Interruzione della Prescrizione

Il punto centrale della decisione riguarda il momento in cui l’atto interruttivo produce i suoi effetti. La Corte ha ribadito che, nel caso di invio tramite raccomandata non consegnata, la presunzione di conoscenza opera non dal momento in cui il destinatario ritira il plico, ma dal momento in cui viene rilasciato l’avviso di giacenza presso l’ufficio postale. È in quel preciso istante che l’atto si considera giunto all’indirizzo del destinatario e, pertanto, idoneo a interrompere il decorso della prescrizione. La successiva compiuta giacenza consolida questo effetto.

La Presunzione di Conoscenza e l’Onere della Prova

Secondo l’art. 1335 c.c., un atto recettizio si presume conosciuto quando giunge all’indirizzo del destinatario. Questa è una presunzione relativa (iuris tantum), che può essere superata. Tuttavia, l’onere della prova grava sul destinatario. Non è sufficiente, come ha tentato di fare la ricorrente, affermare di non aver mai trovato l’avviso di giacenza nella propria cassetta postale. Il destinatario deve dimostrare di essersi trovato, senza sua colpa, nell’impossibilità oggettiva di avere notizia della comunicazione. Si tratta di una prova molto rigorosa, che richiede la dimostrazione di un evento eccezionale e non imputabile che ha impedito la conoscenza dell’atto.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che la motivazione della sentenza d’appello, seppur sintetica, era sufficiente a esplicitare la ratio decidendi, ovvero il percorso logico-giuridico che ha portato alla decisione. I giudici di merito avevano correttamente applicato i principi consolidati della giurisprudenza di legittimità, secondo cui la prova della spedizione della raccomandata, attestata dall’ufficio postale, è sufficiente a far presumere il suo arrivo a destinazione e, in caso di mancata consegna per assenza, il perfezionamento della notifica con il rilascio dell’avviso di giacenza. L’uso della raccomandata è uno strumento ordinario e legittimo per gli atti stragiudiziali, e la sua efficacia non è subordinata alle formalità previste per gli atti giudiziari, come la produzione dell’avviso di ricevimento o della Comunicazione di Avvenuto Deposito (CAD).

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Stabilisce che, per interrompere la prescrizione, è sufficiente che l’agente della riscossione dimostri di aver spedito una raccomandata all’indirizzo del contribuente. Se questa non viene consegnata per assenza e si perfeziona la compiuta giacenza, l’effetto interruttivo si produce dal momento del rilascio dell’avviso di deposito. Il contribuente che intenda contestare tale effetto ha l’onere di fornire una prova rigorosa della sua incolpevole impossibilità di avere conoscenza dell’atto, non bastando una semplice negazione.

Una raccomandata non ritirata può interrompere la prescrizione di un debito?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’effetto interruttivo della prescrizione si produce nel momento in cui l’avviso di giacenza della raccomandata viene rilasciato presso l’ufficio postale, in quanto da quel momento opera la presunzione di conoscenza a carico del destinatario.

Cosa si intende per presunzione di conoscenza?
È un principio legale secondo cui un atto si considera conosciuto dal destinatario quando giunge al suo indirizzo. Per superare questa presunzione, il destinatario deve provare di essere stato, senza sua colpa, nell’impossibilità di ricevere la comunicazione.

È sufficiente dichiarare di non aver mai trovato l’avviso di giacenza per contestare la notifica?
No. La semplice allegazione di non aver rinvenuto l’avviso di giacenza nella propria cassetta postale non è sufficiente a vincere la presunzione di conoscenza. Il destinatario deve fornire la prova di un impedimento oggettivo e non a lui imputabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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