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Classamento catastale: Villa frazionata resta A/8

Due contribuenti hanno frazionato la loro villa (A/8) in due unità, richiedendo una riclassificazione a A/7 (villini). L’Agenzia delle Entrate ha respinto la richiesta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che il classamento catastale di un immobile come A/8 (“villa”) può essere mantenuto anche dopo la suddivisione in più unità, a condizione che persistano le caratteristiche di pregio come la posizione, il giardino, le finiture di lusso e la piscina. La semplice divisione non è sufficiente per un declassamento.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Classamento Catastale: Quando una Villa Frazionata Mantiene la Categoria A/8

L’operazione di frazionare un immobile di lusso in più unità abitative può sollevare complessi interrogativi sul corretto classamento catastale da attribuire. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un caso emblematico: una villa, originariamente classificata in categoria A/8, viene suddivisa in due appartamenti. I proprietari richiedono il passaggio alla categoria A/7 (villini), ma l’Agenzia delle Entrate si oppone. La Suprema Corte ha fornito principi chiari, confermando che la divisione non comporta automaticamente un declassamento se le caratteristiche di pregio dell’immobile persistono.

I Fatti del Caso: Dalla Ristrutturazione all’Accertamento Fiscale

I proprietari di una villa, a seguito di un frazionamento che ha creato due distinte unità abitative con una diversa distribuzione degli spazi interni, presentavano una dichiarazione DOCFA proponendo la classificazione di entrambi gli immobili nella categoria catastale A/7. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, respingeva tale proposta, rettificando la rendita catastale e mantenendo la classificazione originaria A/8, classe 1.

I contribuenti impugnavano l’avviso di accertamento, lamentando principalmente tre aspetti: la carenza di motivazione dell’atto, l’errata applicazione delle norme che distinguono le categorie A/7 e A/8 e l’inversione dell’onere della prova. Dopo la soccombenza in entrambi i gradi di merito, i proprietari ricorrevano in Cassazione.

La Decisione della Corte sul Classamento Catastale

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo infondati tutti i motivi di doglianza e confermando la legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate e delle decisioni dei giudici di merito. L’analisi della Corte si è concentrata su tre punti cardine.

La Questione della Motivazione dell’Atto

I ricorrenti sostenevano che l’avviso di accertamento fosse generico e immotivato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: quando la discrasia tra la rendita proposta dal contribuente e quella attribuita dall’Ufficio deriva da una diversa valutazione tecnica basata sugli stessi elementi di fatto forniti dal contribuente (tramite DOCFA), la motivazione è adeguatamente assolta con la semplice indicazione dei dati oggettivi e della classe attribuita. Non è necessario indicare immobili di confronto. Solo se l’Agenzia avesse contestato i fatti (es. superficie, consistenza), sarebbe stata richiesta una motivazione più approfondita. Nel caso di specie, la discussione verteva sulla valutazione, non sui fatti.

La Distinzione tra Villa (A/8) e Villino (A/7)

Questo è il cuore della decisione. La Corte ha chiarito che la suddivisione di un fabbricato in più unità immobiliari non impedisce di per sé l’attribuzione della categoria A/8 a ciascuna di esse. Ciò che conta sono le caratteristiche intrinseche ed estrinseche che determinano la destinazione e il pregio dell’immobile.

La sentenza impugnata aveva correttamente evidenziato che la mera creazione di due subalterni non aveva modificato le caratteristiche essenziali della villa: la significativa edificazione all’interno di un parco/giardino, l’ubicazione in una zona residenziale di pregio, le medesime caratteristiche costruttive e di finitura di livello superiore all’ordinario, e la dotazione di impianti e servizi, tra cui una piscina. In sostanza, anche se divise, le due unità continuavano a beneficiare del contesto e delle qualità di una ‘villa’.

Il Principio dell’Onere della Prova

Infine, la Corte ha respinto la censura relativa all’onere della prova. Ha affermato che la Commissione Tributaria Regionale non aveva invertito l’onere, ma aveva correttamente ritenuto che, una volta che l’Ufficio aveva fornito una motivazione adeguata al suo accertamento, spettava ai contribuenti dimostrare l’infondatezza della pretesa, ad esempio provando quali caratteristiche di pregio l’immobile avesse perso con la ristrutturazione. Cosa che, nel caso di specie, non era avvenuta.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su una chiara interpretazione delle norme catastali, distinguendo tra il classamento catastale e la definizione di ‘immobile di lusso’ ai fini agevolativi (D.M. 2 agosto 1969), che rispondono a logiche diverse. La classificazione in A/8 dipende da un apprezzamento di fatto legato a nozioni di ‘sentire comune’ relative a pregio, ubicazione, finiture, dotazioni e contesto (presenza di parco o giardino). La Corte sottolinea che anche un giardino ad uso comune (classificato come BCNC, Bene Comune Non Censito) non osta alla classificazione delle singole unità in A/8, se concorrono tutte le altre caratteristiche tipologiche. Il frazionamento è irrilevante se non altera la natura e il pregio complessivo dell’edificio e del suo contesto. Di conseguenza, la valutazione dell’Ufficio, basata sugli stessi dati forniti dai contribuenti ma interpretati diversamente sotto il profilo tecnico-estimativo, è stata ritenuta legittima.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Proprietari di Immobili

Questa ordinanza offre un’importante lezione per i proprietari di immobili e i professionisti del settore. La semplice suddivisione di una proprietà di pregio non garantisce un declassamento catastale e una conseguente riduzione del carico fiscale. È fondamentale valutare se, nonostante il frazionamento, le nuove unità continuino a godere delle caratteristiche qualitative e contestuali che definiscono una ‘villa’. La presenza di un parco, di una piscina, finiture di alto livello e una posizione in zona di pregio sono elementi determinanti che possono giustificare il mantenimento della categoria A/8, anche per porzioni di un fabbricato originariamente unitario. Pertanto, prima di intraprendere operazioni di ristrutturazione e frazionamento, è cruciale un’attenta analisi per prevedere le possibili conseguenze sul classamento catastale.

Il frazionamento di una villa (categoria A/8) in più unità immobiliari comporta automaticamente il passaggio alla categoria A/7 (villino)?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il semplice frazionamento non è sufficiente per modificare il classamento catastale. Se le unità risultanti, pur separate, mantengono le caratteristiche complessive di pregio della villa originaria (come ubicazione, finiture di lusso, parco/giardino, piscina), possono legittimamente rimanere classificate in categoria A/8.

Come deve essere motivato un avviso di accertamento catastale quando l’Agenzia delle Entrate modifica la proposta del contribuente?
Se la modifica dell’Agenzia si basa su una diversa valutazione tecnica degli stessi dati forniti dal contribuente con la procedura DOCFA, la motivazione è sufficiente con la mera indicazione dei dati oggettivi e della classe attribuita. Una motivazione più approfondita, con l’indicazione di immobili di confronto, è richiesta solo se l’Ufficio contesta gli elementi di fatto dichiarati dal contribuente.

Un giardino ad uso comune impedisce la classificazione di un immobile come ‘villa’ in categoria A/8?
No. La presenza di un giardino ad uso comune tra più unità abitative, sebbene venga iscritto catastalmente come ‘bene comune non censito’ (BCNC), non preclude di per sé l’inserimento delle singole unità nella categoria A/8 ‘villa’, a condizione che concorrano tutte le altre caratteristiche tipologiche di pregio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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