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Vizio di motivazione: i limiti nel ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso per vizio di motivazione nei procedimenti di prevenzione. Un ricorso contro una misura di sorveglianza speciale è stato dichiarato inammissibile perché contestava la valutazione dei fatti del giudice di merito, anziché una reale violazione di legge o una motivazione totalmente assente.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vizio di motivazione: quando è ammissibile il ricorso in Cassazione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26913/2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: i limiti alla contestazione del vizio di motivazione nel giudizio di legittimità, specialmente nell’ambito delle misure di prevenzione. Questa pronuncia offre un’importante lezione su cosa significhi realmente contestare la ‘violazione di legge’ e quando, invece, un ricorso rischia di essere dichiarato inammissibile perché tenta di ottenere un riesame del merito dei fatti, non consentito in sede di Cassazione.

I Fatti del Caso: Dalla Sorveglianza Speciale al Ricorso

Il caso ha origine da un decreto della Corte di Appello che confermava l’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno, per tre anni nei confronti di un soggetto. Questa misura era stata giustificata sulla base della sua pericolosità sociale, desunta da precedenti condanne, inclusa una per associazione di tipo mafioso, e dal suo coinvolgimento in attività criminali.

La difesa del soggetto ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione da parte della Corte di Appello. Secondo il ricorrente, i giudici di secondo grado non avrebbero adeguatamente spiegato le ragioni a fondamento dell’attualità della sua pericolosità, limitandosi a richiamare fatti risalenti nel tempo e ignorando il percorso di reinserimento sociale e lavorativo intrapreso. La motivazione, a dire della difesa, era quindi ‘apparente’ se non del tutto inesistente.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: nel procedimento di prevenzione, il ricorso in Cassazione è consentito solo per ‘violazione di legge’. Il vizio di motivazione, tipicamente previsto dall’art. 606, comma 1, lett. e) del codice di procedura penale, non rientra di per sé tra i motivi ammessi. L’unica eccezione si verifica quando la motivazione è talmente carente da tradursi in una violazione dell’obbligo di legge di motivare i provvedimenti. Ciò accade solo in due casi: quando la motivazione è totalmente mancante o quando è ‘meramente apparente’.

Limiti al vizio di motivazione nei procedimenti di prevenzione

La Corte ha precisato cosa si intende per motivazione ‘apparente’: non una motivazione semplicemente non condivisibile o illogica, ma una che è del tutto fittizia. Si tratta di un’argomentazione basata su clausole di stile, affermazioni generiche non pertinenti al caso concreto, o asserzioni apodittiche. In sostanza, è una motivazione che non permette di comprendere il percorso logico seguito dal giudice per arrivare alla sua decisione. Nel caso di specie, la Suprema Corte ha ritenuto che la Corte di Appello avesse, al contrario, fornito una motivazione effettiva. Aveva infatti esaminato gli elementi specifici a carico del soggetto: la condanna definitiva per associazione mafiosa, il suo ruolo attivo nell’organizzazione, la continuità dei legami con l’ambiente criminale e il coinvolgimento in attività delittuose. La Corte di Appello aveva dato conto delle ragioni per cui riteneva ancora attuale la pericolosità sociale, superando le argomentazioni difensive. Di conseguenza, il ricorso non denunciava una reale assenza di motivazione, ma mirava a contestare la valutazione nel merito fatta dal giudice, un’operazione non consentita in sede di legittimità.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella distinzione tra il controllo di legittimità e il giudizio di merito. Il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Il suo scopo è garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. Contestare la valutazione della ‘pericolosità sociale attuale’ significa chiedere alla Cassazione di sostituire il proprio apprezzamento dei fatti a quello dei giudici di merito, cosa che non le compete. La Corte ha stabilito che la motivazione della Corte d’Appello, sebbene sintetica, era ancorata a elementi fattuali concreti (condanne, ruolo nel sodalizio, relazioni con altri pregiudicati), e quindi non poteva essere considerata ‘apparente’. I giudici di merito avevano legittimamente ritenuto che tali elementi fossero sufficienti a dimostrare la persistenza della pericolosità, nonostante il tempo trascorso e l’attività lavorativa intrapresa dal soggetto.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma con forza i confini del sindacato della Corte di Cassazione sul vizio di motivazione nelle misure di prevenzione. Per ottenere l’annullamento di un provvedimento per questo motivo, non è sufficiente sostenere che il giudice abbia valutato male le prove o sia giunto a conclusioni errate. È necessario dimostrare che la motivazione è una mera finzione, un simulacro che nasconde l’assenza di un vero ragionamento giuridico. La decisione costituisce un monito per i difensori: un ricorso per cassazione deve concentrarsi su chiare violazioni di legge, evitando di trasformarsi in un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti del caso. In caso contrario, il rischio è una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare la motivazione di un provvedimento di prevenzione in Cassazione?
Sì, ma solo in casi molto limitati. Il ricorso è ammesso non per un generico vizio di motivazione (illogicità, contraddittorietà), ma solo se la motivazione è totalmente mancante o ‘meramente apparente’, il che equivale a una violazione di legge.

Cosa si intende per motivazione ‘apparente’?
Una motivazione è ‘apparente’ quando è solo formale e non sostanziale. Si basa su frasi generiche, clausole di stile o affermazioni apodittiche, senza analizzare concretamente gli elementi del caso, impedendo così di comprendere il ragionamento logico del giudice.

Perché il ricorso in questo caso specifico è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché, invece di denunciare una reale assenza di motivazione, il ricorrente ha contestato la valutazione di merito fatta dalla Corte di Appello riguardo alla sua attuale pericolosità sociale. Questo tipo di censura, che attiene all’apprezzamento dei fatti, non è consentito nel giudizio di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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