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Vizio parziale di mente: no a nuova valutazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per violazione di misure preventive. L’imputato, con riconosciuto vizio parziale di mente, chiedeva una nuova valutazione del suo stato mentale e della sanzione. La Corte ha ritenuto la richiesta un inammissibile tentativo di riesame del merito, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vizio parziale di mente e limiti del ricorso in Cassazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 562/2024 offre un importante chiarimento sui limiti del sindacato di legittimità, specialmente quando l’imputato solleva questioni relative al vizio parziale di mente. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti del Processo

Un soggetto veniva condannato in primo grado dal Giudice per le indagini preliminari per il reato previsto dall’art. 75, comma 2, del d.lgs. 159/2011, relativo alla violazione di prescrizioni imposte da misure di prevenzione. Durante il processo, era stato riconosciuto un vizio parziale di mente a carico dell’imputato, il quale aveva anche beneficiato della diminuente per aver scelto il rito abbreviato. La pena inflitta era di cinque mesi e dieci giorni di reclusione. La Corte d’Appello, successivamente adita, confermava integralmente la sentenza di primo grado.

I Motivi del Ricorso e il ruolo del vizio parziale di mente

L’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando principalmente due aspetti. In primo luogo, sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non considerare come il suo vizio parziale di mente avesse, di fatto, annullato l’elemento soggettivo del reato. A suo dire, la sua condizione mentale avrebbe dovuto escludere la sua responsabilità penale. In secondo luogo, contestava la decisione dei giudici di merito di non concedergli le attenuanti generiche, chiedendo di fatto una diversa e più favorevole valutazione degli elementi del caso per ottenere un trattamento sanzionatorio più mite.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. Questa decisione si basa sulla netta distinzione tra il giudizio di legittimità, proprio della Cassazione, e il giudizio di merito, che spetta ai tribunali e alle corti d’appello. Il ricorrente, pur lamentando una presunta violazione di legge, non ha in realtà evidenziato un vizio logico o giuridico nella motivazione della sentenza impugnata. Al contrario, ha tentato di sollecitare una nuova e diversa valutazione dei fatti, operazione preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la motivazione della Corte d’Appello era adeguata e non manifestamente illogica. I giudici di secondo grado avevano correttamente respinto le argomentazioni dell’imputato, sia sul profilo della responsabilità sia su quello delle attenuanti. In particolare, avevano escluso che il vizio parziale di mente avesse eliso l’elemento soggettivo del reato e avevano confermato il diniego delle attenuanti generiche a causa dei numerosi precedenti penali dell’imputato e dell’assenza di elementi positivi da valutare a suo favore. La Cassazione ha sottolineato come il ricorso non si confrontasse specificamente con tale coerente ragionamento, limitandosi a proporre una lettura alternativa e più favorevole delle prove, il che costituisce un motivo inammissibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione è giudice della legge, non del fatto. Non è possibile utilizzare il ricorso in Cassazione per ottenere una terza valutazione del materiale probatorio già esaminato nei due gradi di merito. Anche quando sono in gioco questioni delicate come l’imputabilità e il vizio parziale di mente, se la motivazione dei giudici di merito è coerente, logica e priva di vizi giuridici, essa non può essere messa in discussione davanti alla Suprema Corte. La declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende, serve a sanzionare l’abuso dello strumento processuale per fini meramente dilatori o esplorativi.

Un imputato può chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare il suo stato di vizio parziale di mente per escludere la colpevolezza?
No, la Corte di Cassazione non può effettuare una nuova valutazione degli elementi di fatto, come lo stato mentale dell’imputato. Può solo verificare se la decisione dei giudici di merito sia logicamente motivata e giuridicamente corretta, ma non può sostituire la propria valutazione a quella precedente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di denunciare una violazione di legge o un vizio logico nella motivazione della sentenza d’appello, l’imputato ha chiesto una diversa e più favorevole valutazione degli elementi di merito. Questo tipo di richiesta esula dalle competenze della Corte di Cassazione.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver promosso un’impugnazione infondata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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