LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Cessione totalitaria partecipazioni: no a riqualificazione

L’Agenzia delle Entrate aveva riqualificato una cessione totalitaria partecipazioni in una cessione d’azienda, applicando un’imposta di registro proporzionale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che, in base alla normativa vigente (Art. 20 T.U.R.) e alla sua interpretazione autentica retroattiva, l’imposta si applica solo in base alla natura giuridica dell’atto registrato, ovvero la vendita di quote. È quindi dovuta solo l’imposta di registro in misura fissa, essendo preclusa ogni valutazione di elementi esterni o dello scopo economico finale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Cessione Totalitaria Partecipazioni: la Cassazione Conferma la Tassazione Fissa

Con la recente sentenza n. 7495 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata su un tema cruciale per il diritto tributario e societario: la tassazione applicabile alla cessione totalitaria partecipazioni. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’imposta di registro si applica in base alla natura giuridica dell’atto, non allo scopo economico perseguito. Questo significa che la vendita del 100% delle quote di una società sconta l’imposta fissa e non può essere riqualificata dall’Agenzia delle Entrate come una cessione d’azienda, soggetta a imposta proporzionale.

I Fatti del Caso

Una società immobiliare acquistava l’intera partecipazione al capitale di un’altra S.r.l. tramite una scrittura privata autenticata. L’operazione veniva regolarmente registrata e veniva assolta l’imposta di registro in misura fissa, come previsto per la negoziazione di quote societarie.

Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate notificava un avviso di liquidazione, riqualificando l’operazione. Secondo il Fisco, la vendita del 100% delle quote equivaleva, nella sostanza economica, a una cessione indiretta dell’azienda posseduta dalla società le cui quote erano state trasferite. Di conseguenza, l’Agenzia pretendeva il pagamento dell’imposta di registro in misura proporzionale, ben più onerosa.

La contribuente impugnava l’atto impositivo e sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale le davano ragione, annullando la pretesa del Fisco. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, ricorreva in Cassazione.

La Questione Giuridica sulla Cessione Totalitaria Partecipazioni

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 20 del Testo Unico sull’Imposta di Registro (d.P.R. 131/1986). Storicamente, l’amministrazione finanziaria ha spesso utilizzato questo articolo per andare oltre la forma giuridica di un atto (la ‘causa’ del contratto) e tassarne la sostanza economica (lo ‘scopo’ economico).

Questo approccio è stato drasticamente limitato da interventi legislativi (L. 205/2017 e L. 145/2018), che hanno modificato l’articolo 20, stabilendo che l’imposta deve essere applicata “secondo la intrinseca natura e gli effetti giuridici dell’atto presentato alla registrazione”, prescindendo da elementi extratestuali e da atti collegati. Tali modifiche sono state qualificate come ‘interpretazione autentica’, rendendole retroattive e quindi applicabili anche a fatti precedenti, come quelli in esame.

Il Ruolo della Corte Costituzionale

La Corte Costituzionale, con le sentenze n. 158/2020 e n. 39/2021, ha confermato la legittimità di questa nuova impostazione. I giudici costituzionali hanno chiarito che il legislatore ha voluto riaffermare la natura di ‘imposta d’atto’ dell’imposta di registro, legandola unicamente agli effetti giuridici prodotti dal singolo atto registrato. Questo per garantire certezza del diritto e prevenire abusi interpretativi da parte del Fisco.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, allineandosi pienamente all’orientamento legislativo e costituzionale.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno innanzitutto ribadito l’applicabilità retroattiva delle modifiche all’articolo 20 del T.U.R. Di conseguenza, l’amministrazione finanziaria non aveva la facoltà di riqualificare la cessione totalitaria partecipazioni in una cessione d’azienda, basandosi sullo scopo economico finale.

La Corte sottolinea una distinzione fondamentale: la cessione di partecipazioni societarie e la cessione d’azienda sono due negozi giuridici distinti, che producono effetti giuridici completamente diversi. La prima trasferisce la qualità di socio, la seconda trasferisce un complesso di beni organizzati per l’esercizio dell’impresa. Anche se l’acquirente delle quote ottiene indirettamente il controllo dell’azienda, l’atto giuridico registrato resta una compravendita di partecipazioni.

Pertanto, l’unico criterio valido per la tassazione è l’effetto giuridico prodotto dall’atto presentato alla registrazione. Poiché l’atto era una cessione di quote, si applica l’articolo 11 della tariffa allegata al T.U.R., che prevede l’imposta di registro in misura fissa.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di diritto di enorme importanza pratica per le operazioni societarie. Viene stabilito che, anche in caso di cessione totalitaria partecipazioni (sia di società di persone che di capitali), l’imposta di registro deve essere sempre liquidata in misura fissa. È preclusa all’amministrazione finanziaria la riqualificazione dell’operazione in cessione indiretta di azienda, poiché il trasferimento del complesso aziendale resta estraneo, dal punto di vista giuridico, al contratto di cessione quote. Questa decisione offre maggiore certezza agli operatori economici, limitando la discrezionalità del Fisco e ancorando la tassazione alla forma e agli effetti giuridici dell’atto stipulato.

La vendita del 100% delle quote di una S.r.l. può essere tassata come una vendita di azienda ai fini dell’imposta di registro?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la cessione totalitaria di partecipazioni societarie non può essere riqualificata come cessione d’azienda. La tassazione deve basarsi esclusivamente sulla natura e sugli effetti giuridici dell’atto presentato per la registrazione, che in questo caso è una compravendita di quote.

Le nuove norme sull’interpretazione degli atti ai fini dell’imposta di registro si applicano anche ai fatti passati?
Sì. Le modifiche all’art. 20 del d.P.R. 131/1986, introdotte nel 2017 e 2018, costituiscono un’interpretazione autentica della norma. Questo significa che hanno efficacia retroattiva e si applicano anche alle controversie pendenti relative a operazioni avvenute prima della loro entrata in vigore.

Quale imposta di registro si applica alla cessione totalitaria di partecipazioni societarie?
Si applica l’imposta di registro in misura fissa, come previsto dall’art. 11 della tariffa, parte prima, allegata al d.P.R. 131/1986. È esclusa l’applicazione dell’imposta proporzionale, che è invece prevista per la cessione diretta di un’azienda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati