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Cartella di pagamento a fallito: quando è impugnabile?

La Corte di Cassazione ha stabilito che il curatore fallimentare non ha un interesse giuridico a impugnare una cartella di pagamento per tardività della notifica. Una volta dichiarato il fallimento, il credito tributario deve essere fatto valere esclusivamente tramite insinuazione al passivo. Di conseguenza, l’eventuale annullamento della cartella non impedirebbe all’ente di riscossione di presentare la domanda al passivo, rendendo l’impugnazione della cartella di pagamento un’azione priva di utilità pratica per la procedura fallimentare. La Corte ha quindi cassato la sentenza di merito senza rinvio, dichiarando la causa improponibile.

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Cartella di Pagamento a Società Fallita: Un’Impugnazione Inutile?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9049/2024, affronta un’interessante questione all’incrocio tra diritto tributario e fallimentare. La pronuncia chiarisce quando il curatore di una società fallita ha effettivamente interesse a impugnare una cartella di pagamento. La decisione sottolinea un principio fondamentale: una volta aperta la procedura fallimentare, le regole per l’accertamento e la riscossione dei crediti, inclusi quelli tributari, cambiano radicalmente.

I Fatti: Una Cartella Notificata Oltre i Termini

Il caso ha origine dall’impugnazione, da parte del curatore fallimentare di una società di costruzioni, di una cartella di pagamento emessa dall’agente della riscossione per conto dell’Agenzia delle Entrate. La cartella derivava da un controllo automatizzato sulla dichiarazione dei redditi presentata dalla società prima di essere dichiarata fallita.

Il curatore sosteneva che la notifica della cartella fosse avvenuta oltre il termine di decadenza previsto dalla legge, chiedendone quindi l’annullamento. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione al fallimento, annullando l’atto. L’agente della riscossione, ritenendo errata tale decisione, ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione: Causa Improponibile

Contrariamente alle aspettative e alle decisioni dei giudici di merito, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’agente di riscossione, ma per una ragione di natura processuale. La Corte ha cassato la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando che la causa non poteva essere proposta sin dall’inizio.

La ragione di questa drastica decisione risiede nella valutazione dell'”interesse ad agire” del curatore fallimentare. Secondo la Corte, il curatore non aveva alcun interesse concreto e giuridicamente rilevante a far dichiarare nulla la cartella di pagamento per tardività della notifica.

Le Motivazioni: L’Inutilità della cartella di pagamento nel fallimento

Il cuore della motivazione della Corte si basa su un principio consolidato: quando un soggetto è dichiarato fallito, qualsiasi pretesa creditoria nei suoi confronti deve essere accertata e soddisfatta all’interno della procedura concorsuale. Questo vale anche per i crediti tributari.

La Corte ha spiegato che:

1. Canale Esclusivo: L’unico modo per l’amministrazione finanziaria e l’agente della riscossione di recuperare un credito verso un’impresa fallita è presentare una domanda di insinuazione al passivo. Questo significa chiedere al giudice delegato di essere inseriti nell’elenco dei creditori.

2. Irrilevanza della Notifica: La notifica della cartella di pagamento al curatore non è un presupposto necessario per presentare la domanda di insinuazione. L’agente della riscossione può chiedere l’ammissione al passivo sulla base del solo ruolo, ovvero l’elenco dei debitori formato dall’ente impositore.

3. Mancanza di Interesse: Di conseguenza, anche se il curatore avesse ottenuto l’annullamento della cartella per un vizio di notifica, ciò non avrebbe impedito all’agente della riscossione di presentare comunque la domanda di insinuazione al passivo. L’azione legale intrapresa dal curatore era, quindi, priva di qualsiasi utilità pratica per la massa dei creditori, poiché non avrebbe eliminato la pretesa tributaria, che sarebbe stata comunque vagliata in sede fallimentare.

In sostanza, la cartella notificata al curatore ha una mera funzione informativa, ma non è l’atto che avvia l’esecuzione forzata, la quale è vietata contro un soggetto fallito (art. 51 L.F.). L’azione esecutiva è sostituita interamente dalla procedura di accertamento del passivo.

Conclusioni: L’Interesse ad Agire del Curatore

Questa ordinanza ribadisce un concetto cruciale per i professionisti che operano nelle procedure concorsuali. L’interesse ad agire del curatore fallimentare non può limitarsi a contestare vizi formali di un atto se l’annullamento di quest’ultimo non produce un vantaggio concreto per la procedura. Impugnare una cartella di pagamento solo perché notificata tardivamente, senza poter impedire che il credito sottostante venga comunque fatto valere tramite insinuazione al passivo, costituisce un’attività processuale superflua.

La decisione orienta i curatori a concentrare le loro difese sulla sostanza della pretesa tributaria direttamente in sede di verifica del passivo, che è il luogo deputato a stabilire l’esistenza e l’ammontare dei crediti nei confronti del fallimento. L’impugnazione autonoma della cartella davanti al giudice tributario, in questo specifico contesto, si rivela una strada non percorribile per mancanza di un interesse giuridicamente tutelato.

È necessaria la notifica della cartella di pagamento al curatore di una società fallita per recuperare il credito?
No, la notifica della cartella di pagamento non è un requisito necessario. L’agente della riscossione può chiedere l’ammissione al passivo fallimentare sulla base del solo ruolo, depositando la domanda di insinuazione.

Il curatore fallimentare ha interesse a impugnare una cartella di pagamento notificata tardivamente?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il curatore non ha un interesse giuridicamente rilevante a impugnare la cartella per tardività della notifica, poiché l’eventuale annullamento dell’atto non impedirebbe all’agente della riscossione di presentare comunque la domanda di insinuazione al passivo del fallimento.

Come deve agire l’Agenzia di Riscossione per recuperare un credito tributario da una società fallita?
Deve presentare una domanda di insinuazione al passivo della procedura fallimentare, chiedendo al giudice delegato di ammettere il credito. Questa è l’unica via percorribile, in quanto le azioni esecutive individuali sono vietate nei confronti di un soggetto fallito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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