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Voto di scambio: la Cassazione conferma la custodia

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un candidato accusato di voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa. La Corte ha chiarito che il reato di voto di scambio si perfeziona con il solo accordo, a prescindere dall’effettivo risultato elettorale, e ha confermato la validità della custodia cautelare in carcere data la gravità degli indizi e il legame con l’organizzazione criminale.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Voto di Scambio: L’Accordo è Sufficiente per il Reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6020 del 2024, ha affrontato un delicato caso di voto di scambio politico-mafioso e concorso esterno in associazione mafiosa. Questa pronuncia offre importanti chiarimenti sulla natura del reato e sui criteri per l’applicazione delle misure cautelari, confermando che la promessa e l’accordo sono sufficienti a integrare il delitto, indipendentemente dal risultato elettorale finale.

Il Caso: Un Patto tra Politica e Criminalità Organizzata

I fatti al centro della vicenda riguardano un candidato a elezioni comunali che, secondo l’accusa, avrebbe stretto un patto con un noto clan camorristico per ottenere sostegno elettorale. In cambio dei voti, che il clan era in grado di ‘controllare’ in determinate aree del territorio, il candidato si sarebbe messo a disposizione per favorire gli interessi dell’organizzazione criminale.

L’indagine, basata su intercettazioni e denunce, ha evidenziato come il candidato fosse pienamente consapevole della natura illecita dell’accordo. Si sarebbe impegnato non solo a convogliare i voti controllati dal clan, ma anche a strumentalizzare la sua futura carica pubblica per agevolare, ad esempio, il rilascio di certificazioni a parenti di detenuti affiliati al clan per consentire i colloqui in carcere. Il Tribunale del Riesame aveva confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza e un concreto pericolo di reiterazione del reato.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa Basata sull’Insussistenza degli Indizi

L’indagato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, in sintesi:
1. Mancanza di prove: La difesa sosteneva che le accuse di voto di scambio fossero basate su motivazioni illogiche e contraddittorie, evidenziando come il candidato avesse ottenuto un numero di voti inferiore ad altri concorrenti sostenuti dal clan, a riprova della sua scarsa influenza.
2. Violazione di legge: Il ricorrente contestava l’accusa di concorso esterno, ritenendo che i giudici avessero confuso i fatti relativi al voto di scambio con quelli necessari a provare un contributo concreto al rafforzamento del clan.
3. Inadeguatezza della misura cautelare: Infine, si lamentava l’eccessiva afflittività della custodia in carcere, considerata sproporzionata e basata su considerazioni astratte piuttosto che sulla reale pericolosità del soggetto.

Voto di Scambio: la Valutazione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, definendoli inammissibili in quanto miravano a una nuova valutazione dei fatti, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito. La Corte ha ribadito che il suo ruolo è quello di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione, che in questo caso è stata ritenuta esente da vizi.

Sul tema del voto di scambio (art. 416-ter c.p.), i giudici hanno confermato un principio fondamentale: si tratta di un ‘reato-contratto’ che si perfeziona nel momento stesso in cui viene raggiunto l’accordo tra il politico e l’esponente del clan. Non è quindi necessaria, per la consumazione del reato, ‘l’effettiva rilevanza dei voti ottenuti’. L’illiceità risiede nel patto stesso, volto a condizionare le elezioni tramite la forza intimidatrice dell’associazione mafiosa.

Concorso Esterno e Misure Cautelari: La Posizione della Corte

Anche riguardo al concorso esterno, la Corte ha ritenuto logica la conclusione dei giudici di merito. Le condotte dell’indagato, mettendosi a totale disposizione del sodalizio, sono state considerate un contributo rilevante, idoneo a conservare e rafforzare la capacità di penetrazione del clan nel territorio. L’aiuto promesso per le certificazioni anagrafiche, ad esempio, è stato visto come un tassello di un più ampio patto di sostegno reciproco.

Infine, sulla misura cautelare, la Cassazione ha ricordato che per i delitti commessi avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416-bis c.p., opera una presunzione di adeguatezza della custodia in carcere. Tale presunzione può essere superata solo con elementi specifici che dimostrino l’assenza di pericolosità, elementi che nel caso di specie non sono stati forniti. Il radicamento del ricorrente nell’intreccio tra politica e camorra è stato ritenuto un fattore che rende attuali e concrete le esigenze cautelari.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda sulla distinzione tra giudizio di fatto e giudizio di legittimità. I ricorsi che si limitano a proporre una lettura alternativa delle prove, senza individuare un vizio logico o una violazione di legge nell’ordinanza impugnata, sono inammissibili. Nel caso specifico, il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione ampia, logica e coerente con le risultanze investigative, dimostrando come il candidato fosse pienamente inserito nelle dinamiche criminali del territorio. La Corte ha sottolineato che l’accordo illecito era stato provato attraverso le intercettazioni e che la condotta del candidato era chiaramente finalizzata a sfruttare il potere del clan per fini elettorali, offrendo in cambio un appoggio stabile all’organizzazione. La decisione di confermare la custodia in carcere è stata pertanto ritenuta corretta, in quanto l’unica misura idonea a contenere il pericolo di reiterazione del reato, data la pervicacia e la gravità dei legami dimostrati.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce la severità dell’ordinamento nei confronti delle collusioni tra politica e mafia. Stabilisce con chiarezza che il reato di voto di scambio politico-mafioso non richiede il successo elettorale per essere punito: il semplice patto è sufficiente. Inoltre, conferma la validità della presunzione di adeguatezza della custodia in carcere per questi reati, ponendo un onere probatorio significativo a carico della difesa che voglia dimostrare il contrario. Questa pronuncia rappresenta un monito importante sull’infiltrazione mafiosa nel tessuto democratico e sulla risposta ferma della giustizia.

Quando si perfeziona il reato di voto di scambio politico-mafioso (art. 416-ter c.p.)?
Il reato si perfeziona al momento dell’accordo tra il candidato e gli esponenti del clan, che prevede la promessa di voti in cambio di denaro o altre utilità. Si tratta di un ‘reato-contratto’ che non richiede l’effettivo conseguimento dei voti.

È necessario che i voti promessi dal clan siano effettivamente decisivi per l’elezione?
No. Secondo la sentenza, per la perfezione del reato non è necessaria ‘l’effettiva rilevanza dei voti ottenuti’ grazie all’accordo illecito. L’elemento cruciale è il patto stesso, volto a condizionare il risultato elettorale con metodi mafiosi.

Come viene giustificata la custodia cautelare in carcere per reati di stampo mafioso?
La legge (art. 275, comma 3, c.p.p.) prevede una presunzione relativa di adeguatezza della custodia in carcere per tali reati. Questa presunzione può essere superata solo se vengono forniti elementi specifici che dimostrino che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con misure meno afflittive. Nel caso di specie, il profondo legame dell’indagato con il clan è stato ritenuto sufficiente a giustificare la misura più grave.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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