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Vizio di motivazione: quando è infondato il ricorso

La Corte di Cassazione dichiara manifestamente infondato il ricorso di un imputato condannato per furto aggravato. Il ricorso era basato su un presunto vizio di motivazione della sentenza d’appello riguardo la valutazione di una testimonianza. La Corte chiarisce che il vizio di motivazione è censurabile solo se la sentenza presenta un’argomentazione in contrasto con le massime di esperienza o con altre affermazioni interne, vizio non riscontrato nel caso di specie, dove la valutazione delle prove era stata approfondita e logica.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vizio di Motivazione: Quando il Ricorso in Cassazione è Infondato

Il concetto di vizio di motivazione rappresenta uno dei motivi più comuni, ma anche più complessi, per presentare ricorso alla Corte di Cassazione. Tuttavia, non ogni presunta anomalia nel ragionamento del giudice di merito può portare all’annullamento di una sentenza. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito i confini precisi entro cui tale vizio può essere validamente contestato, dichiarando inammissibile un ricorso in materia di furto aggravato. Analizziamo insieme la decisione.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo grado dal Tribunale e successivamente dalla Corte d’Appello per il reato di furto aggravato, ai sensi degli artt. 624 bis e 625 del codice penale. La pena inflitta era di due anni di reclusione e 950,00 euro di multa.

Contro la sentenza di secondo grado, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: il presunto vizio di motivazione in relazione alla valutazione delle prove emerse durante il dibattimento, in particolare riguardo alle dichiarazioni di un testimone che avevano portato al riconoscimento e alla condanna del proprio assistito.

L’unico motivo di ricorso: il presunto vizio di motivazione

La difesa sosteneva che la Corte d’Appello non avesse motivato in modo adeguato e logico la propria decisione, specialmente nel considerare attendibile la testimonianza chiave. Secondo il ricorrente, la valutazione dei giudici di merito era viziata e non conforme a quanto previsto dall’art. 533, comma 1, del codice di procedura penale, che richiede una condanna solo se l’imputato risulta colpevole “al di là di ogni ragionevole dubbio”.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso “manifestamente infondato”, respingendolo senza entrare in un nuovo esame dei fatti. Il cuore della decisione risiede nella precisa definizione di quale tipo di vizio di motivazione sia censurabile in sede di legittimità.

Gli Ermellini hanno chiarito che, ai sensi dell’art. 606, comma 1, lettera e) del codice di procedura penale, il vizio che permette l’annullamento di una sentenza è solo quello che emerge da un palese contrasto tra l’argomentazione del giudice e due elementi:

1. Le massime di esperienza: principi basati sul senso comune e sulla logica generale.
2. Altre affermazioni contenute nel provvedimento: una contraddizione interna alla sentenza stessa.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato che la motivazione della sentenza impugnata era immune da tali difetti. I giudici d’appello avevano, infatti, “vagliato approfonditamente” le dichiarazioni del testimone che avevano portato al riconoscimento del ricorrente. La motivazione non presentava alcuna illogicità manifesta né contraddizioni. Di conseguenza, la doglianza della difesa è stata giudicata non decisiva e il ricorso inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale del nostro ordinamento: la Corte di Cassazione non è un “terzo grado di giudizio” dove si possono rivalutare le prove e i fatti. Il suo compito è quello di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

Perché un ricorso per vizio di motivazione abbia successo, non è sufficiente proporre una lettura alternativa delle prove o lamentare la mancata condivisione della propria tesi difensiva. È necessario dimostrare che il ragionamento del giudice è stato palesemente illogico, contraddittorio o contrario al senso comune. In assenza di tali macroscopici difetti, come nel caso esaminato, il ricorso è destinato a essere respinto.

Cos’è il vizio di motivazione che può essere contestato in Cassazione?
Secondo la Corte, il vizio di motivazione censurabile è quello che emerge da un palese contrasto tra il ragionamento della sentenza e le massime di esperienza, oppure da contraddizioni interne al provvedimento stesso. Non è sufficiente una diversa valutazione delle prove.

Perché il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato in questo caso?
Il ricorso è stato respinto perché la motivazione della Corte d’Appello, che aveva valutato approfonditamente le dichiarazioni di un testimone, non presentava alcuna illogicità o contraddizione riconducibile alla nozione di vizio di motivazione rilevante per la Cassazione.

Per quale reato era stato condannato il ricorrente?
L’imputato era stato condannato per il delitto di furto aggravato, previsto dagli articoli 624 bis, comma 2, e 625 n. 2 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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