LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Volontà punitiva: denuncia vale come querela?

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati per furto di un motoveicolo. L’ordinanza stabilisce che la richiesta di essere avvisati in caso di archiviazione, contenuta nella denuncia, manifesta una chiara volontà punitiva, rendendo l’atto una querela valida e superando la questione di procedibilità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Volontà Punitiva Implicita: Quando una Denuncia si Trasforma in Querela

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura penale: la distinzione tra denuncia e querela, e in particolare come la volontà punitiva della persona offesa possa essere manifestata anche in modo implicito. La pronuncia chiarisce che una semplice denuncia di furto può integrare gli estremi della querela se contiene elementi che, in modo inequivocabile, esprimono l’intenzione di perseguire i responsabili. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso: Il Furto e il Ricorso in Cassazione

Due individui venivano condannati per il furto di un motoveicolo, commesso in concorso con altri soggetti. La difesa decideva di ricorrere in Cassazione, sollevando due questioni principali. La prima, di carattere procedurale, riguardava la presunta mancanza di una valida querela, condizione di procedibilità per il reato di furto a seguito delle recenti riforme. La seconda, sollevata da uno solo degli imputati, contestava la sua effettiva responsabilità, sostenendo che le prove non dimostrassero un suo coinvolgimento consapevole.

La Questione della Procedibilità e la Volontà Punitiva

Il cuore della decisione ruota attorno alla validità della denuncia sporta dalla vittima del furto. A seguito della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), molti reati di furto sono diventati procedibili solo a querela di parte. La difesa sosteneva che l’atto presentato dalla vittima fosse una mera denuncia e non una querela, mancando una dichiarazione esplicita di voler perseguire i colpevoli.

Chi è la “Persona Offesa”?

Innanzitutto, la Corte ribadisce un principio consolidato: la legittimazione a sporgere querela non spetta solo al proprietario del bene rubato. La ‘persona offesa’ è chiunque abbia la disponibilità materiale e la custodia del bene, come in questo caso, dove a sporgere denuncia era stato il padre del proprietario, a cui il motoveicolo era stato affidato. Questo amplia la tutela a chiunque subisca una lesione diretta dal reato.

La Manifestazione della Volontà di Punire

La Cassazione, applicando il principio del favor querelae, chiarisce che la volontà punitiva non necessita di formule sacramentali. Può essere desunta da qualsiasi elemento presente nell’atto che esprima in modo chiaro l’interesse della persona offesa all’esercizio dell’azione penale. Nel caso specifico, la vittima aveva esplicitamente chiesto, nella denuncia, di essere avvisata di un’eventuale richiesta di archiviazione da parte del Pubblico Ministero. Secondo la Corte, questa richiesta è una manifestazione inequivocabile della volontà di partecipare attivamente al procedimento e, se necessario, di opporsi a una sua chiusura. Tale dichiarazione, quindi, è sufficiente a qualificare l’atto come una vera e propria querela.

La Responsabilità nel Concorso di Persone nel Reato

Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, la Corte lo ha ritenuto manifestamente infondato. Le prove, in particolare le immagini di videosorveglianza, dimostravano chiaramente un’azione coordinata tra i quattro complici. Essi avevano effettuato una ‘ricognizione’ della zona, per poi tornare e compiere il furto. Mentre uno sottraeva materialmente il motoveicolo, gli altri, inclusi i ricorrenti, fungevano da palo e poi scortavano il mezzo rubato, garantendo la fuga. Questo comportamento, secondo i giudici, integra pienamente gli estremi del concorso di persone nel reato, rendendo irrilevante chi abbia materialmente eseguito l’azione furtiva.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, ritenendo che la Corte d’Appello avesse correttamente applicato i principi di diritto sia sulla procedibilità dell’azione penale che sulla responsabilità penale in concorso. La richiesta di essere informati su una possibile archiviazione è stata valutata come un indice certo della volontà punitiva, trasformando di fatto la denuncia in querela. Inoltre, l’analisi delle prove ha logicamente e coerentemente dimostrato la partecipazione consapevole di tutti gli imputati all’azione delittuosa.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. Primo, conferma che la volontà di perseguire i colpevoli può essere espressa in modi diversi dalla formula esplicita, valorizzando qualsiasi dichiarazione che mostri un interesse concreto al procedimento penale. Secondo, ribadisce che nel concorso di reati, ogni contributo causale all’azione – anche quello di supporto, vigilanza o garanzia di fuga – è sufficiente per essere considerati penalmente responsabili alla pari dell’esecutore materiale.

Una semplice denuncia di furto può essere considerata una querela valida?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, una denuncia può valere come querela se dall’atto emerge in modo inequivocabile la volontà della persona offesa di perseguire penalmente i responsabili. Nel caso di specie, la richiesta di essere avvisati in caso di archiviazione è stata ritenuta una chiara manifestazione di tale volontà.

Chi può sporgere querela per un furto, solo il proprietario del bene?
No. La querela può essere presentata dalla ‘persona offesa’ dal reato, che è il titolare del bene giuridico protetto. Nel furto, è considerato persona offesa anche chi ha la semplice disponibilità e custodia del bene (il possessore o detentore), non necessariamente il proprietario formale.

Come si configura il concorso di persone in un furto?
Il concorso si configura non solo con la partecipazione materiale alla sottrazione del bene, ma anche fornendo un contributo consapevole all’azione. Nel caso esaminato, chi ha svolto attività di ‘ricognizione’, di vedetta durante il furto e di scorta al veicolo rubato subito dopo, è stato ritenuto concorrente nel reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati