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Vizio parziale di mente: esclude il dolo? La Cassazione

La Corte di Cassazione conferma la condanna di un individuo per violazione della sorveglianza speciale, nonostante il riconosciuto vizio parziale di mente. La sentenza stabilisce che la diminuita capacità di intendere e di volere non esclude di per sé il dolo, ovvero l’intenzione di commettere il reato. La Corte distingue nettamente tra il piano dell’imputabilità e quello della colpevolezza, affermando che anche un soggetto seminfermo può agire con coscienza e volontà. Il ricorso, basato sulla presunta assenza di dolo a causa di un disturbo di personalità, è stato quindi respinto.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vizio Parziale di Mente: Non Esclude Automaticamente il Dolo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale all’incrocio tra diritto penale e psicologia: la relazione tra il vizio parziale di mente e la sussistenza del dolo. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: una ridotta capacità di intendere e di volere non cancella automaticamente l’intenzione di commettere un reato. Questo chiarimento è essenziale per comprendere come il sistema giudiziario valuti la responsabilità penale di soggetti con disturbi psichici.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno in un determinato Comune. L’imputato è stato condannato in primo e secondo grado per aver violato ripetutamente le prescrizioni imposte da tale misura. La Corte d’Appello di Reggio Calabria aveva confermato la condanna a due anni e otto mesi di reclusione, riconoscendo sia la recidiva sia l’attenuante del vizio parziale di mente, causato da un disturbo di personalità paranoide e borderline.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre argomenti principali:

1. Assenza di Dolo: Si sosteneva che la grave condizione psichica dell’imputato, pur configurando solo un vizio parziale, avrebbe di fatto annullato la sua capacità di agire con dolo, ovvero con la coscienza e la volontà di violare la legge.
2. Mancata Prova Oltre Ogni Ragionevole Dubbio: Secondo la difesa, per alcune delle violazioni contestate, non era stato provato con certezza che l’imputato non si trovasse in casa, ipotizzando che potesse non aver sentito gli agenti a causa dell’effetto dei farmaci assunti.
3. Trattamento Sanzionatorio Eccessivo: Si contestava il bilanciamento tra l’attenuante del vizio di mente e l’aggravante della recidiva, ritenendo la pena finale sproporzionata.

Le motivazioni della Corte di Cassazione e il vizio parziale di mente

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso, offrendo motivazioni dettagliate su ogni punto. Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra i concetti di imputabilità e colpevolezza.

Imputabilità vs. Colpevolezza

La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’imputabilità attiene alla capacità di intendere e di volere, mentre la colpevolezza riguarda la coscienza e volontà del fatto illecito (dolo). Il vizio parziale di mente, disciplinato dall’art. 89 del codice penale, incide sul primo piano, quello dell’imputabilità, diminuendola. Tuttavia, ciò non significa che la colpevolezza sia automaticamente esclusa.

Anche un soggetto con una capacità grandemente scemata (seminfermo) conserva un residuo di capacità di autodeterminazione. Pertanto, la sua condotta può essere ancora sorretta dal dolo. La coscienza e la volontà, seppur diminuite, non sono incompatibili con la condizione di seminfermità mentale. Spetta al giudice di merito verificare, caso per caso, se l’elemento psicologico del reato sussista concretamente, e nel caso di specie i giudici di primo e secondo grado lo avevano fatto in modo adeguato, ritenendo che l’imputato fosse in grado di comprendere i suoi obblighi e di scegliere deliberatamente di violarli.

Rigetto degli Altri Motivi

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il secondo motivo, relativo al principio dell'”oltre ogni ragionevole dubbio”, specificando che tale censura può essere sollevata in sede di legittimità solo se si traduce in una illogicità manifesta della motivazione, non per chiedere una nuova valutazione delle prove. Infine, anche il motivo sulla pena è stato respinto, poiché i giudici di merito avevano motivato in modo congruo e logico le loro scelte sanzionatorie, esercitando correttamente il loro potere discrezionale.

Le conclusioni

La sentenza in esame rafforza un importante principio giuridico: il riconoscimento di un vizio parziale di mente non funge da scudo automatico contro una condanna per un reato doloso. La condizione psichica dell’imputato deve essere attentamente valutata, ma non elimina la necessità di un’analisi rigorosa dell’elemento psicologico del reato. La decisione sottolinea che anche in presenza di una patologia mentale, residua una sfera di autonomia e responsabilità che il diritto penale non può ignorare. Per la difesa, ciò implica che non è sufficiente dimostrare l’esistenza di un disturbo, ma è necessario provare come questo abbia specificamente inciso sulla capacità di volere e comprendere il singolo atto illecito contestato.

Una persona con un vizio parziale di mente può essere considerata colpevole di un reato che richiede il dolo?
Sì. La Corte di Cassazione chiarisce che il vizio parziale di mente attiene all’imputabilità (la capacità di intendere e di volere), mentre il dolo attiene alla colpevolezza (la coscienza e volontà del fatto). Le due categorie operano su piani diversi e la presenza di una capacità diminuita non esclude automaticamente l’intenzione di commettere il reato.

È sufficiente la diagnosi di un disturbo di personalità per escludere l’intenzione criminale?
No. Secondo la sentenza, non basta invocare una condizione psichica precaria. La difesa deve dimostrare che tale condizione ha concretamente eliso la capacità del soggetto di comprendere la situazione e di determinarsi coscientemente al compimento del fatto illecito. Nel caso di specie, i giudici hanno ritenuto che l’imputato avesse tale capacità residua.

In caso di vizio parziale di mente, la pena viene sempre ridotta in modo prevalente rispetto ad altre aggravanti come la recidiva?
Non necessariamente. Il giudice di merito deve effettuare un bilanciamento tra le circostanze attenuanti (come il vizio parziale di mente) e quelle aggravanti (come la recidiva). Può ritenerle equivalenti, come avvenuto in questo caso, o far prevalere una sull’altra in base a una valutazione complessiva del caso. La sua decisione è legittima se adeguatamente motivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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