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Vizio di motivazione e spaccio: Cassazione inammissibile

Un soggetto condannato per spaccio di stupefacenti ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un vizio di motivazione nella sentenza della Corte d’Appello. Sosteneva che la droga fosse per uso personale. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, affermando che la motivazione della corte territoriale era logica e coerente. La contestazione dell’imputato è stata considerata un tentativo di rivalutare il merito dei fatti, non consentito in sede di legittimità.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vizio di Motivazione nello Spaccio: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’ordinanza n. 8201/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti del sindacato di legittimità in relazione al cosiddetto vizio di motivazione. Il caso in esame riguarda un ricorso avverso una condanna per spaccio di stupefacenti, dichiarato inammissibile perché basato su una critica alla ricostruzione dei fatti operata dal giudice di merito, ritenuta invece logica e coerente dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Tra Uso Personale e Spaccio

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato previsto dall’art. 73 del DPR 309/90. La Corte di Appello, in parziale riforma della sentenza di primo grado, aveva escluso l’aggravante della recidiva, riducendo la pena. L’imputato, tuttavia, ha proposto ricorso per Cassazione, contestando la valutazione dei giudici di merito.

Secondo la difesa, la sostanza stupefacente rinvenuta era destinata all’uso personale. L’imputato sosteneva di averla acquistata in un’altra città, lontana da quella di residenza. La Corte d’Appello, però, aveva giudicato tale versione “inverosimile”, valorizzando elementi come il comportamento complessivo dell’imputato, incluso il tentativo di disfarsi della droga al momento del controllo. La logica conclusione dei giudici di merito era che un acquisto effettuato così lontano fosse finalizzato non al consumo personale, ma allo spaccio nella propria città.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Vizio di Motivazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il punto centrale della decisione risiede nella natura del controllo che la Suprema Corte può esercitare. La Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Ciò significa che non può riesaminare i fatti e sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti, a meno che la motivazione di questi ultimi non sia manifestamente illogica, contraddittoria o carente.

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che la motivazione della sentenza d’appello era “coerente”. I giudici di merito avevano fornito una spiegazione logica del perché ritenessero la tesi difensiva non credibile e quella accusatoria fondata. Il ricorso dell’imputato, secondo la Cassazione, non evidenziava un vero vizio di motivazione, ma si riduceva a una “non consentita, in questa sede, rivalutazione del merito”.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni dell’ordinanza si concentrano sulla coerenza del ragionamento seguito dalla Corte di Appello. La sentenza impugnata ha correttamente valorizzato la “condotta complessiva del rinvenimento e tentativo di disfarsi” della droga. Ha inoltre contrapposto l'”inverosimiglianza della tesi difensiva” alla “ben logica ricostruzione di un acquisto fuori Viterbo come tale finalizzato allo spaccio in quest’ultima città”.
La Cassazione sottolinea che la diversa ricostruzione proposta dal ricorrente non è sufficiente a far emergere un vizio che “deve essere manifesto”. Poiché la motivazione della Corte d’Appello appare lineare e priva di palesi errori logici, il ricorso non può essere accolto. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni: Limiti al Sindacato della Cassazione

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove ridiscutere le prove. Per contestare con successo una sentenza per vizio di motivazione, non basta proporre una lettura alternativa dei fatti, anche se plausibile. È necessario dimostrare che la motivazione del giudice è viziata da un errore logico evidente e insanabile, tale da renderla incomprensibile o palesemente contraddittoria. In assenza di un simile difetto, la valutazione operata dai giudici di merito rimane insindacabile in sede di legittimità.

Quando un ricorso per vizio di motivazione è considerato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Un ricorso è considerato inammissibile quando non denuncia un vizio manifesto della motivazione (cioè un errore logico palese, una contraddizione o una carenza argomentativa), ma si limita a proporre una diversa interpretazione dei fatti, cercando una rivalutazione del merito non consentita in sede di legittimità.

Quali elementi ha considerato la Corte d’Appello per escludere l’uso personale della sostanza?
La Corte d’Appello ha ritenuto inverosimile la tesi dell’uso personale basandosi su una valutazione complessiva: il tentativo dell’imputato di disfarsi della droga e la circostanza illogica di averla acquistata in una città lontana, interpretata come finalizzata allo spaccio nel proprio luogo di residenza.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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