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Vizio parziale di mente: pena e misura di sicurezza

Un uomo, riconosciuto con vizio parziale di mente, viene condannato per l’omicidio della compagna. La Corte di Cassazione conferma la pena di 14 anni, ritenendo la riduzione per il vizio mentale adeguatamente motivata e insindacabile. Tuttavia, annulla la sentenza riguardo la misura di sicurezza del ricovero in REMS. La Corte d’Appello, infatti, aveva omesso di valutare la concreta e attuale pericolosità sociale dell’imputato, un requisito indispensabile per l’applicazione di tale misura. La questione viene quindi rinviata al Tribunale di Sorveglianza per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 29 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vizio Parziale di Mente: Quando la Pena è Confermata ma la Misura di Sicurezza Va Riesaminata

La sentenza in esame, emessa dalla Corte di Cassazione, affronta un caso di omicidio commesso da un soggetto affetto da vizio parziale di mente. Questa pronuncia è di cruciale importanza perché traccia una linea netta tra due aspetti fondamentali del giudizio: la discrezionalità del giudice nella quantificazione della pena e il dovere di una valutazione rigorosa della pericolosità sociale per l’applicazione delle misure di sicurezza. Il caso riguarda un uomo anziano che, in un contesto di fragilità psichica, ha ucciso la propria convivente.

I Fatti del Caso: un Delitto in un Contesto di Fragilità Psichica

Un uomo di 73 anni è stato condannato per l’omicidio della convivente, avvenuto al culmine di una discussione per motivi economici. Le perizie tecniche disposte nel corso del processo hanno accertato che, al momento del fatto, l’imputato si trovava in una condizione di vizio parziale di mente. La sua capacità di intendere e di volere era significativamente ridotta, ma non del tutto assente. La pulsione omicida è stata ricondotta a un’idea ossessiva di rovina economica, esacerbata dalle continue richieste di denaro da parte della vittima e da pregresse problematiche di salute che ne avevano compromesso l’equilibrio e il controllo degli impulsi.

La Decisione dei Giudici di Merito

In primo grado, l’uomo era stato condannato a 15 anni di reclusione. La Corte d’Assise d’Appello ha parzialmente riformato la sentenza: ha escluso l’aggravante dei futili motivi, riconoscendo che la reazione era legata alla patologia psichica, e ha rideterminato la pena in 14 anni di reclusione. La Corte ha però negato le attenuanti generiche, ritenendo che elementi come l’età avanzata e l’assenza di precedenti fossero già stati considerati nell’inquadramento del vizio parziale di mente. Crucialmente, ha confermato l’applicazione della misura di sicurezza del ricovero in una REMS per un periodo non inferiore a tre anni.

Il Ricorso in Cassazione: i motivi di impugnazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando tre questioni principali:
1. Una riduzione di pena per il vizio parziale di mente ritenuta troppo esigua e illogicamente motivata.
2. Il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, nonostante l’età avanzata, l’incensuratezza e la natura impulsiva del delitto (dolo d’impeto).
3. La totale assenza di motivazione sulla sussistenza della pericolosità sociale, presupposto necessario per l’applicazione della misura di sicurezza in REMS.

Le Motivazioni della Cassazione: Discrezionalità sulla Pena e Dovere di Valutazione

La Corte di Cassazione ha diviso la sua decisione in due parti.

Sulla quantificazione della pena

I primi due motivi di ricorso sono stati dichiarati inammissibili. La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: la graduazione della pena, inclusa l’entità della diminuzione per attenuanti come il vizio parziale di mente e la concessione delle attenuanti generiche, rientra nel potere ampiamente discrezionale del giudice di merito. Tale potere, se esercitato con una motivazione adeguata e non manifestamente illogica o arbitraria, non può essere sindacato in sede di legittimità. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva spiegato in modo sufficiente perché la riduzione di pena non fosse stata massima e perché le attenuanti generiche non fossero state concesse.

Sulla misura di sicurezza

Il terzo motivo di ricorso è stato invece accolto. La Cassazione ha rilevato che la Corte d’Appello aveva completamente omesso di esaminare il punto relativo alla pericolosità sociale dell’imputato. La difesa aveva sostenuto, sulla base della perizia, che la pericolosità non sussisteva qualora l’imputato fosse stato sottoposto a cure adeguate e controllate. L’applicazione di una misura di sicurezza non è automatica, ma richiede un’indagine specifica e attuale sulla probabilità che il soggetto commetta nuovi reati. Poiché questa valutazione mancava del tutto, la sentenza è stata annullata limitatamente a questo punto. Il nuovo giudizio sulla pericolosità sociale è stato rinviato non alla Corte d’Appello, ma al Tribunale di Sorveglianza di Torino, l’organo competente a decidere sulle misure di sicurezza in fase di rinvio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia chiarisce un aspetto fondamentale del diritto penale: il riconoscimento di un vizio parziale di mente impone al giudice due percorsi valutativi distinti e non sovrapponibili. Il primo riguarda la pena e lascia al giudice un’ampia discrezionalità nel modularne l’entità. Il secondo, relativo all’eventuale applicazione di una misura di sicurezza, esige invece un accertamento rigoroso, autonomo e motivato sulla concreta e attuale pericolosità sociale del condannato. L’omissione di questa seconda valutazione costituisce un vizio di legge che porta all’annullamento della decisione su quel punto, garantendo che misure così incidenti sulla libertà personale siano applicate solo quando strettamente necessarie e giustificate.

Quando un imputato è affetto da vizio parziale di mente, la riduzione della pena è automatica e massima?
No. La legge prevede una riduzione di pena, ma la sua entità è lasciata alla valutazione discrezionale del giudice di merito. Questi deve motivare la sua scelta, ma non è obbligato a concedere la riduzione nella sua misura massima. La decisione è sindacabile in Cassazione solo se la motivazione è illogica o assente.

La Corte di Cassazione può modificare la quantità della pena decisa dal giudice di merito?
No, di regola la Corte di Cassazione non entra nel merito della quantificazione della pena. Il suo ruolo è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Può annullare la decisione sulla pena solo se la motivazione è manifestamente illogica, contraddittoria o inesistente, non perché non la condivide.

È possibile applicare una misura di sicurezza come il ricovero in REMS senza una valutazione esplicita della pericolosità sociale dell’imputato?
No. La sentenza chiarisce che l’applicazione di una misura di sicurezza non è una conseguenza automatica della condanna. Richiede un giudizio autonomo e specificamente motivato sulla sussistenza attuale della pericolosità sociale della persona. La totale omissione di questa valutazione rende illegittima la decisione e ne comporta l’annullamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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