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Vizio di motivazione: Cassazione annulla custodia cautelare

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di spaccio. Il motivo della decisione risiede in un vizio di motivazione: il Tribunale del riesame non aveva risposto a una specifica richiesta della difesa di qualificare il fatto come reato di lieve entità. La Corte ha stabilito che l’omessa valutazione di una censura difensiva pertinente invalida il provvedimento, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vizio di Motivazione e Custodia Cautelare: L’Importanza della Risposta del Giudice

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43435 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: il giudice ha l’obbligo di rispondere a tutte le specifiche censure sollevate dalla difesa. In questo caso, l’omessa valutazione di un’istanza di riqualificazione del reato ha portato all’annullamento di un’ordinanza di custodia in carcere, evidenziando come un vizio di motivazione possa compromettere la validità di un provvedimento restrittivo della libertà personale.

I Fatti del Caso: L’Ordinanza Impugnata

Un individuo veniva sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere dal Giudice per le Indagini Preliminari per una serie di reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti, previsti dall’art. 73, comma 1, del d.P.R. 309/90. Il Tribunale del riesame, chiamato a valutare la legittimità della misura, confermava integralmente il provvedimento restrittivo.

Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per cassazione, articolando tre distinti motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e il Vizio di Motivazione

La difesa lamentava in primo luogo una violazione di legge e un difetto di motivazione riguardo alla sussistenza della gravità indiziaria, sostenendo che gli elementi a carico dell’indagato fossero deboli e frammentari.

Il secondo motivo, rivelatosi decisivo, riguardava la mancata qualificazione dei fatti nell’ipotesi di reato lieve, prevista dal comma 5 dell’art. 73. La difesa aveva presentato una memoria specifica in cui argomentava che la quantità imprecisata di sostanza e l’irrisorio vantaggio economico avrebbero dovuto condurre a una valutazione di minore gravità del fatto. A questa precisa argomentazione, il Tribunale del riesame non aveva fornito alcuna risposta.

Infine, il terzo motivo contestava la sussistenza delle esigenze cautelari e l’adeguatezza della misura carceraria, basandosi su una presunta errata ricostruzione dei fatti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il primo motivo, ritenendo che il Tribunale avesse fornito una motivazione adeguata e logica sulla gravità degli indizi a carico del ricorrente.

Il cuore della decisione, però, risiede nell’accoglimento del secondo motivo. La Corte ha riscontrato un palese vizio di motivazione nel provvedimento impugnato. Il Tribunale, infatti, aveva completamente ignorato la censura difensiva relativa alla qualificazione del reato come lieve. Secondo la Cassazione, la condivisione generica delle valutazioni del primo giudice non è sufficiente a soddisfare l’obbligo di motivazione quando la difesa solleva argomenti specifici e pertinenti.

L’accoglimento di questo motivo ha reso assorbito il terzo, poiché la valutazione sulle esigenze cautelari e sulla misura da applicare dipende strettamente dalla corretta qualificazione giuridica della condotta.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito che il giudice del riesame ha il dovere di esaminare e rispondere a ogni specifica doglianza mossa dalla parte. Omettere di considerare una censura così rilevante, come quella sulla qualificazione del fatto in un’ipotesi meno grave, costituisce una violazione dell’obbligo di motivazione. La qualificazione giuridica del reato non è un dettaglio formale, ma un elemento centrale che influenza l’intero quadro cautelare, dalla valutazione della gravità del fatto alla scelta della misura più appropriata. Non basta un’adesione acritica al provvedimento del GIP; è necessaria un’autonoma e completa valutazione che tenga conto di tutte le argomentazioni difensive.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso al Tribunale di Catanzaro per un nuovo giudizio. Il giudice del rinvio dovrà ora riesaminare la questione e fornire una risposta puntuale e motivata sulla possibilità di qualificare le condotte contestate come reato di lieve entità. Questa sentenza ribadisce che il diritto alla difesa si sostanzia anche nel diritto a ricevere una risposta motivata su ogni punto sollevato, specialmente quando sono in gioco beni primari come la libertà personale.

Che cos’è un vizio di motivazione in un provvedimento giudiziario?
È un difetto nella spiegazione logico-giuridica della decisione. Secondo la sentenza, si verifica quando il giudice omette di rispondere a una specifica e pertinente censura sollevata dalla difesa, rendendo il provvedimento invalido.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in questo caso?
La Corte ha annullato l’ordinanza perché il Tribunale del riesame non ha fornito alcuna motivazione in risposta alla richiesta della difesa di qualificare i reati come ‘fatto di lieve entità’ (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90), integrando così un vizio di motivazione.

Cosa succede dopo un annullamento con rinvio da parte della Cassazione?
Il procedimento torna al giudice che ha emesso il provvedimento annullato (in questo caso, il Tribunale di Catanzaro), il quale deve riesaminare la questione e decidere nuovamente, attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Corte di Cassazione. Nello specifico, dovrà valutare e motivare la qualificazione giuridica del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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