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Vizio di motivazione: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato per furto e riciclaggio, sottoposto agli arresti domiciliari. La sentenza chiarisce i limiti del sindacato sul vizio di motivazione, specificando che la Cassazione non può riesaminare le prove, ma solo verificare la logicità della decisione del Tribunale del Riesame, anche quando questa riprende argomentazioni del primo giudice.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vizio di motivazione: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 42867/2024, offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso avverso le ordinanze in materia di misure cautelari, in particolare quando si denuncia un vizio di motivazione. Il caso in esame riguarda un soggetto indagato per furto aggravato e riciclaggio di autovetture, al quale erano stati applicati gli arresti domiciliari. La difesa aveva lamentato che l’ordinanza del Tribunale del Riesame fosse una mera copia di quella del primo giudice, senza un’autonoma valutazione degli indizi. La Suprema Corte, dichiarando il ricorso inammissibile, ha ribadito i confini invalicabili del proprio giudizio.

Il Contesto: Misure Cautelari e Impugnazione

Un individuo veniva sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per gravi reati contro il patrimonio. Il Tribunale del Riesame, investito della questione dalla difesa, confermava integralmente il provvedimento restrittivo. Contro questa decisione, il difensore proponeva ricorso per cassazione, articolando diverse censure.

I Motivi del Ricorso: Dal Plagio della Motivazione alla Confusione degli Indizi

Le doglianze difensive si concentravano principalmente su tre aspetti:
1. Motivazione apparente: Si sosteneva che la motivazione del Tribunale del Riesame, in relazione a un’ipotesi di riciclaggio, fosse una pedissequa copiatura di quella del Giudice per le Indagini Preliminari, integrando così un vizio di motivazione per mancanza di autonoma valutazione.
2. Omessa indicazione dell’iter logico: Per un altro capo d’imputazione, si lamentava l’assenza di un percorso argomentativo che collegasse l’indagato ai fatti contestati.
3. Confusione probatoria: Infine, si evidenziava come il Tribunale avesse confuso soggetti, orari e mezzi, creando una ricostruzione dei fatti incompatibile con le risultanze investigative.

La Decisione della Cassazione e il vizio di motivazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo principi di diritto fondamentali sul ruolo del giudice di legittimità. In primo luogo, ha affrontato il tema della motivazione “per relationem” (cioè, mediante rinvio ad altro atto). I giudici hanno chiarito che il difetto di originalità linguistica non equivale automaticamente a un’omessa valutazione. Ciò che rileva è che il giudice del riesame abbia effettuato un reale e critico vaglio degli elementi a disposizione, anche se utilizza espressioni simili a quelle del provvedimento precedente. Nel caso di specie, il Tribunale aveva dedicato diverse pagine a un’analisi esauriente degli indizi.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ribadito un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione per vizio di motivazione è consentito solo se la motivazione è mancante, manifestamente illogica o contraddittoria (art. 606, co. 1, lett. e, c.p.p.). Non è compito della Cassazione procedere a una nuova e diversa valutazione delle prove o a una rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione. Tale compito spetta in via esclusiva ai giudici di merito (GIP e Tribunale del Riesame). Nel caso esaminato, il Tribunale aveva fornito una motivazione congrua, basando la sussistenza dei gravi indizi sulla presenza dell’indagato nei luoghi in cui erano state rinvenute le auto oggetto di riciclaggio. Pertanto, le censure della difesa, mirando a una rivalutazione del merito, sono state ritenute inammissibili.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza conferma che l’accesso alla Corte di Cassazione in materia cautelare è estremamente rigoroso. Per ottenere l’annullamento di un’ordinanza non è sufficiente prospettare una diversa interpretazione degli indizi, ma è necessario dimostrare un’evidente e macroscopica falla nel ragionamento del giudice di merito. La decisione sottolinea l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e non generici, che identifichino con precisione il punto in cui la motivazione è palesemente illogica, senza sconfinare in una richiesta di riesame dei fatti. Infine, la condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende serve da monito contro la proposizione di ricorsi palesemente infondati.

Se la motivazione del Tribunale del Riesame riprende quella del primo giudice, il ricorso è automaticamente fondato?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il difetto di originalità espositiva non comporta automaticamente la violazione dell’obbligo di autonoma valutazione. Ciò che conta è che il giudice abbia compiuto un effettivo vaglio critico, anche se utilizza espressioni simili a quelle di un altro provvedimento.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove per decidere sulla colpevolezza di un indagato in fase cautelare?
No, il ruolo della Cassazione non è quello di valutare nel merito la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Il suo compito è limitato a verificare se la motivazione del provvedimento impugnato sia mancante o manifestamente illogica, come previsto dall’art. 606, comma 1, lettera e), c.p.p.

Cosa accade quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende. In questo specifico caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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