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Aiuti di Stato post-sisma: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un’impresa che, a seguito del sisma in Abruzzo del 2009, aveva beneficiato della sospensione dei versamenti IRES. L’Agenzia delle Entrate aveva contestato la creazione di un credito d’imposta per acconti non versati. La Cassazione, pur respingendo il motivo di ricorso dell’Agenzia sulla legittimità interna della norma di favore, ha accolto quello relativo alla qualificazione dell’agevolazione come aiuto di Stato. Ha stabilito che il giudice di merito ha l’obbligo di verificare la compatibilità di tali benefici con la normativa europea sugli aiuti di Stato, in particolare con le regole “de minimis” o con le deroghe per calamità naturali. La causa è stata rinviata per questa valutazione.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Aiuti di Stato post-sisma: la Cassazione chiarisce i limiti

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame affronta una questione complessa che interseca la normativa emergenziale nazionale e il diritto europeo della concorrenza. Al centro della vicenda vi sono gli aiuti di Stato post-sisma, concessi alle imprese colpite dal terremoto in Abruzzo del 2009, e la necessità di verificare la loro compatibilità con le regole dell’Unione Europea. La decisione offre importanti spunti sulla supremazia del diritto comunitario e sugli obblighi del giudice nazionale in materia fiscale.

I Fatti del Caso

Una società a responsabilità limitata, operante nelle aree colpite dal sisma del 2009, si avvaleva della sospensione dei versamenti tributari disposta dalla normativa emergenziale. In sede di dichiarazione dei redditi per l’anno d’imposta 2009, l’impresa indicava un credito IRES derivante da acconti che, sebbene calcolati, non erano stati materialmente versati in virtù della sospensione.

Successivamente, l’Agenzia delle Entrate notificava alla società una cartella di pagamento per recuperare l’importo corrispondente a tali acconti, ritenendo illegittima la formazione del credito. La società impugnava la cartella e i giudici di primo e secondo grado le davano ragione, annullando la pretesa del Fisco. Secondo le commissioni tributarie, la normativa speciale per i residenti nel cosiddetto “cratere sismico” permetteva questo meccanismo, differenziandosi da quella prevista per le aree meno colpite.

L’Amministrazione finanziaria, non soddisfatta, presentava ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi, tra cui la violazione delle norme sugli aiuti di Stato.

La Valutazione degli aiuti di Stato post-sisma da parte della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato parzialmente la decisione di appello. Ha innanzitutto rigettato il motivo con cui l’Agenzia contestava la legittimità stessa della compensazione del credito derivante da acconti non versati. Su questo punto, la Corte ha confermato l’interpretazione dei giudici di merito: la legislazione speciale e di favore per le zone del cratere sismico consentiva tale operazione, che non configurava un indebito arricchimento ma un mero effetto della legge emergenziale.

Tuttavia, la Corte ha accolto il secondo motivo di ricorso, incentrato sulla questione degli aiuti di Stato post-sisma. L’agevolazione fiscale, consistente nella sospensione dei pagamenti e nel successivo abbattimento del debito, rientra a pieno titolo nella nozione di aiuto di Stato ai sensi del diritto dell’Unione Europea. Di conseguenza, la sua legittimità non può essere valutata solo alla luce del diritto interno.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un principio cardine: il primato del diritto dell’Unione Europea. Le agevolazioni fiscali, anche se disposte per far fronte a calamità naturali, devono essere compatibili con il mercato interno. Il giudice nazionale, di fronte a una misura che costituisce un aiuto di Stato, ha il dovere di verificarne la compatibilità.

La Corte d’appello aveva errato nel non sospendere il giudizio o, comunque, nel non effettuare questa valutazione. In particolare, avrebbe dovuto accertare se il beneficio individuale concesso all’impresa rientrasse nei limiti del regolamento “de minimis” (che fissa una soglia al di sotto della quale l’aiuto è considerato irrilevante per la concorrenza) o se rispettasse le condizioni previste per gli aiuti destinati a compensare i danni da calamità naturali. Queste condizioni includono, ad esempio, un nesso diretto tra il danno subito e l’aiuto concesso, e l’assenza di una sovra-compensazione.

La Cassazione ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado. Quest’ultima, in diversa composizione, dovrà riesaminare il caso e compiere la valutazione omessa sulla compatibilità dell’aiuto con le norme europee.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un concetto fondamentale: le normative nazionali di emergenza, pur lodevoli negli intenti, non possono operare in un vuoto giuridico ma devono conformarsi alle regole superiori dell’ordinamento europeo. Per le imprese che beneficiano di tali misure, ciò significa che la legittimità dell’agevolazione non è garantita dalla sola legge nazionale. La decisione finale dipenderà da una verifica puntuale del rispetto dei limiti quantitativi e qualitativi imposti dalla disciplina europea sugli aiuti di Stato. I giudici tributari sono tenuti a svolgere questo controllo, disapplicando la norma interna se incompatibile con quella europea.

Una società che ha beneficiato della sospensione dei versamenti fiscali post-sisma può legittimamente indicare gli acconti non versati come credito?
Sì, secondo la Corte la specifica normativa emergenziale per le aree del “cratere sismico” lo consentiva. Questo comportamento non è stato ritenuto un abuso del diritto, ma un effetto della legislazione di favore.

Le agevolazioni fiscali concesse dopo una calamità naturale, come un terremoto, sono considerate aiuti di Stato?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che le misure di sospensione e abbattimento dei tributi per le imprese colpite dal sisma costituiscono aiuti di Stato e, come tali, devono rispettare la normativa dell’Unione Europea.

Cosa deve fare il giudice nazionale quando una causa riguarda un’agevolazione fiscale qualificabile come aiuto di Stato?
Il giudice ha l’obbligo di verificare la compatibilità dell’aiuto con il diritto dell’Unione Europea. Deve accertare se l’aiuto rientra nei limiti del regime “de minimis” o se soddisfa le condizioni specifiche previste per gli aiuti destinati a compensare i danni da calamità naturali. Se l’aiuto risulta incompatibile, il giudice deve disapplicare la norma nazionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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