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Carenza di interesse: appello inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per sopravvenuta carenza di interesse. Il caso riguardava un contenzioso tributario su ICI/IMU, ma la sentenza impugnata era stata revocata da un’altra decisione nel frattempo, rendendo inutile la pronuncia della Suprema Corte. La decisione evidenzia la preminenza del giudizio di revocazione su quello di cassazione.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Carenza di interesse: quando un ricorso in Cassazione diventa inutile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sul principio della carenza di interesse ad agire, un concetto fondamentale nel diritto processuale. Il caso, di natura tributaria, dimostra come eventi esterni al giudizio di legittimità possano svuotarlo di ogni significato, portando a una declaratoria di inammissibilità. Vediamo nel dettaglio cosa è successo.

I fatti di causa

Una società di sviluppo immobiliare possedeva alcuni terreni destinati, secondo una convenzione urbanistica, a diventare un parcheggio pubblico da cedere gratuitamente al Comune. L’ente di riscossione aveva notificato alla società avvisi di accertamento per omesso versamento di ICI/IMU per le annualità dal 2012 al 2015, ritenendo che l’area fosse da considerarsi edificabile e quindi tassabile sulla base del suo valore venale.

La società contribuente si era opposta, sostenendo che, a seguito della convenzione, il terreno avesse perso la sua capacità edificatoria e ogni appetibilità commerciale, essendo gravato da un obbligo di cessione gratuita. La Commissione Tributaria Regionale aveva accolto l’appello della società, annullando di fatto la pretesa fiscale.

Contro questa decisione, l’ente di riscossione proponeva ricorso per cassazione.

La svolta processuale e la sopravvenuta carenza di interesse

Mentre il ricorso era pendente in Cassazione, si è verificato un fatto decisivo. L’ente di riscossione aveva proposto, parallelamente, un ricorso per revocazione avverso la stessa sentenza della Commissione Tributaria Regionale che aveva impugnato in Cassazione.

Il Collegio d’appello ha accolto il ricorso per revocazione, revocando la sentenza favorevole al contribuente e, di fatto, confermando la legittimità degli avvisi di accertamento. Questa nuova sentenza è poi passata in giudicato. Di conseguenza, la sentenza originariamente impugnata in Cassazione non esisteva più nell’ordinamento giuridico, essendo stata sostituita dalla decisione emessa in sede di revocazione.

Questo ha creato una situazione di sopravvenuta carenza di interesse per l’ente di riscossione: non aveva più alcun interesse a ottenere una pronuncia dalla Cassazione su una sentenza che era già stata revocata a suo favore.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, prendendo atto della situazione, ha dichiarato inammissibile il ricorso. I giudici hanno spiegato che l’interesse ad agire e ad impugnare deve esistere non solo al momento della proposizione del ricorso, ma anche al momento della decisione.

Quando, come in questo caso, la sentenza impugnata viene revocata, viene meno l’oggetto stesso del contendere nel giudizio di cassazione. L’eventuale annullamento da parte della Cassazione di una sentenza ormai inesistente sarebbe un atto privo di qualsiasi utilità pratica per il ricorrente.

La Corte ha chiarito che il giudizio di revocazione è pregiudiziale rispetto a quello di cassazione. Se la revocazione ha successo, il ricorso per cassazione deve essere dichiarato inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, a nulla rilevando che la sentenza di revocazione possa, a sua volta, essere impugnata. La carenza di interesse è attuale e concreta, mentre l’impugnazione della nuova sentenza è solo una possibilità futura.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: un processo può continuare solo finché vi è un interesse concreto e attuale delle parti a ottenere una decisione. La vicenda dimostra l’interconnessione tra i diversi mezzi di impugnazione e la prevalenza dei rimedi, come la revocazione, che mirano a correggere vizi di “giustizia” sostanziale della sentenza, rispetto all’impugnazione di legittimità. Per le parti in causa, è un monito a valutare attentamente l’evoluzione del quadro processuale, poiché un’azione parallela può rendere inutile e quindi inammissibile un ricorso già pendente.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, poiché la sentenza impugnata era stata revocata da un’altra decisione del giudice d’appello, rendendo di fatto inutile una pronuncia della Cassazione.

Cosa succede se un giudizio di cassazione e uno di revocazione pendono contemporaneamente sulla stessa sentenza?
Il giudizio di revocazione è considerato pregiudiziale. Se il ricorso per revocazione viene accolto, la sentenza originaria cessa di esistere e il ricorso per cassazione contro di essa perde il suo oggetto, diventando inammissibile.

Quali sono state le conseguenze sulla ripartizione delle spese di lite?
Nonostante l’inammissibilità, la Corte ha disposto la compensazione delle spese di lite. Questa decisione è stata motivata dalla particolare interferenza tra i due giudizi (cassazione e revocazione) e dall’evoluzione giurisprudenziale in materia, che escludeva una soccombenza virtuale tale da giustificare l’addebito delle spese a una delle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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